PAOLO VI
ANGELUS DOMINI
Domenica, 28 gennaio 1973
É finita la guerra? una almeno delle lotte a sangue, ancora in atto nel mondo? quella del Vietnam, che ha straziato per lunghi anni quel caro Paese e che ha fatto vibrare e soffrire, si può dire, il mondo intero? finita davvero? Vogliamo crederlo e sperarlo con tutto il cuore.
Abbiamo ora dunque un dopo-guerra, del quale pure non possiamo disinteressarci, come cittadini del mondo e specialmente come cristiani. Si prospetta in tutta la sua orrida ampiezza la necessità dei soccorsi per riparare le rovine, sopperire ai bisogni, testimoniare la solidarietà nella sofferenza. La triste eredità della guerra riguarda anche tutti noi. Non più armi, non più polemiche, ma soccorsi. Noi siamo ammirati e commossi vedendo che dappertutto si moltiplicano spontaneamente iniziative benefiche, rivolte a recare rimedi e conforti allo squallore dei luoghi e alle piaghe delle popolazioni. Non possiamo tacere il nostro plauso e il nostro incoraggiamento alla iniziativa della Conferenza Episcopale Italiana, la quale ha indetto, per domenica prossima, 4 febbraio, una giornata di preghiere e di aiuti per il Vietnam.
Ma abbiamo anche un altro dovere da compiere, quello della riflessione. Un avvenimento come questo del Vietnam può essere una grande e severa lezione per l’umanità, chiamata dai nuovi tempi ad una profonda revisione dei principii e dei metodi, che devono presiedere alla convivenza degli uomini. Dobbiamo, ad esempio, fortificare in noi la convinzione della irrazionalità disastrosa della guerra. Dobbiamo approfondire il senso di giustizia, di ordine, di libertà, al quale deve ispirarsi la rete dei rapporti internazionali e sociali, se vogliamo un mondo più stabile e più umano. Dobbiamo fondare la giustizia sulla verità, cioè sulla lealtà della parola e sulla realtà obbiettiva delle situazioni.
Questo pensiero circa la verità, come fondamento d’un ordine autentico e d’una giustizia sorella della pace, ci è tanto saggiamente ricordato e inculcato da Papa Giovanni, nella sua Enciclica «Pacem in terris», che faremmo bene a rileggere, perché è tuttora di grande attualità.
Questa, ad esempio, sarà «vera» pace? Tutti ne attendiamo conferma nei fatti. Preghiamo ora la Regina della Pace, Maria, affinché davvero sia così.
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Vogliamo rivolgere un saluto speciale al gruppo, presente nella Piazza San Pietro, dei Bellunesi. Appartengono all’Associazione degli Emigrati, intitolata «Bellunesi nel mondo». E sono circa mezzo milione i Bellunesi nel mondo, qui bene rappresentato da questo migliaio, che noi accogliamo con cordiale e spirituale piacere, anche perché li sappiamo guidati dal loro venerato Vescovo Monsignor Gioacchino Muccin.
A Lui, vostro degno Pastore, a voi tutti Bellunesi qui presenti, e ai vostri conterranei lontani, alle vostre famiglie, ed anche a tutti gli Emigrati d’ogni Paese, la nostra larga e affettuosa Benedizione Apostolica.
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