PAOLO VI
ANGELUS DOMINI
Domenica, 20 gennaio 1974
Questo colloquio festivo mette in evidenza, accanto a quello liturgico, il calendario dei bisogni della Chiesa. Sono gli interessi del Popolo di Dio che si intrecciano con le celebrazioni dei misteri della fede.
Oggi, ad esempio, due grandi cause ci obbligano a ricorrere alla vostra comprensione.
La prima causa è quella della ricomposizione dell’unità della Chiesa. Voi sapete: è questa la settimana, ormai da anni, dedicata alla grande questione dell’ecumenismo, non come statico e irriducibile pluralismo, ma visto nella sua soluzione positiva, quella del risveglio della vera ecclesiologia, voluta da Cristo: «siano tutti uno» (Io. 17, 21-23); predicata dall’Apostolo Paolo: «uno è il Signore, una sia la fede, uno il battesimo» (Eph. 4, 5), cioè unica la vita religiosa (1 Cor. 12, 12; Eph. 4, 13; ecc.); e riaffermata dal Concilio (Cfr. Unitatis Redintegratio). L’ecclesiologia autentica assume oggi una importanza preponderante, non solo nello studio storico, biblico, teologico, ma anche nella spiritualità del singolo fedele, e nella concezione problematica d’ogni singola comunità, che voglia chiamarsi cristiana. L’unica fede e l’universale carità ci conducono all’autentico ovile di Cristo, alla sua Chiesa, fondata su Pietro, con le chiavi che il Signore gli ha messo in mano, per essere non dominatore, ma pastore, testimonio qualificato del Vangelo, servitore dei servi di Dio, visibile principio e fondamento dell’unità.
Questa visione della Chiesa esige da noi cattolici fermezza nella dottrina, ma insieme più grande umiltà, e più grande bontà verso i Fratelli ancora da noi separati; e insieme una più lineare nostra coerenza morale e sociale.
Ecco allora emergere dall’ecumenismo, ora fortunatamente di moda, molti ed urgenti doveri, primo fra i quali la preghiera per l’unione della Chiesa e nella Chiesa (Cfr. Moehler). Ed è questo il bisogno che noi oggi segnaliamo alla vostra carità, figli e fratelli carissimi, quasi piangendo in noi stessi di dolore e di speranza!
E l’altra causa? È quella dell’Università Cattolica in Italia. La giornata, che da anni celebriamo per questa altissima causa, è stata trasferita, nella Diocesi di Roma, all’odierna domenica. Capire, capire dobbiamo quale missione abbia questa libera e incomparabile istituzione, quale importanza nella vita cattolica del Popolo e nella cultura moderna della nostra generazione, quale merito e stima abbia già guadagnato e quali divoranti bisogni ne mettano sempre in pericolo la sua esistenza: capire, diciamo, e pregare e poi dare sono i doveri, che tutti ci astringono solidarmente verso l’Università Cattolica: chi ne conosce un po’ la storia e ne prevede l’avvenire sarà di ciò facilmente convinto.
La «Sede della Sapienza» ci sia ispiratrice.
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