PAOLO VI
ANGELUS DOMINI
Domenica, 10 febbraio 1974
Noi non possiamo dimenticare l’anniversario oggi ricorrente della morte del nostro grande e buono Predecessore, il Papa Pio XI, di venerata e immortale memoria. Fu così, 35 anni fa: Egli aveva quasi 82 anni, era Papa da diciassette, cioè dal 6 febbraio 1922. Ai primi di febbraio del 1939 la debolezza senile impose all’infaticabile Pontefice l’obbligo di rallentare il consueto lavoro : ma fedele e intrepido fino alla fine, egli fece convocare a Roma, per la prima volta nella storia, tutti i Vescovi italiani, per celebrare, il giorno 11 febbraio, il decennio della Conciliazione, con un preannunciato discorso dedicato ai gravi pensieri, e rimasto in parte inedito. Allora noi prestavamo servizio come Sostituto della Segreteria di Stato; l’udienza settimanale del giovedì 9 febbraio ci era stata sospesa e non sapevamo come sarebbero stati accolti all’indomani i Vescovi in arrivo. Alle ore 4 del mattino del 10 febbraio una telefonata di Mons. Confalonieri (ora Cardinale, allora con Mons. Venini, fedelissimo Cameriere Segreto Partecipante) ci svegliò e ci chiamò. Era la fine; ed avemmo noi il filiale privilegio d’essere primi ad accorrere. Poi giunsero altri maggiori. Alle ore 5,31 il Papa spirava. Toccò a noi, al mattino, in Cappella Sistina, dare ai Vescovi ivi raccolti, l’annuncio della morte del Papa. Il resto è noto, ma solleva sempre la questione circa l’immensa eredità spirituale lasciata da questo esimio Successore di San Pietro.
È tuttora difficile fare l’inventario del patrimonio religioso, morale, ecclesiale lasciato dal Papa Pio XI; la Chiesa, come già prima, anche dopo il Concilio potrà ampiamente giovarsene.
Ma qui per noi, il ricordo ha un punto di riferimento storico obbligato, la Conciliazione tra l’Italia e la Santa Sede, e con essa, la Chiesa. Lungi da noi il pensiero d’entrare qui in questo tema, fonte allora e tuttora d’interminabili commenti. A noi oggi, nell’umile e pio ricordo del venerato e magnanimo Pontefice, basta portare a voi una consolante testimonianza del cuore di Lui, la quale noi raccogliemmo in tante sue spontanee e, come sempre, profonde conversazioni, la testimonianza dell’amore, della stima, della fiducia (e non fa torto a nessuno aggiungere: della predilezione) che il Papa, Achille Ratti, Pio XI, ebbe per il popolo italiano, sempre magnificando, da erudito e studioso e pensoso qual era, le sue tradizioni, la sua virtù civile e cristiana, i suoi spirituali destini.
Questo ricordo, noi pensiamo, può essere utile conforto nel succedersi del tempo e delle sue sempre varie e nuove vicissitudini, per rinfrancare la pace religiosa allora celebrata, per approfondire la coscienza della libertà, della autonomia, della responsabilità, sia ecclesiale che nazionale, allora sancita, e per rinnovare il proposito della concordia spirituale, feconda sempre di collaborazione e di progresso, fra le due distinte e tanto differenti sovranità, quella dello Stato e quella della Santa Sede.
E così ricordando ora preghiamo.
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