PAOLO VI
ANGELUS DOMINI
Domenica, 1° giugno 1975
Dopo la Messa risuonano nel nostro animo le parole del Vangelo, che abbiamo ascoltate, e le mettiamo a confronto con la realtà della vita. Quest'oggi il Vangelo del Signore - vi ricordate? - ci avverte con parole molto gravi che perfino la pratica della religione, se puramente verbale e formale, non basta, quando non è effettivamente accompagnata dalle opere buone. «Non chi dirà ..., ma chi farà» la volontà di Dio meriterà il suo premio. Il Vangelo è realista, è pratico, è esigente di applicazioni concrete. Ed ecco allora che la nostra fede diventa operativa, e dopo di avere pregato e reso omaggio al Dio del cielo riflette sopra i nostri doveri verso la terra. Sì, noi, se siamo cristiani fedeli e coerenti, dobbiamo guardare ai bisogni del nostro mondo, ai bisogni dei nostri fratelli, che sono gli uomini del nostro tempo, e dobbiamo misurare i nostri cuori con la realtà della società e della storia. E allora, le prime grandi necessità che ci devono interessare sono la giustizia e la pace. L'Anno Santo ci parla appunto di riconciliazione.
Bisogna che gli uomini diventino fratelli; bisogna che sappiano perdonarsi e volersi bene, bisogna sempre più invitarli a collaborare e a costruire una società buona e solidale. Siamo noi su questa strada? Apriamo i giornali, che sono come lo specchio del mondo; e che cosa vediamo? Oh! molte tristi cose, e alcune molto tristi. I conflitti fra i Popoli, le sopraffazioni della forza, le rivalità tribali, le esasperazioni politiche, le audacie della delinquenza, eccetera, risospingono il nostro tempo verso ore paurose. Ma questo non è tutto; guardiamo meglio; e confortiamoci. Altri fatti ci dicono che la pace, nei propositi almeno, nei convegni dei responsabili, negli sforzi dei buoni, non è morta anche se oggi sanguina per non poche ferite. Gli organi per la concordia e per l'equilibrio internazionale sono più che mai all'opera, nuove liberazioni si affermano, il canale di Suez, ad esempio, in questi giorni, si riapre a nuovi e pacifici rapporti fra tante Nazioni. Speriamo dunque e operiamo, come meglio ci è dato, per la riconciliazione e per la pace. E ancora, a tal fine, preghiamo.
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