PAOLO VI
ANGELUS DOMINI
Domenica, 22 febbraio 1976
Oggi la liturgia domenicale prevale su quella della festa odierna della Cattedra di San Pietro, alla cui memoria è dedicato il famoso altare monumentale del Bernini, nell’abside della Basilica eretta sulla tomba (detta «confessione») dello stesso Apostolo Pietro. Salva sempre la norma liturgica, noi non possiamo dimenticare ciò che il culto alla cattedra apostolica richiama alle anime dei cattolici fedeli.
A parte gli studi interessantissimi storico-archeologici circa il seggio custodito nel celebre altare (Cfr. M. GUARDUCCI, Atti Accademia Nazionale dei Lincei, 1972), e considerato il significato simbolico della Cattedra stessa, cioè l’autorità del magistero pontificio, che essa rappresenta, tutti ci dobbiamo sentire obbligati a confrontare i nostri spiriti con la dottrina religiosa, spirituale e morale, che a noi viene da tale sorgente, per avvertirne due punti importanti e determinanti.
Punto primo: la derivazione della dottrina stessa. Essa proviene da Cristo e dalla tradizione apostolica: la Chiesa non ha altra origine del suo insegnamento, se non l’espressione razionale e l’esperienza mistica (Cfr. Act. 15, 29), con cui essa lo custodisce, lo interpreta, lo difende e lo dispensa.
Punto secondo: l’autorità di un tale insegnamento, ch’è quella divina, a cui la retta ragione e l’umile sapienza della fede devono, per la verità ch’esso comporta e per la salute ch’esso produce, filiale fiducia.
Noi vogliamo confortarvi, figli carissimi, a tali pensieri e all’adesione cattolica dei nostri animi ch’essi sostengono ad una scuola, in cui chi parla, prima d’essere maestro, è discepolo, più d’ogni altro alunno, della trascendente e benedetta Parola del Signore. Cerchiamo tutti, nel frastuono delle mille voci, che si ripercuotono nel nostro pensiero, di attenerci fermamente a quella che ha in sé il carisma dell’accento divino (Cfr. Luc. 10, 16), e che, non meno delle altre più qualificate, ascolta, prima di pronunciarsi, ogni eco di Verità. E ricordiamo l’importanza decisiva, che per le nostre sorti personali e sociali, questa retta e docile ascoltazione può comportare (Cfr. Io. 5, 24). Maria, ricordiamola, fu la benedetta, perché ascoltò (Luc. 1, 40 11, et 28).
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