PAOLO VI
ANGELUS DOMINI
Domenica, 28 marzo 1976
Viene la Pasqua, Fratelli, viene la Pasqua; e lasciamo che questa Domenica ce ne porti l’annuncio con una nota di gioia, insolita durante l’austerità quaresimale, ma logica e confortata dalla realtà. Avrete ascoltato nella liturgia di questa mattina la parola caratteristica di questa oasi nell’aridità penitenziale del presente periodo: «Rallegrati!», Laetare; augurio rivolto alla città di Dio, al Popolo fedele, a noi stessi, se abbiamo l’intelligenza amorosa del mistero pasquale di prossima celebrazione. Ci avviciniamo alla celebrazione del tragico dramma della Croce: come potremmo incontrarlo con un’invincibile esultanza nel cuore? non è forse il dramma del dolore, del sacrificio, della morte di Cristo? perché e come potremmo goderne?
Oh! lo sappiamo perché! perché è il dramma della nostra salvezza. Perché è l’espressione estrema dell’amore eroico di Cristo, l’espressione suprema dell’amore infinito di Dio per noi.
Noi siamo tutti distratti da un pensiero fallace: che l’avvenimento del Calvario appartenga ad una storia passata ed a noi estranea, come se fosse anacronistico il suo ricordo, impossibile il suo operante rapporto con la nostra esperienza, e superato il problema religioso e vitale del suo riflesso nella nostra personale esistenza.
Non è così. La Passione di Cristo, nel suo rapporto con la storia, con tutta l’umanità, con ciascuno di noi, è permanente. Ricordate Pascal? «Gesù sarà in agonia fino alla fine del mondo; non si può dormire durante questo tempo» (B. PASCAL, Le Mystère de Jésus)
Mistero, sì. Prima di tutto perché riguarda il vero, ma non più segreto atteggiamento di Dio per noi, un atteggiamento di sconfinata, di obbligante bontà (Cfr. Io. 3 , 16). Poi perché è mistero penetrante nelle ragioni profonde della storia umana, che ha bisogno d’essere attratta a Cristo crocifisso per diventare veramente umana, nella sapienza, nella giustizia, nella bontà (Cfr. 1 Cor. 1, 30). Ed ancora perché il senso e il valore del nostro personale dolore lo possiamo trovare nella comunione del dolore e del sacrificio di Cristo.
E tutto questo, alla fine, è bello, è gaudioso! è felice!
Uno sforzo di coscienza, Fratelli, davanti al lugubre e trionfante trofeo della Croce. Maria è là, che ci attende.
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