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PAOLO VI

REGINA COELI

Solennità di Pentecoste
Domenica, 6 giugno 1976

 

Figli e Fratelli! non ci sfugga la bellezza, la potenza, il gaudio di questa festività.

Sì, essa è mistero, e quale mistero, se introduce il timido pensiero dell’uomo nella scoperta, per quanto a noi accessibile, dell’oceano della Vita divina, uni-trinitaria; e insieme della sua effusione storica e, in certa misura, sperimentale, ma sempre soprannaturale, nella vita umana. Dio è dappertutto, ma non nello stesso modo, nella stessa misura della sua presenza e della sua bontà. La festa di oggi è più che mai quella del Dio-Amore che a noi si comunica.

In due direzioni, possiamo dire semplificando. Una direzione personale, interiore, in ogni singola anima, che accolga questo privilegio d’una dimora dentro di noi, che ci fa figli adottivi di Dio e fratelli di Cristo, ci fa santuari di una presenza divina, ci fa partecipi della natura stessa della divinità, ci fa santi. Oggi è la festa della santità offerta ad ogni vivente. È una festa in cui ciascuno deve sentirsi chiamato ad un intimo e ineffabile colloquio ispiratore.

Ed ecco la seconda direzione: infatti avviene così che la Pentecoste, la festa delle anime invitate alla consolazione dello Spirito, diventa la festa del Popolo di Dio, la festa della Chiesa, dell’umanità cioè affratellata nell’unica fede, animata dall’unico amore.

Non è un sogno ideologico, e neppure una semplice questione teologica. Non è soltanto una memoria della prima Pentecoste apostolica. Non è poi una pura nostalgia carismatica. È un fatto perenne e presente; è il piano della Redenzione, che per virtù dello Spirito Santo si distende nei Popoli, e nel tempo, e arriva fino a noi; e ci esalta nella visione nuova e vera del mondo e della sua storia. Ci dà ampiezza d’animo a tutto conoscere e a tutto sperare. Ci dà nuova forza per operare, soffrire ed amare. Ci apre il cuore e le labbra alla preghiera umile e semplice di cui ognuno è capace, e ci associa al canto corale della Chiesa pellegrina e già madre dei Santi.

Coraggio, Figli e fratelli! risentite per voi pronunciate le parole della profezia di Gioèle, rievocata a Pentecoste dall’apostolo Pietro: «Io, dice il Signore, effonderò il mio Spirito sopra ogni persona; i vostri figli e le vostre figlie profeteranno» (Act. 2, 17). Maria era là: invochiamola!

 



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