PAOLO VI
UDIENZA GENERALE
Mercoledì, 27 aprile 1966
Amare la Chiesa per giungere a Cristo e salire a Dio
Diletti Figli e Figlie!
Se voi, facendo a Noi questa visita, venite con l’animo del pellegrino, che non si contenta di guardare, come un estraneo, la scena esteriore di questa udienza, ma che vuole vedere dentro, qualche cosa della realtà spirituale presente, vuole capire, vuole scoprire il senso di ciò che avvicina ed osserva, sentirete nascere dentro di voi una parola chiara e una domanda oscura; la parola chiara: ecco la Chiesa, la Chiesa cattolica; non tutta la Chiesa cattolica e non la sola Chiesa, si capisce; ma la Chiesa cattolica nella sua espressione più caratteristica e autorevole, la Chiesa cattolica rappresentata dal suo Capo visibile, la Chiesa cattolica nella sua sede centrale, nel cardine della sua fede e della sua storia: qui è la tomba del primo Apostolo, San Pietro, qui è il suo successore, il Papa, qui sono evidenti l’apostolicità, l’unità, la cattolicità, la santità costituzionale della Chiesa, le famose «note», che la distinguono e la certificano; qui è il punto d’incontro con tutti i cattolici del mondo, anzi il punto d’attrazione ecumenica di tutti i cristiani, credenti nel Signore Gesù; e così via: qui, voi dite giustamente, è la Chiesa, a cui voi appartenete, nel suo centro, nel suo segno più denso di significato, nel suo fondamento più sicuro. Questo è chiaro.
Ma poi sorge nell’animo del pellegrino una domanda, che sembra facile, ma non è. La domanda è questa, semplicissima: che cosa è la Chiesa? Voi tutti ricordate certamente la risposta del catechismo, detto di Pio X: «La Chiesa è la società dei veri cristiani, cioè dei battezzati, che professano la fede e la dottrina di Gesù Cristo, partecipano ai suoi sacramenti e obbediscono ai Pastori da Lui stabiliti». Va bene: ma ci dice tutto su la Chiesa questa definizione? Questa è piuttosto una descrizione, esatta e sufficiente per avere una nozione distintiva della Chiesa dalle altre società; ma essa sveglia, piuttosto che soddisfare, il bisogno di capire «per causas», cioè nei suoi principi costitutivi le ragioni intrinseche di questo fatto associativo, tanto diverso da ogni altro, che si chiama la Chiesa. Tutti vorremmo sapere qualche cosa di più su di essa.
Tanto è vero che tutti coloro che hanno qualche conoscenza delle questioni spirituali del nostro tempo avvertono che la scienza sulla Chiesa, la «ecclesiologia», è un bisogno molto vivo nel nostro tempo. Sapere che cosa è la Chiesa diventa decisivo in ordine a tante altre questioni vitali, quella religiosa per prima, quella ecumenica, quella umanistica, eccetera. E tanto più questa conoscenza, specialmente per noi cattolici, è importante, perché tanti errori, tante idee inesatte, tante opinioni particolari circolano nelle discussioni del nostro tempo; l’interesse, che ora attrae l’attenzione della gente che pensa e che aspira alla ricomposizione dell’unità fra i cristiani separati, verso il vero concetto di Chiesa, mette questo tema davanti allo studio e alla coscienza del mondo contemporaneo: bisogna ben sapere che cosa sia la Chiesa, la vera Chiesa, quella verso cui abbiamo doveri inderogabili, quella in cui vogliamo trovare la verità e la salvezza, senza pluralismi contrari al principio unitario e costitutivo della Chiesa, e senza incertezze elastiche ed equivoche, che ci tolgano la fortuna dell’univoca soluzione (anche se varia nelle forme contingenti ed esteriori) della grande questione.
E l’importanza della questione cresce per due motivi: primo, perché tale questione è stata al centro del Concilio Ecumenico Vaticano Secondo, la principale, la più studiata e la più illustrata da affermazioni dottrinali di profondo contenuto e di altissimo valore. Secondo: perché si può dire che il Concilio stesso ha durato fatica a dare della Chiesa un’idea semplice, lineare, e facile; cioè si è trovato dinanzi ad una realtà talmente ricca di significato, talmente grande e complessa, da doverla chiamare un mistero. La Chiesa è un mistero, non solo nel senso della profondità nascosta della sua vita, ma nel senso altresì ch’essa è una realtà non tanto umana e storica e visibile, ma altresì divina e superiore alla nostra normale capacità conoscitiva; come noi oggi la vediamo, la Chiesa è essa stessa un segno, un segno sacro, un sacramento, che ora non possiamo adeguatamente conoscere nella sua vera e interiore pienezza, ma che proprio ora ci attrae ad uno studio nuovo e stupendo.
Come faremo dunque per capire qualche cosa? Ecco: se vi è studio, in cui anche l’amore contribuisce alla conquista della verità, noi crediamo che questo è lo studio della Chiesa: per ben conoscere la Chiesa bisogna amarla. Poi studiarla. Uno degli studi più interessanti, a questo riguardo, è la grande Costituzione dogmatica intitolata «Lumen Gentium»; dove, fra le altre cose degne di nota, è la molteplicità dei nomi dati alla Chiesa; essa è designata con figure e con simboli, com’era costume agli autori dei Libri sacri, alieni dall’uso di termini astratti e di definizioni speculative, come facciamo noi moderni; e basterà fare l’elenco di questi nomi per capire come la realtà della Chiesa sia vasta e complessa: essa è chiamata: l’Israele di Dio, il regno dei cieli, la città di Dio, la Gerusalemme celeste, la Spose di Cristo, la madre dei fedeli, il campo di Dio, la vigna del Signore, l’ovile di Cristo, la casa di Dio, il Popolo di Dio, e finalmente il Corpo mistico di Cristo. Questa molteplicità di appellativi ci indica come la Chiesa possa essere considerata sotto differenti aspetti, ciascuno dei quali è come la luce d’un diamante dalle molte facce.
Figliuoli carissimi, lasciatevi attrarre da queste luci. La Chiesa non è uno schermo che ci impedisca di arrivare a Cristo e di salire a Dio, com’è stato detto da molti estranei alla nostra ineffabile comunione, ma è lo specchio - il segno sacro - in cui dobbiamo vedere Cristo e in Lui Iddio.
La Nostra Benedizione vi ottenga d’essere tutti discepoli di questa meravigliosa scuola, ch’è lo studio della Santa Chiesa.
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