PAOLO VI
UDIENZA GENERALE
Mercoledì, 13 luglio 1966
Ai pellegrini giunti a Roma per «videre Petrum»
Diletti Figli e Figlie!
Un minuto di riflessione. Perché siete venuti? Lo sappiamo: per vedere il Papa. Ma perché volete vedere il Papa? Perché è il Vicario di Cristo ed è il Capo della Chiesa. Dunque voi volete avere qualche visione riflessa di Cristo e qualche visione diretta della Chiesa. È una grande aspirazione la vostra; e spiega un po’ l’affluenza a queste Udienze generali. Voi volete vedere. La visita è un’esplorazione, una ricerca. È uno sguardo, che non si ferma alla scena sensibile, che qui si presenta ai vostri occhi; ma che vuole penetrare, se possibile, verso le realtà religiose, che qui si presentano al vostro spirito: Possiamo ora indirizzare la vostra legittima curiosità verso il grande tema, verso il mistero della Chiesa, che qui dà maggiore segno di sé. Ecco: se voi, con la semplicità del fedele, volete qui avere qualche notizia essenziale sulla Chiesa, sorgono nei vostri spiriti due domande: che cosa è, finalmente, la Chiesa? E se credete d’aver già qualche cognizione sulla natura della Chiesa, subentra la seconda domanda: che cosa fa in sostanza, la Chiesa? Natura e missione della Chiesa sono le due grandi domande che ogni fedele si pone, e che qui, nel momento dell’udienza del Papa, si affacciano alla sua avidità di vedere e capire.
Prendiamo ora la seconda domanda (alla prima abbiamo dato altre volte qualche cenno di risposta). Che cosa fa la Chiesa? Questa domanda nella coscienza di molti uomini del nostro tempo si risolve in quest’altra: a che cosa serve la Chiesa? E l’abitudine moderna di valutare ogni cosa in funzione dell’utilità pratica, economica, fa sorgere la tentazione di rispondere: non serve a nulla; la Chiesa non fa nulla di ciò che serve alla vita reale. Non è forse vero, purtroppo, che molti pensano a questo modo?
Ebbene, per afferrare il senso della missione della Chiesa, cioè della sua efficienza, del suo inserimento nel giro vorticoso dell’attività umana, basterà ricordare una semplice, ma sublime parola di Gesù agli Apostoli, cioé del Fondatore della Chiesa a quelli che l’avrebbero diretta dopo di Lui. La parola è questa: «Voi siete la luce del mondo» (Matth. 5, 14). Facciamo l’ipotesi di trovarci in una stanza oscura, nella quale improvvisamente è acceso un lume: forse che le cose e le persone, che sono in quella stanza, sono cambiate? Sono quelle di prima. Ma che cosa è avvenuto? Con la luce accesa è avvenuto che tutto l’ambiente ha preso forma e misura; ogni cosa ha acquistato linea e colore. Ricordate la poesia del Manzoni sulla Pentecoste? «Come la luce rapida - piove di cosa in cosa, - e i color vari suscita -. ovunque si riposa . . .». Così, Figli carissimi, avviene là dove la Chiesa arriva.
La Chiesa non serve a nulla, in senso assoluto, nell’ordine temporale, perché appunto «il. suo regno non è di questo mondo» (cfr. Io. 18, 36); ma è la luce del mondo. Cioè ella ha con sé un messaggio di verità e di sapienza che dà senso a questa scena della nostra vita terrena; ella accende la coscienza dell’uomo; ella gli svela chi è lui (perché rimane sempre l’antico enigma dell’uomo su se stesso; al grande precetto della filosofia: conosci te stesso, la risposta è sempre ambigua, parziale, mutevole, dolorosamente incerta). La Chiesa dà all’uomo vera coscienza di sé.
Anzi, a bene osservare, la coscienza che la Chiesa fa sorgere nell’umanità non è semplicemente una sapienza speculativa; è una coscienza operante; è un’inquietudine, se volete; un fermento, una vocazione, una responsabilità, un fine da raggiungere; un uomo nuovo da ricavare dal vecchio, un regno da conquistare, una nuova vita da iniziare qui per goderne oltre il tempo la pienezza. Nessun umanesimo, come quello che la Chiesa annuncia ed instaura, immette tante idee, tante energie, tante speranze nel cuore dell’uomo, quanto la Chiesa. Sua missione è di educare l’uomo; educare, nel senso etimologico e socratico della parola, di estrarre, di mettere in efficienza, di portare a perfezione. Ella sa, sì, che l’uomo è un essere implicito e per giunta radicalmente ferito dal peccato originale; ma la Chiesa ha un’immensa stima, un’immensa fiducia, un immenso amore per l’uomo; e perciò, come dice il Concilio, «essa si sente realmente e intimamente solidale col genere umano e con la sua storia» (Gaudium et spes, 1).
E questo ora basti per introdurvi, diletti Figli, nella considerazione della missione della Chiesa. No, ella non è inutile alla vita e alla storia umana. È salutare, è provvidenziale, è necessaria. Vorremmo che tutti voi riportaste da questa Udienza una accresciuta riconoscenza a Cristo nostro Signore per aver istituito la Chiesa e per averle dato la missione di illuminare e educare l’umanità; e in pari tempo vorremmo che crescesse in voi la venerazione e la fiducia per la santa Chiesa. Con la Nostra Apostolica Benedizione.
Lo stesso Sommo Pontefice riassume, quindi, il suo Discorso nelle principali lingue. Rivolgendosi ai fedeli di lingua francese, dopo gli accenni al tema generale della Esortazione, il Santo Padre ha questo saluto per i pellegrini della Pax Christi di Strasburgo:
Et maintenant, Nous voulons adresser un souhait de bienvenue particulier au groupe important de pèlerins «Pax Christi» du diocèse de Strasbourg. Chers Fils, vous êtes venus à Rome pour donner au Vicaire du Christ l’assurance que vous répondez à Son appel angoissé et priez pour la paix. Que le Seigneur, chers Fils, réponde à vos prières, qu’il éclaire le cœur des chefs responsables, et qu’il donne au monde tette paix si ardemment désirée et contre laquelle se dressent de si grands obstacles. De tout cœur, chers Fils, Nous vous remercions et Nous vous bénissons.
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