PAOLO VI
UDIENZA GENERALE
Mercoledì, 27 dicembre 1967
Attività, missione, servizio dei fedeli nella comunità ecclesiale
Diletti Figli e Figlie!
Sappiate tutti d’essere da Noi accolti con grande compiacenza; tutti vi salutiamo, tutti vi benediciamo. Questa Udienza generale, che il Signore Ci concede ora di riprendere, diventa sempre più una parte importante e quasi preponderante del Nostro ministero apostolico: ciò che un tempo aveva carattere occasionale e complementare nell’attività del Papa assume sempre più carattere abituale ed essenziale del suo servizio al centro della Chiesa di Dio. I contatti con i fedeli di tutto il mondo si fanno più frequenti e più impegnativi; e se ciò apporta qualche aumento al Nostro lavoro, ne accresce tuttavia l’irradiazione e, se a Dio piace, la fecondità. Consideriamo una benedizione questo sviluppo di rapporti diretti col Popolo di Dio, e Ci proponiamo di corrispondervi con tutto il Nostro impegno pastorale. Salutiamo ed accogliamo perciò voi, carissimi visitatori, con cuore felice e aperto, con riconoscenza paterna per la vostra venuta, con desiderio vivissimo di rimandarvi contenti e pensosi di questo breve, ma significativo incontro.
Dobbiamo anche significarvi che la visita di tanti cari figli risveglia nel Nostro spirito la riflessione su gli aspetti nuovi, che il recente Concilio ha voluto considerare e mettere in luce esponendo la sua dottrina sul Popolo di Dio, del quale tutti quanti siamo nella Chiesa facciamo parte (cf. Lumen Gentium, n. 32), e dando quella sul Laicato per illustrare le prerogative che gli debbono essere riconosciute, e che possono essere riassunte in due capitoli, nei quali può contenersi la cosiddetta «teologia dei Laici»: il posto cioè che essi occupano nella Chiesa di Dio, e l’attività ecclesiale ed apostolica a cui essi, oggi specialmente, sono chiamati.
Come certo voi ben sapete, queste prerogative hanno avuto amplissimi riconoscimenti nei vari documenti del Concilio; e Noi non possiamo dimenticarli, quando abbiamo, come oggi, la fortuna d’un breve colloquio con figli fedeli che si stringono d’intorno a Noi. Ed avviene allora che tutto quanto il Concilio ha detto sulla dignità dei cristiani, sui doni che lo Spirito Santo loro concede, sulla loro vocazione alla perfezione, viene alla Nostra memoria; e pare a Noi che l’udienza s’illumini di luce soprannaturale e si riempia di spirituale fervore, Qui Noi dovremmo dire ciò che Noi pensiamo di voi, con gaudio, con meraviglia, con riconoscenza al Signore, vedendo in ciascuno di voi un figlio di Dio, un fratello di Cristo, un essere abitato dallo Spirito Santo, un chiamato alla santità e alla salvezza, e ravvisando in questa semplice riunione un’immagine della Chiesa, dell’unità e della carità che fonde in un solo mistico Corpo di Cristo, quanti possono a buon diritto gloriarsi del nome cristiano. L’udienza allora, piuttosto che consistere in una Nostra presentazione a voi, diventa per Noi un tema di meditazione offerto da voi alla Nostra attenzione, per la fraternità e per la paternità, che a voi Ci unisce, e che voi, venendo a trovarci, risvegliate nel Nostro spirito.
Ed in questa corrente di pensieri, che voi, Figli carissimi, in Noi risvegliate, uno prevale, che è quello della vostra funzionalità nella Chiesa di Dio. Tema dominante e ricorrente nelle Udienze era quello della devozione al Papa, motivo principale della venuta nella Sua dimora, e della risposta che il Papa dava a tale atto filiale. Ora un altro tema si aggiunge al primo; ed è quello, dicevamo, della funzionalità, cioè dell’attività, della missione, del servizio, che i nostri visitatori esercitano nella comunità ecclesiale. Questa avvertenza è ovvia a riguardo di chi, con il proprio abito e con la propria professione, mette in evidenza tale funzionalità; a riguardo vostro specialmente, Sacerdoti e Religiosi, che già vi presentate come membra operanti nella Chiesa. Ma essa si estende, dopo il Concilio, a tutti i visitatori, con una segreta domanda: voi che cosa fate nella Chiesa, per la Chiesa? Cioè per la sua missione, per il regno di Dio, per la salvezza vostra e dei vostri fratelli nella società, in cui vi trovate? Siete operosi, siete apostoli?
Perché è da ricordare il grande principio, riaffermato dal Concilio, e già - Noi ricordiamo - enunciato dal Nostro grande Predecessore Pio XI, di venerata memoria: «la vocazione cristiana è per sua natura anche vocazione all’apostolato» (Apost. actuos. n. 2). «Nel Corpo di Cristo, che è la Chiesa - prosegue il Concilio - tutto il corpo, secondo l’energia propria ad ogni singolo membro contribuisce alla crescita del corpo stesso» (cf. Eph. 14, 16). Grande principio, dicevamo, dalla cui applicazione deve scaturire il rinnovamento e l’espansione della Chiesa. Bellissima, ma tremenda verità, specialmente per voi, Laici, che siete onorati dalla riaffermazione di questo criterio costituzionale ecclesiastico: nessuno è inutile, nessuno può essere del tutto passivo, nessuno può rimanere inerte e insensibile nella vita della Chiesa; tutti e ciascuno devono fare qualche cosa per essa al duplice scopo per cui essa è istituita: la salvezza delle anime (oltre che la gloria di Dio, primissimo scopo), e il bene, anche temporale, della società, in ordine sempre ai principi cristiani. Si tratta d’un diritto e d’un dovere nello stesso tempo: ogni Laico cattolico, ogni figlio fedele della Chiesa, può e deve essere operante in seno alla Chiesa stessa. Pensateci bene. Questo principio dell’apostolato dei Laici, di tutti i Laici fedeli alla Chiesa, può avere grandi conseguenze, nelle singole ani,me, nelle comunità parrocchiali, nella società, nel mondo. Ancora è radicata nella mentalità di molta gente, anche fra quelli che «vanno in chiesa», la falsa persuasione di non avere responsabilità alcuna verso di essa: «io non c’entro», dicono molti; «io non voglio noie e obblighi particolari; voglio restare libero, con le mie idee e con le mie azioni». Non sia così.
Ebbene, Figli carissimi, sia in voi il ricordo di questa Udienza come il richiamo che il Papa, con i documenti del Concilio alla mano, rivolge a voi tutti: amate la Chiesa, siate con lei, fate qualche cosa per lei, siate cristiani autentici, lieti e fieri d’essere associati, mediante la Chiesa, alla missione salvatrice di Cristo nel mondo.
Che la Nostra Benedizione fecondi in voi questi pensieri.
Infine, il Santo Padre saluta il gruppo degli Studenti delle nazioni africane Congo, Burundi e Rwanda nei seguenti cordialissimi termini.
Nous adressons Nos souhaits de paternelle bienvenue aux religieuses et laïques du Congo-Kinshasa, du Rwanda et du Burundi, qui viennent d’accomplir un stage de perfectionnement de six mois en Europe avant de faire retour dans leurs pays respectifs où elles seront appelées à assumer d’importantes responsabilités dans l’enseignement.
Vous connaissez, chères filles, l’affection que Nous éprouvons pour votre grand et noble continent. Nous avons eu l’occasion de le manifester récemment dans Notre message Africae terrarum. Aussi est-ce bien volontiers que Nous vous encourageons à travailler de toutes vos forces à l’éducation humaine et chrétienne des enfants et des jeunes qui vous seront confiés. Que la grâce du Seigneur et Notre Bénédiction de Père vous accompagnent toujours et partout!
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