PAOLO VI
UDIENZA GENERALE
Mercoledì, 21 agosto 1968
Alla vigilia del nuovo trionfo del «Mysterium fidei»
IL DUPLICE SCOPO DELLA VISITA ALLA CAPITALE DELLA COLOMBIA
Diletti Figli e Figlie!
Voi sapete che domani mattina, prima ancora che sorga il sole, Noi partiremo, a Dio piacendo, con alcune degne persone al Nostro seguito, e con altre in compagnia sullo stesso aeroplano, per Bogotà, in Colombia, col duplice scopo di intervenire al Congresso Eucaristico Internazionale, già in atto, e per. inaugurare la seconda Assemblea generale dell’Episcopato Latino-Americano.
Noi aspettiamo da voi l’augurio di «buon viaggio», augurio, che, per essere gradito ed efficace. Noi vi chiediamo sia accompagnato da sentimenti d’unione spirituale e da qualche vostra buona preghiera.
L’avvenimento provoca indubbiamente in voi, come in tanti altri, qualche domanda; e la prima è questa: che cosa è un Congresso Eucaristico? Già si sa: è una grande adunata di clero e di fedeli in onore dell’Eucaristia, la quale è solennemente celebrata e adorata per tributare un pubblico omaggio di fede e di amore a Cristo Signore, realmente presente in figura di Vittima, una volta sacrificata sulla Croce, nel sacramento eucaristico, e fatto cibo spirituale per i fedeli, che in un rito conviviale hanno rinnovato la memoria di Lui, per vivere di Lui nel tempo e per meritare d’incontrarlo nel giorno del suo palese e glorioso ritorno finale. Un grande atto di culto, che richiama nella Chiesa la memoria di Cristo, rinnovandone il mistero della redenzione, attua la comunione con Lui, accende il desiderio e la speranza della nostra risurrezione nella pienezza della sua Vita nell’ultimo ed eterno giorno. Cominciarono nel secolo scorso i Congressi Eucaristici; promotrice ne fu una piissima donna francese, Maria Marta Emilia Tamisier (1844-1910); Mons. de Ségur favorì la fondazione dell’Opera dei Congressi Eucaristici, e Papa Leone XIII la approvò (1881).
NATURA GRANDEZZA MIRABILI FINALITÀ DEI CONGRESSI EUCARISTICI
Un Congresso Eucaristico ci svolge ordinariamente sotto due aspetti esteriori: lo studio di qualche punto dottrinale, o culturale, relativo all’Eucaristia, e la celebrazione liturgica, o cultuale del grande mistero; e tende a due espressioni interiori: il risveglio dell’intima coscienza di comunione personale con Cristo, e il risveglio del significato ecclesiale, del senso cioè di unione, di fraternità, di carità, a cui l’Eucaristia tende essenzialmente.
Come vedete, l’Eucaristia ha virtù di sintesi nella nostra religione; sintesi dottrinale, perché, essendo essa quasi un prolungamento dell’Incarnazione, del Verbo di Dio fra noi (Io. 1, 14), ed essendo una rinnovazione sacramentale del sacrificio redentore di Cristo, tutta la rivelazione si concentra in questo punto focale, il più misterioso e il più luminoso della nostra fede; e sintesi esistenziale, perché in questo sacramento del Pane del Cielo ogni realtà, ogni virtù, ogni derivazione di vita cristiana trova il suo riferimento ed il suo alimento. Capito questo, si comprende anche il perché d’una manifestazione speciale e solenne dell’Eucaristia: bisogna che, almeno in tale occasione, si esprima la valutazione e la coscienza che noi abbiamo di questo tacito e clamoroso prodigio; vengono alla memoria le parole dell’incomparabile martire dell’inizio del II secolo, S. Ignazio d’Antiochia: «mysteria clamoris, quae in silentio Dei patrata sunt», misteri strepitosi, che Iddio operò nel silenzio (ad Eph. XIX, 1); non che l’apologia che il Faber F. M. (un convertito, amico del Newman) fa del culto sfarzoso per la festa del Corpus Domini (The blessed Sacrament, 1885); ma ancora meglio vediamo riflesso nell’omaggio sontuoso, che un Congresso Eucaristico offre all’umile Signore dei nostri altari, il gesto di Maria, nel convito di Betania, quando la devotissima spezza il vaso sigillato d’alabastro e versa il prezioso e profumato unguento sui piedi e sui capelli del Salvatore, che di tale profusione, giudicata uno spreco dal discepolo gretto e infedele, gradisce l’offerta e prende le difese dell’oblatrice e del suo atto gentile e generoso (Io. 12, 3 ss.).
UN TEMA FONDAMENTALE «L'EUCARISTIA VINCOLO DI AMORE»
E così compreso, un Congresso Eucaristico non è un atto di trionfalismo vanitoso e retorico, ma piuttosto un atto contemplativo compiuto dalla comunità ecclesiale in uno spontaneo sforzo di armonia corale e di unità fraterna, tanto più significativa e preziosa, quanto maggiore è il numero dei fedeli che esso è riuscito a radunare e a sensibilizzare sopra una determinata nota spirituale. E di queste manifestazioni di fede e di pietà, di queste affermazioni ordinate e straordinarie, rivolte ad un atto di comprensione contemplativa comunitaria, oggi vi è pure tanto bisogno. «Quanto più, scrive un teologo contemporaneo, l’azione temporale occupa maggiore posto nella vita dei cristiani, tanto più è necessario che la testimonianza contemplativa vi apporti il suo contrappeso» (Daniélou).
Cosi sarà certamente nel Congresso di Bogotà per la verità e la bellezza del tema generale, che impegna la meditazione e l’azione dei partecipanti. Il tema suona così l’Eucaristia vincolo di amore. Esatto, profondo, efficacissimo a fare da ponte fra il momento interiore e personale e quello esteriore e sociale, che il Congresso si propone, illuminati l’uno e l’altro dalla carità. L’Eucaristia deve avere come suo effetto caratteristico l’unione dei fedeli con Cristo e fra loro, l’unità del Corpo Mistico. Il Congresso Eucaristico mancherebbe allo scopo dell’intenzione divina che generò un tal sacramento se non si risolvesse in una lucida presa di coscienza delle condizioni reali della società, in cui si celebra. Ed ecco allora apparire, a seguito ed in virtù della sua efficienza religiosa, l’efficienza potenziale ch’esso deve avere nel mondo umano, specialmente quando esso presenta desolanti situazioni, bisogni enormi, aspirazioni legittime, fremiti inquieti.
PER UNA SAGGIA E FERVOROSA OPEROSITÀ DI TUTTE LE CATEGORIE SOCIALI
Quel Gesù, che ha moltiplicato il pane naturale per le moltitudini affamate, che si è fatto Lui stesso pane soprannaturale per i suoi commensali, c’insegna che dobbiamo pensare alla fame altrui, naturale e soprannaturale; e non mai forse, come nel Congresso Eucaristico di Bogotà, il dovere e l’urgenza di provvedere alle necessità temporali e spirituali delle moltitudini premeranno sui cuori cristiani. Il pensiero che Noi stessi saremo associati a questa visione di povertà e a questa ansia di portarle effettivo soccorso, riempie e commuove fin d’ora l’animo Nostro. Vorremmo davvero personificare nel Nostro pellegrinante ministero il Cristo del popolo povero e affamato; e con questa prospettiva nel cuore, andiamo con umile gioia, con molta speranza.
Celebrando il Congresso Eucaristico Internazionale di Bogotà vorremmo che questo «gaudium et spes», questa Nostra gioiosa speranza si comunicasse a quanti colà incontreremo, vorremmo che aprisse una vena fresca e vigorosa delle buone energie ancora sepolte nell’indole buona di quelle popolazioni, diventasse saggia e fervorosa operosità in tutte le categorie sociali, in quelle specialmente più responsabili e più giovani, inaugurasse un periodo nuovo di storia: di progresso e di pace per tutta l’America Latina.
Si dice che troveremo laggiù fermenti d’insofferenza e di ribellione anche nelle file del Clero e dei Fedeli. Quanto Ci pare di comprendere queste impazienze, in ciò che hanno di generoso e di positivo! Ma non potremo non essere sinceri con quanti fanno della verità e della carità legge a se stessi. Noi pensiamo che la soluzione di quelle tristi situazioni, tristissime in certi luoghi, non sia né la reazione rivoluzionaria, né il ricorso alla violenza. Per Noi la soluzione è l’amore; non l’amore debole e retorico, ma quello che Cristo, nell’Eucaristia, c’insegna, l’amore che si dà, l’amore che si moltiplica, l’amore che si sacrifica.
DA CRISTO LA GIUSTIZIA E LA PACE: NON LA VIOLENZA
Diciamo questo non solo per un semplice calcolo obiettivo delle causalità storiche in giuoco, prevedendo quali danni, quali delitti, quali rovine, quale peggiore decadimento civile e religioso porterebbe con sé il ricorso alla rivoluzione e poi a qualche pesante dittatura, ma per impegno con Cristo. Fu Lui che, proprio nell’imminenza della sua passione, disse a Pietro focoso: «Rimetti la tua spada al suo posto; chi infatti impugnerà la spada, di spada perirà» (Matth. 26, 52). Che in altri tempi la Chiesa, i Papi stessi, in altre diversissime circostanze, abbiano fatto ricorso alla forza delle armi e del potere temporale, anche per cause buone e con ottime intenzioni, Noi non vogliamo ora giudicare; per Noi non è più tempo di usare la spada e la forza, fossero pur queste sorrette da scopi di giustizia e di progresso; e confidiamo che tutti i buoni cattolici e tutta la sana opinione pubblica moderna siano dello stesso parere. Noi siamo invece convinti, e lo diremo laggiù, ch’è maturo il tempo dell’amore cristiano fra gli uomini; questo deve operare, questo deve mutare la faccia della terra, questo deve portare nel mondo la giustizia, il progresso, la fratellanza e la pace.
Anche voi, Figli carissimi, vogliate condividere nel sentimento e nella preghiera questo Nostro voto, con la Nostra Benedizione Apostolica.
I dolorosi avvenimenti nella Cecoslovacchia
Il nostro saluto si rivolge ora con paterno compiacimento ai pellegrini venuti dalla Cecoslovacchia: al gruppo di Slovacchi, e al gruppo di Impiegati e Operai di un complesso industriale di Praga.
Siate i benvenuti, Figli dilettissimi! Con la vostra visita voi Ci recate la viva eco del vostro Paese, che Noi molto amiamo ed apprezziamo. E Ci recate insieme la prova del vostro amore e della vostra fedeltà a Cristo e alla Chiesa, che senza dubbio vi proponete di rafforzare in questo odierno incontro col Successore di Pietro.
Comprenderete allora facilmente quanto sia grande la Nostra soddisfazione di potervi accogliere, di assicurarvi del Nostro affetto e di promettervi l’assistenza delle Nostre preghiere.
Che il Signore vi aiuti a mantenervi saldi in quella fermezza di fede e di propositi di vita cristiana che siete venuti ad alimentare presso la Tomba dell’Apostolo Pietro; e voi possiate conservare a lungo nei vostri cuori la gioia tutta particolare che provate oggi, entrando nella casa del Padre comune, di appartenere alla grande universale famiglia della Chiesa Cattolica.
A tal fine vi impartiamo con effusione la Nostra Apostolica Benedizione.
Apprendiamo dalla lettura dei giornali di questa mattina che gravi avvenimenti incombono sulla Cecoslovacchia, e, per l’aspetto di forza che essi assumono, non possono non suscitare una grande trepidazione anche nel Nostro animo, che condivide quella che certamente invade tutta quella Nazione e turba l’opinione pubblica nel mondo.
Vogliamo ancora sperare che siano scongiurati conflitti di violenza e di sangue e che non sia offesa la dignità e la libertà di un Popolo geloso dei suoi destini. Facciamo voti che la saggezza prevalga su ogni motivo di conflitto e che la pace possa essere assicurata alla civile convivenza dei Popoli in questione. Non mancherà a tal fine la Nostra fervente preghiera; non manchi la vostra.
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