PAOLO VI
UDIENZA GENERALE
Mercoledì, 23 dicembre 1970
Confronto tra la Chiesa e il mondo
Eccoci di nuovo fra Voi, all’incontro, sempre nuovo e sempre esaltante, di queste Udienze generali, dopo il Nostro grande viaggio nelle terre dell’Estremo Oriente. A Noi sembra di sentire una vostra affettuosa e curiosa interrogazione: «ci dica qualche cosa del suo viaggio». Figli carissimi: non è possibile in questa sede e in questo momento. Troppe cose sarebbero da dire. Del resto voi già conoscete la narrazione, i fatti, i luoghi, gli incontri, le scene, i discorsi,. . . di questo lungo e veloce pellegrinaggio. Vi diremo soltanto, fuggevolmente, alcune impressioni generali.
La prima ci riguarda direttamente. Ciò ch’è alla radice della meraviglia, con la quale la Chiesa e il mondo hanno seguito questo avvenimento, che di per sé, oggi, non ha nulla di eccezionale (chi non viaggia, oggi?, chi non è vinto dal fascino di questi moderni e magnifici mezzi di trasporto?), sembra a Noi che si esprima nei due termini: Papa e viaggio, come se fossero difficilmente associabili, come, di fatto, storicamente così fu. Nel Papa si vede la fissità, il suo stare al posto centrale della Chiesa; è evidente in lui la funzione operativa e rappresentativa dell’unità. Vi furono nei tempi passati altri viaggi di Papi, fuori di Roma e fuori d’Italia; ma, a bene osservare, quei viaggi furono motivati da scopi contingenti particolari.
Non sembra che i Papi abbiano preso spontaneamente l’iniziativa di compiere viaggi in virtù d’un altro principio, ch’è pure personificato nella funzione del Papato, e cioè in virtù della cattolicità, cioè dell’universalità del ministero affidato a Pietro, al Pastore dei Pastori, al missionario per eccellenza (come lo fu Paolo) (Cfr. 1 Tim. 2, 7; 2 Th. 1, 11; Gal. 3, 7). Ebbene l’esercizio di questa funzione aperta verso tutti i Popoli e verso tutti i Paesi, tanto più spiritualmente vicini al cuore della Chiesa, quanto più geograficamente ed etnicamente lontani, è apparso a Noi, nella Nostra coscienza, pur tanto consapevole della Nostra personale esiguità, del tutto normale, come il compimento d’una vocazione giacente nel Nostro ufficio apostolico, e quasi un risveglio, provocato dalla maturità storica del mondo, della connaturata missione di essere a tutti presente, di tutti servitore, per tutti amico ed apostolo, vincolo centrale d’una comunione universale.
La qual cosa, com’è facile prevedere, potrà avere nell’avvenire chi sa quali nuove testimonianze.
Fu così che incontrammo le lontane Chiese dell’Asia e dell’Australia specialmente. È difficile dire, impossibile qui, quale pienezza di emozioni fu per Noi l’incontro con i Vescovi dell’Asia Orientale, riuniti a Manila, e con quelli dell’Oceania, a Sydney! E quale gioia, quasi una rivelazione di famiglia, trovarci fra quelle popolazioni, moltitudini di fratelli, alle Filippine specialmente, e sperimentare, quasi fisicamente, il mistero del Corpo mistico, e trovarne la realtà nelle Isole disseminate nel Pacifico, e nelle modernissime comunità dell’Australia.
E i Sacerdoti, i bravi ed ottimi Sacerdoti, veri operai del regno di Dio, i Religiosi e le Religiose, superiori ad ogni elogio, e folle immense di fedeli, schiere di Laici impegnati nella costruzione della Chiesa, quale visione, quale esperienza, quale tema di lode a Dio, di riconoscenza per chi ieri ha piantato queste Chiese, e per chi oggi con instancabile ardore, le coltiva e le fa crescere nella fedeltà al Vangelo e nel servizio dell’umanità! E quale conforto alla speranza e alla vittoria della fede e della carità trovare sui Nostri passi tanti Cristiani, Fratelli tuttora da noi separati, ma come noi avidi di una riconciliazione completa!
Non vi diciamo di più. Siate felici con Noi; approfondite la vostra coscienza cattolica e missionaria; avvertite il confronto, che si attesta spontaneamente, fra la Chiesa e il mondo, quello che la ormai famosa costituzione Gaudium et spes ha posto in termini così gravi, così chiari e così fiduciosi, e persuadetevi che oggi il dovere della Chiesa non è certo quello di tormentarsi in critiche ed amare contestazioni, né quello di assimilarsi alle tendenze amorali di tanta parte della società moderna, né quello di eliminare dal cristianesimo le verità misteriose o i doveri difficili, ma di mostrarsi coerente a se stessa, forte nella fede, lieta nel canto della sua preghiera, e tutta rivolta a promuovere nel mondo la giustizia e la pace, nella visione dell’unico Salvatore nostro Gesù Cristo.
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