PAOLO VI
UDIENZA GENERALE
Mercoledì, 7 aprile 1971
Necessità della Redenzione
Voi, che considerate come giorni speciali quelli di questa settimana pasquale, da noi chiamata settimana santa; voi, che frequentate in questi giorni le nostre chiese per assistere ai grandi e singolari riti, che li distinguono fra tutti nel calendario liturgico; voi, che profittate della vacanza concessa a questo breve periodo, a cui una secolare tradizione della nostra civiltà riconosce particolare carattere, per concedervi lo svago turistico, ovvero l’opportunità spirituale d’un viaggio verso qualche meta, ove la dignità rituale abbia migliore svolgimento, o più eloquente significato; voi tutti, cari Nostri visitatori in questo «mercoledì santo», preludio della intensa e drammatica rievocazione del mistero pasquale, non disdegnate di sostare un istante nella riflessione d’un duplice pensiero, senza di cui i nostri animi non potrebbero essere in sintonia con la celebrazione del mistero pasquale stesso.
Il primo pensiero è questo: l’uomo ha bisogno di redenzione. Dire questo e dire la somma della filosofia dell’uomo e della teologia della vita è la stessa cosa. L’uomo ha bisogno di redenzione; il che significa non solo che manca di un complemento alla sua perfezione e alla sua felicità, ma che egli ha bisogno d’una riparazione, d’una liberazione, d’una rigenerazione. Ha bisogno d’una guarigione, d’un ricupero, d’una riabilitazione. Ha bisogno d’un perdono. Ha bisogno di ritornare uomo; di riacquistare la sua dignità, la sua vera personalità. E poi riavrà pace, gioia, voglia sana di vivere, speranza. Poi riacquisterà la visione chiara sul mondo, sugli uomini, sulla storia, sulla morte, su l’al di là. Ma ora, di per sé, la sorte umana si trova in una condizione imperfetta, infelice. Gli stessi sforzi, che l’uomo fa per dare normalità, forma, progresso, coscienza alla sua vita, finiscono per denunciare ancora più palesemente lo stato di insufficienza e di degradazione, in cui egli si trova. E se non bastasse la complicata esperienza umana a dimostrare che nel complesso delle nostre sorti v’è qualche cosa che radicalmente non va, la parola del Signore, enucleata dall’insegnamento della Chiesa, ci persuade che noi ci troviamo nella necessità di una redenzione, d’una salvezza.
Se noi abbiamo la sapienza, umile e penetrante, di riconoscere questa necessità, noi siamo sulle soglie del tempio, come il Pubblicano del Vangelo (Cfr. Luc. 18, 10 ss.), dove la prima, la fondamentale, l’indispensabile riparazione della nostra miseria si compie.
L’altro pensiero, complementare del primo, ci fa riflettere sulla impossibilità delle forze umane a procurarsi la redenzione di cui l’uomo ha bisogno. Bisogno e autonoma impossibilità di redenzione, è la duplice persuasione, con la quale noi ci dobbiamo accostare alla celebrazione dei riti liturgici, i quali rievocano e interiormente rinnovano il mistero pasquale. Questo senso d’impossibilità è anch’esso indispensabile nella economia della nostra pedagogia religiosa, della nostra mentalità cristiana. (Ricordiamo, fra le tante, la voce del Manzoni nel celebre inno sacro: «qual masso che dal vertice», ecc.). Si connette questa dottrina alla natura del peccato e delle sue conseguenze: la rottura delle relazioni con Dio, ch’è appunto il peccato, paragonabile alla rottura del cavo d’una teleferica, o alla rottura d’un cristallo, chi la può da sé riparare? Ad un morto (perché rispetto al rapporto con la vita di Dio tale è un uomo nello stato di peccato mortale), chi può mai dire le inverosimili parole: «verrò io, e lo guarirò»? (Matth. 8, 7; cfr. Hebr. 10, 6-7)
Eppure queste sono le parole di Gesù. Questo è il messaggio, e, ancor più che messaggio, la impensabile realtà portata da Cristo all’umanità. Egli è venuto, ed ha riparato l’irreparabile. Questa è la Redenzione; questo è il mistero pasquale compiuto da nostro Signor Gesù Cristo, «il quale, come scrive S. Paolo, fu immolato per i nostri falli, e fu risuscitato per motivo della nostra giustificazione» (Rom. 4, 25), cioè della nostra salvezza.
Capito questo, vogliamo dire, creduto questo, noi comprendiamo qualche cosa del sacrificio di Gesù, vittima per ciascuno di noi (Gal. 2, 20), e qualche cosa del disegno di misericordia e di amore, che governa tutta la nostra religione cristiana (Cfr. L. BOUYER, Le rite et l’homme, c. 8).
E comprendiamo parimente qualche cosa, quanto forse ci basta per la nostra fortuna e la nostra felicità, che cosa valga, prima di assiderci alla cena pasquale, accostarci al sacramento della Penitenza, ch’è il sacramento per le anime morte, o comunque bisognose di vita divina, l’applicazione cioè della virtù della passione e della risurrezione di Cristo alle singole nostre persone; è la nostra Pasqua, che trova poi nella santa comunione con Lui la sua pienezza nel nostro pellegrinaggio terreno, la sua promessa per l’eternità (Io. 6, 51).
Vuol essere questo il Nostro augurio pasquale per ciascuno di voi, con la Nostra Benedizione Apostolica.
Studenti di Francia
C'est avec plaisir que Nous nous tournons maintenant vers le groupe des lycéens de Strasbourg, vers leurs professeurs et leurs parents. Nous vous félicitons d’avoir choisi, comme thème de votre pèlerinage: «L’universalité de l’Eglise». Car vous en ferez ici l’expérience, Nous l’espérons, en côtoyant vos frères catholiques venus de tous les horizons, en mesurant l’enracinement de l’Eglise dans l’histoire et l’art de tette Cité, en méditant l’exemple des deux colonnes de l’Eglise, les apôtres Pierre e t Paul, en vous mettant, enfin et surtout, à travers les célébrations liturgiques, dans le sillage du Christ mort et ressuscité. De tette Bonne Nouvelle, vous saurez ensuite être les témoins, respectueux et courageux, au milieu de vos compagnons de travail, pour bâtir un monde où règnent, avec la justice, l’espérance et l’amour.
C’est dans les mêmes sentiments que Nous saluons les nombreux étudiants, venus des cinq continents, pour participer à la quatrième rencontre de l’«Institut pour la Coopération universitaire», et soucieux de partager les richesses de leur culture humaine. Sur tous, Nous implorons les grâces abondantes que nous a acquises Jésus-Christ, notre Sauveur, par sa mort et par sa résurrection que nous célébrons en ces jours saints de toute la ferveur de notre foi.
Et de grand cœur, Nous vous donnons Notre Bénédiction Apostolique.
Complesso musicale di Zambia
It is a real pleasure for us to greet a young boys’ band from Zambia-the “Rising Stars”, who have come to Rome accompanied by their archbishop. In you dear boys We greet the youth of your country and express our affection for Zambia and all Africa-for the traditions of your land, the zeal of your missionaires and the future of your people. You are young and dynamic; We hope that you will always bring honour to your country and to Christianity.
We are very pleased to extend a warm welcome to our visitors from Norway. Your presence here this morning gives us the happy occasion of expressing our friendship for all the people of your land. We hope that your visit to Rome and to Saint Peter’s will remain long among your happy memories.
Altri visitatori
We are also very happy to greet cordially a large group from the Ministry of Finance in Denmark. You and your fellow-countrymen are always most welcome in our midst.
Once again our special greeting goes to a group of Japanese visitors present this morning. Be assured of our esteem for you and your people.
We extend a particular greeting and warm welcome to the Director and other representatives of Broadcasting Station 2 SM of Sydney. As you tan easily imagine, our thoughts turn back frequently to the happy hours We spent in Australia and We recall with gratitude the numerous courtesies rendered us on that happy occasion. We would like to express our good wishes for the activities in which you are engaged for the Service of the People of Australia, and to give Our blessing to you and to your dear ones.
Pellegrini e giovani cattolici di Münster
Ein besonderes wort der Begrüßung richten Wir noch an den großen Pilgerzug aus Münster und jenen der «Katholischen Erziehergemenschaft Bayern». Das Münsterland wie auch Bayern sind ausgesprochen katholische Länder im Bundesgebiet. Treten Sie darum in unserer aufgewühlten Zeit stets mutig und treu für die Sache Christi und der Kirche ein, wie es Ihr großer, unvergeßlicher Kardinal von Galen in Wort und Tat allen vorgelebt hat.
Den Erziehern aber sagen Wir: Die Beste Grundlage für die geistige und geistliche Formung des Menschen bleibt stets die Weisheit des Evangeliums, wie sie uns Christus gelehrt hat: Gottesfurcht, Wahrhaftigkeit und Liebe.
Sodann begrüßen Wir noch besonders den «Knabenchor Unserer Lieben Frauen» aus Bremen! Liebe jugendliche Sänger! Seid herzlich willkommen in der Ewigen Stadt und hier in der Petersbasilika. Pfleget auch weiterhin voll Eifer und Freude die geistliche Musik zur Ehre Gottes und zur Erbauung der betenden Gemeinde.
Mit herzlichen Wünschen für gnadenreiche Osterfeiertage erteilen Wir allen Anwesenden Unseren besonderen Apostolischen Segen.
Copyright © Dicastero per la Comunicazione - Libreria Editrice Vaticana