PAOLO VI
UDIENZA GENERALE
Mercoledì, 10 agosto 1977
Apostolicità della Chiesa
Interessa certamente anche a voi sapere distinguere in mezzo a tante manifestazioni religiose della storia e del mondo contemporaneo la vera religione; e se quella cristiana appare come quella meritevole della nostra preferenza, e quindi della nostra scelta, per tanti titoli (che noi supponiamo presenti ai vostri animi), resta nella mente una domanda: fra le tante professioni cristiane, esiste una professione non solo prevalente, ma unica ed esclusiva? Dove è la vera Chiesa? quali segni la distinguono? e se noi siamo soliti a recitare il «Credo» della Santa Messa, troviamo già sulle nostre labbra la risposta: «Io credo ... la santa Chiesa, una, santa, cattolica ed apostolica». Noi crediamo che questi titoli siano proprietà intrinseche di questa grande e singolare istituzione, che si chiama la Chiesa, perché così l’ha voluta Cristo, suo fondatore, e così sappiamo che tali proprietà traspariscono normalmente anche all’esterno nella vita storica e umana di questo «corpo mistico» di Cristo, ch’è appunto la Chiesa, e servono a noi per garanzia che restando fedeli ad essa, noi siamo, per grazia di Dio, sulla strada giusta. Cristo ha fondato una sola, unica Chiesa; Cristo non ha messo confini alla sua universalità, l’ha voluta cattolica; e poi ha voluto che fosse santa, come una fontana pura e inesauribile, anche se non tutti quelli che bevono a questa fontana sono altrettanto puri e limpidi, anzi se non tutti avvertono il bisogno d’essere purificati, cioè santificati dalla grazia che sgorga dalla Chiesa; e poi, finalmente, noi crediamo in una Chiesa apostolica, non inventata da qualche uomo di genio, o sorta da qualche movimento sociale; la vogliamo «apostolica», cioè derivata dagli Apostoli, in quanto essi, e solo essi, sono stati direttamente ed esclusivamente incaricati da Cristo d’essere i testi autentici della sua Parola e della sua opera. Cioè Cristo Gesù si è scelto i ministri custodi, trasmettitori, difensori dell’opera della Redenzione, da lui compiuta.
Gesù ha voluto una Chiesa organizzata. Tutto il Vangelo lo attesta. Gesù non ha scritto, ha parlato, e ha proclamato, rivolgendosi ai discepoli : «Chi ascolta voi, ascolta me; e chi disprezza voi, disprezza me . . . e disprezza Colui che mi ha mandato» (Luc. 10, 16). Gesù non ha detto: «basta il testo della Scrittura», perché la Scrittura stessa viene da un magistero che le ha dato origine; e poi Gesù non ha autorizzato alcuno ad erigersi in legislatore tra gli uomini e Dio per fondare una nuova forma di religione che Lui solo può stabilire (Cfr. 1 Tim. 2, 4-7; Matth. 10, 40; Io. 20, 21; etc.).
Questa nota dell’apostolicità riguarda praticamente la trasmissione del messaggio della fede, che è verità ardua e vincolante; una trasmissione che esige fedeltà assoluta, vieta ogni arbitrio, proprio là dove conferisce potestà gerarchiche agli Apostoli che ne sono investiti. Staccarsi dall’apostolicità vuol dire staccarsi da Cristo, ed esporsi alla contestabilità della fede e all’aridità della religione.
Ma cos1 si manifesta, a ben riflettere, l’amore di Dio alla sua Chiesa, affinché essa sia maestra di verità e di carità. E così noi crediamo esaltando l’apostolicità della Chiesa.
Ad un gruppo della Marina Reale Australiana
Today we have the great pleasure of having with us the group from Her Majesty’s Australian Ship “Melbourne”. We welcome all of you: the Commanding Officer, Commodore Swan, both the Catholic and the Anglican Chaplains, all the officers and men of the ship. Your presence here today makes Australia seem very near, and it brings back many memories of our visit to your country. We send cordial greetings to your families, to al1 of your loved ones. God bless Australia!
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