DISCORSO DI PAOLO VI
PER L'INAUGURAZIONE DELL'EFFIGIE MARMOREA
DI GIOVANNI XXIII A CASTEL GANDOLFO
Sabato, 17 agosto 1963
L'Augusto Pontefice premette, anzitutto, cordiale saluto al Signor Cardinale; ai Presuli e Prelati presenti; ai due Direttori; ai Padri della Compagnia di Gesù addetti alla Specola Vaticana; all’intera famiglia del personale delle Ville Pontificie.
Assai vivo è in Lui il desiderio di raccogliere la ricchezza, nelle parole del Dott. Bonomelli, dei motivi del graditissimo dono, e che porgono occasione al Papa di effondere anch’Egli il suo animo nei commenti e ricordi, nelle testimonianze e negli auguri: il che peraltro richiederebbe non breve sosta. Tiene nondimeno a far sapere che quanto ha udito come indicazione dei comuni sentimenti suscita in Lui eco vivo e consolante. Domina, anzitutto, la compiacenza data dalla impressione prima nell’ammirare il busto del Sommo Pontefice Giovanni XXIII di venerata memoria; una vera opera d’arte quae visu placet! Anche soltanto a guardarla si avverte soddisfazione interiore: e ciò costituisce alto merito dello scultore, al quale va il ringraziamento e la speciale benedizione di Sua Santità.
L’artista ha saputo fissare nel marmo le sembianze che proprio dànno la consolazione di rivedere il venerato Scomparso, la figura eletta di Giovanni XXIII. E se accendono il desiderio di scoprire quel sorriso, che qui non si vede, e che così bene caratterizzava il volto del Papa buono, siamo però immediatamente invitati a penetrare nella virtù attraente ed espressiva dell’immagine, che l’artista ha suggellato dinanzi a noi. Va quindi a lui espressa soddisfazione e gratitudine per un’opera che bene si inserisce nella iconografia dei Papi e certamente entra, con onore, nel patrimonio artistico della Santa Sede, degna, com’è, d’essere apprezzata e conservata dalle generazioni venture.
Quel che però accresce la compiacenza del Santo Padre è il valore morale del dono. Esso viene da tutti, ed è il risultato di uno slancio collettivo. È dunque una provenienza che molto, molto aumenta il valore da attribuire ad un’offerta del genere, impreziosita dalle intenzioni che l’hanno promossa, dalla cortesia che l’ha presentata.
La cara circostanza riconferma, inoltre, l’animo con cui i dipendenti delle Ville prestano la loro opera. Non è quella di estranei, di coloro che si ritengono disobbligati quando hanno compiuto materialmente la propria fatica, bensì di figli desiderosi di condividere la vita di famiglia; di dare, oltreché l’opera, il cuore; lieti di essere partecipi, con profonda convinzione, degli avvenimenti, stando presso le persone nella storia della grande istituzione che è la Chiesa e che qui ha il suo centro e Colui che la guida e la rappresenta.
Di questa cornice di anime, formatasi oggi intorno alla effigie di Giovanni XXIII e al suo Successore, il Santo Padre è felicissimo; e quindi vivamente ringrazia per il tributo di omaggio che il dono vuol significare.
Egli accetta con riconoscenza commossa l’attestato di devozione alla Santa Sede, così vivo, filiale, sincero, pio. Inoltre la gratitudine, la commozione, l’apprezzamento crescono per quanto il dono rappresenta. Ogni offerta è obbligante: ma il particolare che quei diletti figli hanno scelto di volere rappresentata, dinanzi al Santo Padre, la figura del Papa che tutti ricordiamo e veneriamo; che è stato definito il Papa della bontà, il Papa della mansuetudine, il Papa della pastoralità della Chiesa; tutto ciò rende l’oblazione, artistica e deferente com’è, ancor più elevata e bella.
Sua Santità raccoglie queste intenzioni, proponendosi realmente di rivedere nelle sembianze scultoree del busto, l’immagine cara di chi piangiamo morto, godemmo vivo e speriamo di potere, un giorno, incontrare. Anche perché la memoria del Papa precedente richiama pure - ed è stato ben detto - la serie immediata degli altri Antecessori. Basterà ricordare quante volte abbiamo qui visto ed onorato Pio XI e Pio XII.
Il Santo Padre ringrazia anche per le rievocazioni, così gentili e sacre, che rendono ancor più considerevole questo momento. Ma è grato, soprattutto, per aver avuto la gioia di poter rivedere nel marmo qualche cosa che vive tuttora fra noi: il ricordo di Giovanni XXIII. Egli fu, per colui che il Signore avrebbe prescelto quale Successore, estremamente paterno. Gli volle un bene che superava la già effusa amabilità dimostrata da Giovanni XXIII per tutti: un vero privilegio insomma - senza voler far torto ad alcuno, - tanto era sempre accentuata la gentilezza, l’affabile consuetudine, la squisita cordialità che ora rendono Paolo VI costantemente vicino al Predecessore nella preghiera, nella memoria, nel proposito di seguire i suoi passi e raccogliere l’eredità delle opere sue.
Pure per tali motivi personalissimi - ma godibili per quanti li conoscono e condividono - l’Augusto Pontefice rinnova il proprio ringraziamento: e tutti benedice per gli intenti che hanno promosso il bellissimo gesto, e per le rievocazioni che hanno accompagnato un istante di familiare dolcezza in un incontro che rimarrà indimenticabile in quanti partecipano alla vita della residenza pontificia di Castel Gandolfo.
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