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VISITA DI PAOLO VI
ALLA RESIDENZA ESTIVA DEL COLLEGIO INGLESE

Giovedì, 22 agosto 1963

 

La breve apparizione di Sua Santità a Palazzola non vuole essere una visita ufficiale e storica, né iscriversi nell’elenco delle visite di molti Sommi Pontefici che hanno segnato avvenimenti per la storia di questa Istituzione: da Pio II, - che narra nei suoi Commentarii la sosta compiuta nel 1462 a Palazzola, dove nella futura dimora estiva del Collegio Inglese era allora un monastero di religiosi, che egli descrive minuziosamente - a Leone XII, Gregorio XVI e Pio IX; ma vuole essere soltanto la conferma di un sentimento spontaneo.

Il Papa in un periodo dell’estate si trova sullo stesso lago presso il quale gli alunni del Collegio Inglese passano le loro vacanze. Egli sente - dichiara sorridendo Sua Santità - che, da questa prossimità locale e dal tempo trascorso nel respiro dell’aria balsamica dei monti Albani, può scaturire un motivo di colleganza, di amicizia speciale, che Egli pone volentieri in evidenza. Saluta dunque i presenti, e manifesta amicizia, cordialità e grande interesse non solo per la Casa, ma per i giovani, per Monsignor Rettore, per quanti gli sono collaboratori; soprattutto per i cari alunni che passano in Italia anche le loro holidays.

Al solo enunciare tutto ciò, - come dimostra quanto ha detto il Rettore - si avverte un risvegliarsi di ricordi: la storia, il nome, il popolo Inglese; i suoi drammi spirituali, a cominciare da quello che ha disgiunto l’Inghilterra dalla Cattolicità. E poi tutto quanto è avvenuto, anche in quest’ultimo secolo, di aspirazioni, di esperienze, di primi albori di una nuova giornata religiosa, spirituale, cattolica del popolo Inglese. Tale ricordo e questa visione riempiono il cuore del Papa di grandi sentimenti: simpatia, affetto, ammirazione per ciò che compiono i cattolici Inglesi e per quel che rappresentano nella Chiesa di Dio.

Essi costituiscono uno dei punti strategici, si direbbe, della vita della Chiesa; per l’effettuarsi di nuovo sviluppo, che abbia, come hanno augurato poc’anzi le parole del Rettore, lietissimo fine; potere cioè, un giorno salutare davvero, una volta ancora, l’Inghilterra quale Patrimonio della Madonna; e i suoi abitanti, e quanti altri condividono con loro la nazionalità, divenire tutti figli della stessa Chiesa, della medesima fede, con la fiducia, nel cuore, di salvezza cristiana.

Pertanto, anche volendo considerare una visita come questa nei termini occasionali e confidenziali, non è possibile che il Papa non dica ai cari ascoltatori quanto li ami; che Egli non pensi a loro siccome a figli di una grande Nazione e quindi di una grande speranza; che non veda concentrarsi, nelle loro vocazioni, i fili di Dio, Che sta intessendo chissà quale mirabile disegno per la loro Patria e per la Chiesa.

In tal modo Sua Santità si trova dolcemente obbligato ad accompagnare i suoi voti, con le preghiere, assicurando simpatia e considerazione particolare, particolarissima, per la storia religiosa dell’Inghilterra; e di estendere questi auguri e le benedizioni alle singole persone, alle famiglie, alle diocesi da cui i giovani provengono; e a tutta la grande area, si direbbe mondiale, della lingua inglese; ed a quanti dall’Inghilterra hanno ricevuto un messaggio di umanità e di civiltà.

Che il Signore fortifichi gli alunni di oggi nella vocazione santa; conceda ottimi frutti e la gioia di averla maturata in questa terra, vicino alla Sede di San Pietro; faccia sentire come l’essere così uniti anche nella vicenda scolastica della preparazione al futuro ministero, certamente non comporta l’estraniarsi dalla propria terra, dalla lingua, dalle abitudini e consuetudini, ma significa acquisire la capacità di meglio comprenderle, meglio servirle, meglio amarle; e profondere, domani, nel loro grande e privilegiato Paese, le benedizioni della Santa Chiesa.

Con tali alti pensieri il Santo Padre tutti nuovamente saluta e benedice. Vorrebbe ora recitare insieme con essi una preghiera. Quale? Ecco: un Pater all’Altissimo e un’Ave Maria alla Madonna, nella festa odierna del suo Cuore Immacolato, verso il quale - come poco fa rilevava Monsignor Rettore - nella chiesa del Collegio si professa particolare culto e devozione.

Invocando quindi la paternità e misericordia del Signore, con l’ausilio di Maria Santissima, la benedizione dell’ultimo e più piccolo Vicario di Cristo, ma sempre autentico erede e successore del Principe degli Apostoli, vuol essere per gli alunni di oggi, sacerdoti domani, propizia e feconda di numerose grazie e di eletti doni celesti.

                                   



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