DISCORSO DI PAOLO VI
ALLE RELIGIOSE FIGLIE DELLA CARITÀ
DELLA CASA DI SANTA MARTA
Domenica, 10 gennaio 1965
Il Santo Padre rivolge dapprima il saluto al Signor Cardinale di Jorio ed ai Prelati intervenuti, i Monsignori Principi, Camagni, Guerri, e a quanti altri si occupano, con encomiabile impegno, di questa Istituzione che favorisce numerose famiglie.
Quindi l’Augusto Pontefice manifesta speciale gratitudine per le Religiose Figlie della Carità, alle quali è affidata la Casa di Santa Marta. Egli, da molti anni, conosce ed apprezza le sollecitudini, la bontà, il silenzio, la modestia e la dedizione alle varie opere a cui esse attendono: l’ospitalità ai pellegrini; il pensionato per numerosi Monsignori della Segreteria di Stato; e, infine, questa assistenza per i bambini e le loro famiglie. All’intera Comunità, quindi, a cominciare dalla Superiora, per giungere a tutte e singole le Religiose e alle giovani che qui le coadiuvano, una Benedizione particolare.
Ed ora il saluto del Supremo Pastore si volge a tutti gli amici di Santa Marta e, nel lieto giorno che ancora prolunga il gaudio dell’Epifania del Signore, il suo pensiero va particolarmente alle mamme, sicuramente consapevoli della reverenza e tenerezza suscitate dalle loro persone, proprio per la missione che il Signore ha loro assegnata: la maternità. La Chiesa onora questo stato della vita umana, così alto e degno: ogni madre pertanto deve, a sua volta, onorare la vocazione che in modo tanto sublime caratterizza la propria vita; con l’amore umano benedetto e santificato dal Signore; nel costituire la famiglia cristiana; e con l’accettare le grandi responsabilità che la famiglia stessa comporta.
Iddio benedica ognuna di queste nobile creature, affinché, sempre forti e liete dell’importante compito a cui devono attendere, abbiano della famiglia a cui presiedono la più elevata stima. Siano certe della divina predilezione, che le ha chiamate a trasmettere la vita e a curare il buon funzionamento d’una casa cristiana.
Tutto ciò esige alcune virtù fondamentali: tra esse la pazienza, la dolcezza, la capacità di non stancarsi mai, e di vigilare sempre; la cura premurosa di santificare la vita domestica con la mente volta al soprannaturale, con una speciale devozione alla Madonna e con l’assidua prece al Signore in mezzo a non poche fatiche, che sovente si rivelano come altrettante tribolazioni. Ora, proprio nel saperle accettare con fortezza e generosità, si dimostra salda fiducia nella Provvidenza Divina.
La maternità merita dunque profondo rispetto e considerazione illimitata. Si pensi soltanto al dolore materno, già preannunciato nelle prime pagine della Sacra Scrittura. Tutte le vicende della vita umana, del resto, segnano una storia di dolore. Orbene, la madre cristiana sa che proprio da questo insieme di pene e di angustie, ma pur di meriti e di fervida rispondenza alla legge divina, sta il motivo di sicure benedizioni da Dio e non solo sulla propria persona, ma sui figli e sull’intera famiglia.
Il discorso vuole poi volgersi ai protagonisti della riunione, i carissimi bambini. Ad essi uno specialissimo augurio del Papa, che vorrebbe formularlo con il cuore stesso del Divino Amico dei fanciulli, Gesù. È agevole, seguendo l’ineffabile esempio, mirare sui loro piccoli volti - immagine della umanità nuova - ciò che il Signore vi pone, come un perenne splendore dell’opera sua. Dobbiamo saper scorgere, nel viso semplice, sorridente o piangente, di un bimbo, il riflesso di Gesù; cioè uno dei suoi raggi più belli e consolanti appunto perché il volto umano, nell’infanzia, porta il sole e la luce dell’innocenza.
Non solo: ma proprio dall’affetto così limpido per un fanciullo noi possiamo risalire alla potenza e bontà divina, che si rispecchia in quell’anima, sicché, in tanta luce, molto meglio comprenderemo ciò che il Divino Maestro ha detto di questi incantevoli esseri: di ritenere come fatta a Sé qualunque cosa noi procuriamo a beneficio dei più piccoli e di dover noi stessi diventare come fanciulli per poter giungere al Regno dei Cieli. È quanto dire che noi dobbiamo cogliere dai bambini il continuato loro insegnamento di umiltà, sottomissione, soprattutto di innocenza.
E v’è ancora un altro tesoro. Più sentiamo di dover contribuire alle necessità che ogni piccolo ha di essere salvato, nutrito, sorretto, educato; più ti dedichiamo a questo apostolato, meglio provvediamo a far rifluire su di noi stessi le compiacenze del Signore e la possibilità di servirlo sempre sempre con cuore fanciullo, con cuore nuovo, innocente, che confida e che spera.
Il Santo Padre annuncia, a questo punto, che saranno distribuite delle immaginette, da lui portate a ricordo dell’incontro; seguirà l’assegnazione di un pacco dono ad ogni famiglia assistita. Se Egli, fatte le prime consegne, non potrà ulteriormente intrattenersi, tutti egualmente dovranno considerare la letizia che la visita gli ha procurato; e perciò, con la Benedizione, Egli lascia a loro tutto il suo grande affetto paterno.
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