DISCORSO DI PAOLO VI AI PARTECIPANTI
ALL'ASSEMBLEA DELL'UNIONE EDITORI CATTOLICI ITALIANI
Sabato, 26 marzo 1966
Diletti Figli e Figlie!
Abbiamo il piacere di accogliere stamane i vostri tre gruppi, tutti qualificati e distinti, tutti ugualmente cari al Nostro cuore. Trovandovi a Roma per un breve arco di tempo, avete desiderato di vedere il Papa, anche se fuori dei consueti termini, in cui avvengono le Udienze: e il Papa è stato ben lieto di accontentare il vostro desiderio, e di ricevervi in una parentesi del Suo lavoro, per attestarvi la Sua grande benevolenza.
Salutiamo anzitutto il gruppo più numeroso, quello degli Editori Cattolici Italiani, che partecipano domani all’Assemblea Generale indetta dalla loro Unione. La vostra presenza Ci procura viva soddisfazione, anche perché è la prima volta che vi riceviamo insieme. Voi conoscete quali siano le Nostre sollecitudini, le Nostre speranze, le Nostre attese, rivolte alla Editoria Cattolica, in Italia e nel mondo. Voi sapete altresì quali siano i Nostri sentimenti di stima e di compiacimento verso codesta benemerita Unione Editori Cattolici Italiani, con quale gioia ne abbiamo salutata a suo tempo l’istituzione, con quale interesse ne seguiamo l’attività, gli studi, le pubblicazioni.
In un momento in cui la produzione libraria si afferma sempre di più per la vastità degli interessi, la vivacità degli argomenti, la nobiltà della presentazione tipografica - e vorremmo che a questi indubbi meriti editoriali si accompagnasse sempre la vigile coscienza morale, la scelta intelligente e rispettosa, il rifiuto di avvilenti compromessi - in tale momento, diciamo, era opportuno, era anzi indispensabile che le forze sparse dell’iniziativa cattolica in codesto delicato e importante settore si organizzassero con criteri moderni, si unissero insieme, si presentassero con la serietà del loro impegno e col prestigio delle proprie realizzazioni, nella cosciente responsabilità che il nome cattolico importa, davanti a Dio e davanti alla società.
E questo voi avete fatto; e continuate a far bene, dimostrando buona volontà, coraggio, fiducia. Siate ringraziati, diletti figli, siate benedetti. La vostra attività risponde alle Nostre ansie apostoliche, per una presenza sempre più operante del Cattolicesimo nel mondo della cultura, della ricerca scientifica, delle lettere e delle arti; è una risposta altresì alle consegne del Concilio, che ha tracciato linee programmatiche molto chiare anche per i vostri interessi, con quanto ha detto sui mezzi di comunicazione sociale, sui valori di una cultura illuminata dalla vera sapienza umana e cristiana, sull’animazione cristiana delle realtà terrene.
Continuate nei vostri sforzi, che non potranno non trovare l’appoggio di quanti amano la verità, la bontà, la bellezza; sappiate penetrare sempre più a fondo, facendovi conoscere e stimare, diffondendo con criteri moderni e sagaci le vostre pubblicazioni. Sappiate che il Papa è con voi, e vi accompagna con la preghiera, con l’affetto, con la Benedizione.
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EccoCi ora a voi, diletti membri del Consiglio Nazionale del Centro Turistico Giovanile che, nel corso del vostro mandato triennale, che scade quest’anno, vi dedicate con passione e competenza allo sviluppo della benemerita Organizzazione. La vostra applicazione è tanto più significativa, in quanto, come sappiamo, non cercate compensi materiali o altri interessi personali, ma volete aggiungere alle vostre responsabilità di liberi professionisti il merito di una dedizione generosa, e degna di ogni incoraggiamento.
Anche voi, dunque, con codesto nobilissimo atteggiamento, dichiarate alta la vostra adesione alle linee programmatiche tracciate dal Concilio Ecumenico Vaticano II; spendendo infatti le vostre energie a favore del Centro Turistico Giovanile, voi adempite un compito importantissimo ed esaltante dell’apostolato dei laici, com’è stato tracciato dal Concilio. E questo in una duplice direzione: rivolgendovi da una parte ai giovani, voi instaurate con essi quel dialogo amichevole, che è autorevolmente consigliato dal Decreto sull’apostolato dei laici, procurando «di conoscervi reciprocamente e di Comunicarvi reciprocamente le proprie interiori ricchezze» (cfr. n. 12); dall’altra parte voi siete impegnati nel campo specifico del turismo, che il ricordato Decreto inserisce nei vari campi di apostolato a cui attendere con lungimirante sollecitudine, affinché coloro che viaggiano per motivi di svago e di interesse culturale, «si ricordino di essere dovunque anche degli araldi itineranti di Cristo, e come tali si comportino davvero» (n. 14).
Quale conforto per voi l’attendere a codeste responsabilità! E siamo certi che, anche allo scadere del vostro mandato, continuerete a dedicarvi a questo campo con la dedizione e il buon spirito, che vi distinguono. La Nostra Benedizione Apostolica vi conforti nel proseguimento del vostro dovere, vi ottenga ogni desiderato dono del Signore, vi accompagni per tutta la vita.
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Una parola ora anche a voi, dilettissimi studenti della Scuola Media Statale «Enrico Fermi» di Reggio Emilia, venuti in gita scolastica e culturale a Roma col vostro degnissimo Preside e col vostro Professore di Religione. Abbiam letto la lettera, franca e cortese, con cui avete chiesto di venirci a trovare, e non abbiamo potuto trattenere un sorriso di paterna fierezza e commozione: in poche parole, ricordando quanto avevamo detto agli operai di Roma (che, cioè, se essi non vengono a Noi, Noi andiamo da loro), e presentandovi come figli di operai, Ci avete chiesto di accogliervi, altrimenti saremmo «stati obbligati a venire a Reggio Emilia per non mancare di parola».
Carissimi giovani, come si fa a dir di no davanti a tali ragionamenti, dinanzi a tale decisione? Vi abbiamo dunque accolti con tutto il cuore, per dire anche a voi il Nostro affetto: sia perché, come avete tenuto a dire, siete figli di lavoratori, e quindi tanto vicini al Nostro cuore di Pastore e Padre di tutti; sia perché siete studenti, e perciò seriamente impegnati nello studio, nella disciplina, nella precoce serietà dell’animo, a fare onore ai vostri genitori e insegnanti, a gettare le fondamenta di una professione onorata, a prepararvi alle responsabilità del domani, nella adesione generosa e cosciente all’insegnamento della Chiesa; sia ancora perché siete giovani, e perciò siete la speranza di un domani migliore, la fioritura di una bella primavera, destinata a dar frutti duraturi. Voi sapete che la Chiesa si attende tanto, tantissimo dalla gioventù, dal suo sforzo cosciente, libero e lieto di una completa formazione intellettuale, spirituale, morale: di qui dipende ogni cosa, la vostra felicità personale e il vostro vero successo, come pure il progresso culturale e civile della società.
Il Concilio ha anche inviato uno dei suoi messaggi ai giovani, per attestare loro queste lietissime attese, per invitarli a spendere bene i talenti della loro giovinezza, per farli riflettere alla grande dignità, che solo la fede in Dio, l’amore a Cristo, l’appartenenza alla Chiesa assicurano alla coscienza umana.
Siate vigili nell’accogliere queste voci, che vi vengono da chi tanto vi ama, e sappiate incentrare la vostra vita nell’amore di Dio e dei fratelli. È questo l’augurio che il Papa vi porge con cuore di Padre: accoglietelo, carissimi, con la Nostra Benedizione Apostolica, che estendiamo ai vostri insegnanti presenti e lontani, ai vostri genitori e parenti e a tutti i vostri condiscepoli.
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