INCONTRO DI PAOLO VI
CON I FEDELI DELLA PARROCCHIA DI SANTO STEFANO
Domenica di Pasqua, 10 aprile 1966
Il Santo Padre inizia il suo familiare colloquio con il popolo portando l’augurio di Buona Pasqua a tutti i presenti; in primo luogo al Parroco che ringrazia e benedice per il bene che vuole e che ha fatto ai suoi fedeli; ai collaboratori del Parroco, alle Suore Figlie di Cristo Re, che lavorano con tanto fervore per l’istruzione e la formazione dei bambini; alle associazioni che vengono ad assistere i giovani e a prodigarsi per far vedere ai bisognosi che non sono abbandonati: le Suore dell’Assunzione, la Prima Primaria, i giovani di Sant’Eugenio e tutti gli altri ai quali vuole esprimere gratitudine ed incoraggiamento a proseguire, a perseverare nel loro apostolato affinché tutti possano formare una bella comunità cristiana. Anche ai cantori, ai chierichetti, alle famiglie tutte il Papa esprime l’augurio: Buona Pasqua!
Egli viene come Successore di Pietro, il quale, dopo la Pentecoste, fece la prima predica a una moltitudine immensa e proclamò e attestò la risurrezione di Gesù Cristo della quale, con gli altri apostoli, fu testimone. Questa testimonianza San Pietro la ripeterà continuamente, e la confermerà risanando, nel nome di Cristo risorto, il paralitico.
E il Papa, Successore di San Pietro, ripete tale testimonianza, così come l’hanno ripetuta per diciannove secoli i suoi predecessori: Cristo è risorto, e la Pasqua è la festa, è la celebrazione di così grande e mirabile avvenimento.
L’applauso con il quale i diletti figli hanno salutato le sue ultime parole esprime al Papa la loro letizia; Cristo infatti è risorto per tutto il genere umano, per darci la vita; e quelli che credono in Lui e gli sono fedeli, vivono nella sua fede e nella sua grazia, risorgeranno per una vita beata che non avrà fine.
A tutti quelli che soffrono, che mancano del necessario il Santo Padre ricorda che i prediletti di Gesù sono i sofferenti, i malati, i poveri; che il Signore li ama in modo speciale perché anch’Egli volle essere povero, che è il loro grande amico, e vuol mettere nel loro cuore la speranza.
Dopo aver assicurato ai parrocchiani di Santo Stefano che Egli, il Papa, li segue con particolare sollecitudine ed affetto, che cercherà di aiutarli per quanto gli è possibile, che chiederà anche alle autorità civili - alle quali si estende l’augurio di buona Pasqua - di aiutarli, di assisterli, di venire incontro ai loro bisogni; il Santo Padre esorta i dilettissimi figli ad essere buoni, ad amare il Signore. Nascerà dalla loro vita cristiana gaudio e consolazione; i dolori saranno benedetti e diverranno fonte di meriti e di virtù.
E nel nome del Signore risorto il Papa rinnova a tutti il suo augurio e la sua benedizione.
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