DISCORSO DI PAOLO VI
AI MEMBRI DELLA COMMISSIONE DI STUDIO
PER IL DIACONATO PERMANENTE NELLA CHIESA LATINA
Venerdì, 24 febbraio 1967
Venerati Fratelli!
Non vogliamo che voi lasciate questa alma Città di Roma senza che Noi vi salutiamo con la devozione e l’affezione che sempre alimentiamo nel cuore per i Nostri degnissimi Fratelli nell’ufficio episcopale, e senza che Noi vi ringraziamo d’essere qua venuti per esprimerCi il vostro consiglio circa la pratica e ordinata attuazione del ripristino dell’ordine diaconale, nella nostra Chiesa Latina, come grado permanente della Sacra Gerarchia.
Trattandosi di cosa nuova e non poco implicata con la disciplina canonica, e volendo tener conto dei desideri a Noi manifestati, come pure delle difficoltà che la costa medesima può presentare, abbiamo voluto, prima di procedere ad atto legislativo, mettere ciascuno di voi al corrente delle conclusioni degli studi intrapresi, per Nostro ordine, su tale oggetto ed insieme con voi esaminare la questione in tutto il suo insieme per darle finalmente un felice compimento. Ciascuno di voi infatti a Noi si è rivolto per avere da Noi le opportune istruzioni e le necessarie facoltà, che la Costituzione conciliare «Lumen Gentium», n. 29, riserva a questa Sede Apostolica; ed a ciascuno dì voi abbiamo desiderato dare direttamente la prova del Nostro particolare interessamento, e con tutti voi discutere questo non piccolo affare.
Ora Noi attendiamo di sapere quale sia l’esito di queste riunioni per poi dare all’affare stesso la sua conveniente norma canonica. Vogliamo intanto dire a voi, che dalla restituzione del diaconato in suo proprio stato permanente tanto sperato, quale grande concetto Noi abbiamo di questo grado dell’ordine sacro. La sua origine apostolica, la sua specifica definizione come servizio, il suo primo membro e rappresentante, l’eroico protomartire Stefano, «virum plenum fide et Spiritu Sancto» (Act. 6, 5), l’onore in cui il diaconato permanente è stato tenuto per tanto tempo nella Chiesa Latina ed è tuttora tenuto nelle Chiese Orientali, l’opera varia ed utilissima, che i Diaconi hanno prestato alla Chiesa in tanti periodi ed in tante vicende della sua storia, le funzioni infine che la citata Costituzione conciliare loro riserva, costituiscono per Noi altrettanti motivi della Nostra stima per l’ordine diaconale. Saremo pertanto ben lieti di dare esecuzione con spontanea volontà alle disposizioni del sacro Concilio a questo riguardo, e di assecondare, come meglio Ci sembrerà possibile, i desideri, che la vostra carità pastorale Ci ha manifestati.
Una cosa sola a Noi preme: «Omnia in charitate fiant» (1 Cor. 16, 14), come dice l’Apostolo Paolo, intendendo qui per carità non solo la virtù teologale, che da Dio procede e che a Lui ci unisce, ma altresì quell’armonia di animi e di azioni, la quale deve caratterizzare i vicendevoli rapporti della comunità ecclesiastica, e assomma perciò in sé un complesso di sentimenti, di virtù, di norme, onde la pienezza di ordine e di santità della comunità medesima risulti arricchita. Ci piace pensare all’unione, alla docilità, all’affetto, che deve unire il Diacono al suo Vescovo; Ci .piace pensare allo spirito di servizio, che deve caratterizzare il Diacono, che appunto dal servizio è definito e nel servizio trova la sua assimilazione a Cristo, «qui non venit ministrari, sed ministrare» (Matth. 20, 28); Ci piace anche pensare che la santa Chiesa avrà nei Diaconi permanenti nuovo e puro esempio di quello splendore di casti, costumi? che meritamente è postulata dal sacro ministero, sia che essi rimangano celibi, e sia che, già coniugati e di matura età, siano insigniti dell’ordine diaconale.
Voglia il Signore rendere fonte di gaudio spirituale questa novità: cresca la nostra venerazione per chi nella Chiesa è chiamato a prestarle opera e testimonianza nel sacro diaconato; cresca l’efficienza della cura pastorale e dell’apostolato cristiano. che dai Diaconi permanenti ci attendiamo; cresca il «senso della Chiesa», che il Signore ha voluto dotare di sacri ministri e questi ha voluto distinguere, ed insieme unire nella compagine gerarchica e comunitaria; cresca la sua grazia là dove maggiore è il bisogno e al bisogno con nuovi ministri s’intende provvedere; e adempia questi voti la Nostra Benedizione Apostolica.
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