INCONTRI DI PAOLO VI
AL PALAZZO DELLE NAZIONI
Ginevra - Martedì, 10 giugno 1969
I LAVORATORI
Cari Amici,
Grande è la gioia che Noi proviamo nell’incontrarvi, poiché nella divisione tripartita che caratterizza l’Organizzazione Internazionale del Lavoro, voi rappresentate un elemento particolarmente prezioso ai Nostri occhi: voi fate intendere qui, nella sede di una delle più alte istanze di questo mondo, la vote dei lavoratori!
Quando si pensa alla tormentata storia delle classi lavoratrici, alle difficoltà inaudite così a lungo incontrate per farsi ascoltare ad alto livello, si può misurare, con ammirato stupore, il cammino percorso e comprendere cosa significa questa constatazione, in apparenza così semplice e banale: i lavoratori sono presenti nell’Organizzazione Internazionale del Lavoro. Vi è ancor di più: è uno di loro che presiede per la prima volta l’Assemblea generale, nella persona del Segretario dell’Unione dei Sindacati svizzeri, il Sig. Giovanni Mori, a cui Noi siamo felici di rivolgere un saluto tutto particolare.
In realtà, vi è motivo di rallegrarsi, vi è motivo perché nel cuore dei lavoratori del mondo intero nasca e si alimenti una speranza immensa. Vi è anche motivo - permettete che ve lo diciamo - di gioia e di speranza per la Chiesa e per colui che vi parla, il quale, dietro l’esempio dei suoi grandi Predecessori - Leone XIII, Pio XI e in particolare Giovanni XXIII - vuol essere per il mondo del lavoro, con tutte le sue forze, un difensore e un amico.
Vi salutiamo adunque con profonda stima e con profondo affetto; il Nostro solo rincrescimento è - a causa del tempo troppo limitato a Nostra disposizione - di non potere avvicinare personalmente ciascuno di voi. Ma voi saprete leggere nei Nostri occhi e nel Nostro cuore i sentimenti che Ci animano a vostro riguardo. E questi sentimenti non sono solamente i Nostri: sono quelli della Chiesa, come possono attestarlo quei memorabili documenti che sono le encicliche Rerum novarum, Quadragesimo anno e Mater et Magistra, per non citarne altri.
Cari amici, Noi vorremmo lasciarvi una parola che restasse nella vostra memoria come ricordo di questa breve visita.
Noi vi diremo: qualunque possano essere le vostre convinzioni personali, sappiate che la Chiesa vi stima e vi ama, consideratela come amica. E sappiate che, nella fedeltà al Vangelo di Cristo, le istituzioni della Chiesa, e le persone che le rappresentano, sono e saranno sempre per voi non straniere, ma amiche.
Noi eleviamo le Nostre preghiere a Dio e formuliamo voti ardenti, affinché qui le vostre attività siano benefiche per tutto il mondo del lavoro, e di gran cuore invochiamo su voi, sulle vostre famiglie e sulle vostre Patrie, l’abbondanza delle benedizioni divine.
I DATORI DI LAVORO
Cari Signori,
Come abbiamo testé rilevato davanti alla Conferenza Generale, torna ad onore dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro l’aver compreso, fin dalla sua fondazione, che era venuta l’ora d’invitare a collaborare le tre grandi forze che animano il dinamismo umano del lavoro nel mondo moderno: gli Uomini di Governo, gli Imprenditori, le Classi Operaie.
In una leale discussione si affrontano così i punti di vista particolari secondo i quali ciascuno dei tre gruppi esamina la soluzione dei problemi proposti. Nessuno potrebbe sottovalutare l’importanza capitale, in questo dialogo, di coloro che detengono in qualche modo la potenza economica, e che hanno il terribile potere di dare o di rifiutare , ai loro fratelli ciò da cui dipende il loro sostentamento e quello delle loro famiglie: il lavoro.
È questa una grandissima responsabilità. Non soltanto tutto l’ordine esteriore della società si trova così, per una parte, alla vostra dipendenza. Ma - ciò che è più grave e di ben più grande valore - è da voi che dipende per innumerevoli esseri umani, l’accesso concreto e reale all’esercizio di quei diritti fondamentali proclamati più volte in tanti illustri documenti, a cominciare dalla Dichiarazione di Filadelfia, della quale la vostra Organizzazione è legittimamente fiera.
Voi comprenderete quanto la Chiesa Cattolica sia sensibile a questo aspetto umano dell’esercizio delle vostre responsabilità; quanto essa desideri che tutti coloro ai quali torna ad onore di dare lavoro agli altri siano pienamente coscienti che quelli che essi impiegano sono degli uomini, sono loro fratelli creati e redenti dallo stesso Dio. Solo questo senso di fraternità universale, portata al mondo da Cristo e instancabilmente predicata dalla Chiesa, può - Noi lo pensiamo - permettere di superare definitivamente gli antagonismi e di risolvere fondamentalmente i problemi del mondo del lavoro.
Ecco ciò che Noi volevamo dirvi venendo fra voi. E se un orario troppo intenso Ci impedisce, purtroppo, di prolungare questo incontro quanto Noi l’avremmo voluto, siate almeno sicuri che Noi seguiamo con attenzione i vostri problemi, che Noi apprezziamo il vostro lavoro, e che di tutto cuore Noi invochiamo sulle vostre persone, sulle vostre famiglie e sulle vostre Patrie l’abbondanza delle divine benedizioni.
I DELEGATI DEI GOVERNI
Cari Signori,
Dopo aver commemorato solennemente, davanti alla Conferenza Generale, il cinquantesimo anniversario dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, sarebbe stato Nostro vivo desiderio di poter accostare personalmente ciascuno di coloro che compongono i tre grandi rami di questa magnifica istituzione: gli uomini di Governo, i delegati dei Lavoratori, i rappresentanti degli Imprenditori.
Un orario molto intenso Ci obbliga ad accontentarCi di un saluto collettivo a ciascuno di questi gruppi: siate sicuri, pero, che la brevità che Ci è imposta non toglie nulla, per quanto Ci riguarda, al piacere e alla cordialità di questo incontro.
Il gruppo altamente qualificato al quale Noi abbiamo l’onore di rivolgerCi in questo momento è senza dubbio quello che svolge un compito preponderante e ha la responsabilità più grande: nelle decisioni elaborate qui in fraterna collaborazione con i delegati dei Lavoratori e degli Imprenditori, voi recate il punto di vista dei Governi, vale a dire dell’autorità che sarà in seguito incaricata di applicare, nei diversi Paesi, le vostre comuni decisioni.
È forse esagerato affermare che voi, in tal modo, tenete nelle vostre mani la sorte di innumerevoli lavoratori su tutta la faccia della terra? e che dalle vostre deliberazioni può sortire per essi l’alleggerimento di pesi talvolta intollerabili, il riconoscimento effettivo di diritti essenziali, in una parola una più alta qualità di vita e di felicità umana?
Questo è un compito - voi lo comprenderete - al quale la Chiesa non può essere indifferente, ed è la ragione della Nostra presenza a Ginevra, oggi. Accettando l’invito del vostro Direttore Generale, Noi intendiamo dimostrare una volta di più che la Chiesa è vivamente interessata alla sorte dei lavoratori e all’azione di tutti coloro che si adoperano per migliorarla: voi - Signori - delegati dei Governi presso l’OIT, voi fra essi siete al primo posto. Per questo Noi desideriamo indirizzarvi un saluto del tutto particolare, Noi vorremmo quasi dirvi un ringraziamento: il ringraziamento della Chiesa Cattolica, per tutta l’eccellente attività che voi svolgete qui a beneficio dei vostri fratelli del mondo del lavoro.
Noi formuliamo ferventi voti - o Signori - per il successo crescente di queste attività. E di gran cuore Noi invochiamo sulle vostre persone, le vostre famiglie e le vostre Patrie, le abbondanti benedizioni di Dio Onnipotente.
FEDELI E CITTADINI DELLA SVIZZERA
Salute, salute a voi tutti, cari Figli della Confederazione Elvetica, che Ci avete fatto l’onore di venire qui al Nostro incontro! È da tempo che Noi conosciamo ed amiamo il vostro Paese e che abbiamo imparato a frequentare il cammino dei vostri Santuari: Einsiedeln, Engelberg, Sachseln, Saint-Maurice, Locarno . . . Quanti cari ricordi fanno rivivere nella Nostra anima questi nomi, quelli delle vostre città, dei vostri laghi, delle vostre montagne! E come Noi vorremmo avere il tempo di evocarli tutti . . .
Ma Noi vogliamo dirvi piuttosto una cosa che ci ha colpito, nel corso dei Nostri soggiorni in Svizzera: il carattere accogliente delle vostre popolazioni, la loro ospitalità così cordiale, l’atmosfera di pace e di benefico riposo, che voi sapete offrire ai vostri ospiti.
E Ci sembra che se voi diffondete così bene la pace attorno a voi, è perché avete imparato a praticarla, anzitutto, tra voi; voi date al mondo l’esempio di un popolo nel quale le diversità etniche, linguistiche ed anche religiose non impediscono per nulla l’unità profonda del Paese e la buona intesa tra i cittadini.
Rallegratevene: perché voi permettete così alla vostra Patria di esercitare in seno alle nazioni, una influenza molto benefica al servizio della pace. La Svizzera, grazie al suo carattere pacifico, può accogliere sul suo suolo delle istituzioni internazionali altamente qualificate. Ed è con grande piacere che Noi salutiamo fra voi i funzionari e gli impiegati dell’organizzazione delle Nazioni Unite e di parecchie altre Istituzioni internazionali che hanno sede in questo Paese. Noi Ci rallegriamo al pensiero che tante buone energie sono qui all’opera per la pace e il bene degli uomini.
Quanto a voi, cari Figli della Svizzera, Noi non possiamo che esortarvi ad essere fedeli alle virtù tradizionali del vostro popolo: perché è tosi che voi attirate su di esso l’assistenza e la benevolenza divina. Noi le invochiamo su di voi in questo momento, per l’intercessione di San Nicola de Flüe, - il caro «Bruder Klaus» (Fratello Klaus), il vostro protettore in Cielo - e Noi impartiamo di gran cuore a voi, come pure alle vostre famiglie, ai vostri Cantoni, a tutto il popolo elvetico, la Nostra Benedizione Apostolica.
LE MISSIONI DIPLOMATICHE
Messieurs,
C’est un privilège de ce Pays d’avoir, par une pratique éprouvée d’une sage et active neutralité, attiré l’attention des responsables du destin des peuples au lendemain des grands conflits mondiaux. C’est ce qui a valu à la ville de Genève d’être choisie comme siège d’un nombre important d’institutions internationales, et c’est ce qui Nous vaut le plaisir de vous rencontrer aujourd’hui.
Vous êtes, Messieurs, accrédités par vos Gouvernements auprès de ces institutions, et Nous avons plaisir à saluer en vos personnes des hommes qui ont foi en ces organisations internationales, qui en apprécient le travail et contribuent, pour leur part, à en assurer le succès. Permettez que Nous vous en félicitions.
C’est une caractéristique de notre temps que cette ampleur singulière prise par les problèmes internationaux et par les organismes qui s’emploient à les résoudre. De ceux qui, comme vous, soutiennent ces organismes par leur active collaboration, on peut dire qu’ils travaillent vraiment pour le bien de l’humanité, et que leur action mérite estime et respect.
Cette action n’est peut-être pas toujours appréciée comme elle le mériterait: c’est qu’il y a toute une éducation à la vie et à l’activité internationales, et, comme toute éducation, celle-ci demande du temps et de la patience. Soyez-en, Messieurs, les bons artisans! Collaborer, comme vous le faites, au plan international, c’est mettre la concorde à la place de la méfiance, c’est donc travailler positivement à la construction de cet édifice si fragile, sans cesse menacé, et pourtant si désirable, qui s’appelle la paix entre les peuples.
L’Eglise catholique apprécie et encourage ces efforts; elle désire être elle-même présente chaque fois que le véritable bien de l’homme est en cause, et c’est pourquoi le Saint-Siège a tenu à se faire représenter auprès de plusieurs de ces organismes, auprès desquels vous êtes vous-mêmes accrédités: c’est assez dire le prix qu’il attache aux services rendus à la communauté humaine par tout ce travail déployé au plan international.
C’est donc de grand cœur, Messieurs, que Nous formons des vœux pour le succès de vos activités. Dieu veuille les faire fructifier! Qu’il daigne les bénir comme Nous les bénissons Nous-même en son nom, en invoquant son assistance et sa toute-puissante protection sur vos personnes, sur vos familles et sur vos Patries.
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