Index   Back Top Print

[ EN  - IT  - PT ]

PELLEGRINAGGIO APOSTOLICO
DI SUA SANTITÀ PAOLO VI
IN ASIA ORIENTALE, OCEANIA E AUSTRALIA

RADIOMESSAGGIO DEL SANTO PADRE PAOLO VI
A TUTTI I POPOLI DELL'ASIA

Manila, Filippine
Domenica, 29 novembre 1970

 

1. A voi, milioni senza numero di uomini e donne, Nostri fratelli, abitanti dell’Asia, questo incrocio di culture antiche e moderne, e specialmente a quelli tra voi che sono i Nostri figli in Cristo, la Benedizione di Dio, Pace e Fraternità.
Siamo felici di indirizzarvi queste parole in occasione dell’inaugurazione di Radio-Veritas, alla quale Noi vogliamo portare il Nostro incoraggiamento per una attività sempre più illuminata, generosa e feconda. Noi esprimiamo parimente la Nostra riconoscenza al Cardinale Rufino Santos, che ha promosso questa grande impresa, e a tutti coloro che hanno reso possibile la realizzazione di questa opera importante. Auguriamo che, per suo mezzo, vi pervenga l’eco dell’insegnamento del Cristo, per elevare le vostre anime verso il Dio d’amore e di verità; per intrecciare tra voi, suoi uditori, dei vincoli di carità evangelica, affinché, sensibilizzati «alle gioie ed alle speranze, alle tristezze ed alle angosce di tutti, e soprattutto dei più poveri» (Gaudium et spes, 1), voi intraprendiate insieme l’edificazione di una società più giusta e più solidale.
Fratelli, questa è la prima volta che il Capo della Chiesa Cattolica viene di persona in questa parte del vostro Continente e, per disposizione della Provvidenza, ciò si compie nell’umile persona Nostra. Noi siamo riconoscenti, perché guardiamo all’Asia con amore e rispetto, per la veneranda antichità e per la ricchezza della sua millenaria cultura. Questa terra immensa ha dato origine a grandi civiltà, è stata la culla di religioni mondiali, la custode di antica saggezza. Ed ora Noi ci troviamo in una regione dove le antiche correnti dell’Oriente e quelle più recenti dell’Occidente si sono fuse in un mutuo arricchimento.

UNA GRANDE SPERANZA

2. Rivolgendo a voi, la Nostra parola, non può sfuggirci una considerazione, tanto ovvia quanto meritevole di essere tenuta ben presente. Il vostro continente, che si estende dai confini della vecchia Europa e dell’Africa al Pacifico, coprendo poco meno di un terzo della terra offerto a sede dell’uomo, è abitato da una popolazione che è più della metà dell’intera umanità. Questo fatto dà, già da solo, un’idea delle proporzioni dei problemi che si pongono ai vostri popoli, e insieme dice l’importanza - il peso, diremmo - che l’Asia ha per il presente e ancor più per il futuro del mondo intero.
Questo duplice aspetto lo andiamo considerando con un grande interesse, con rispetto per coloro ai quali spetta di provvedere, con lungimirante saggezza, a che lo sviluppo delle cose possa compiersi con la necessaria sollecitudine, non con tumultuoso e pericoloso disordine, ma in maniera benefica e razionale; con l’auspicio più cordiale e con la volontà di dare tutto il contributo che ci è possibile a tale scopo; con una grande speranza!
Nessuno più di Noi sinceramente desidera vedere tutti voi prendere il posto che vi spetta nel mondo e partecipare secondo giustizia ai mezzi e ai vantaggi del benessere economico e sociale. Nessun più di Noi ha presenti allo spirito e deplora le situazioni di incompleto sviluppo o di ingiuste sperequazioni ancora esistenti fra voi, nei rapporti di una Nazione con altre o fra cittadini di una stessa Nazione. Nessuno più di Noi - per ragioni di giustizia, per affetto verso i vostri popoli, senza distinzioni e senza preferenza se non in favore dei più deboli e dei più bisognosi, per l’interesse stesso della pacifica convivenza e della buona e fruttuosa cooperazione nell’interno dei vostri Paesi, nella vastissima vostra area e anche fuori di essa - invoca con i suoi voti che tali situazioni siano al più presto e nella maniera più completa superate, conformemente ai diritti naturali dei singoli individui, dei vari gruppi sociali e di tutti i popoli.
Sappiamo che molte sono le difficoltà anche di ordine tecnico. Queste difficoltà non possono essere superate senza una collaborazione a livello mondiale e senza una vicendevole e disinteressata assistenza. Fortunatamente la coscienza di questa necessità va guadagnando terreno, mentre sempre più vivo si fa sentire il dovere di solidarietà tra le Nazioni del mondo. Vi esortiamo ad agire con generosità in questo grande movimento. E Noi esortiamo parimente quanti, fuori del Continente asiatico, ne hanno possibilità e dovere, a dare ancor più larga cooperazione allo sviluppo integrale di tutti.

COMBATTERE LE INGIUSTIZIE

Così come sentiamo urgente il dovere di esortare tutti i responsabili a combattere decisamente, ovunque sussistono, le ingiustizie nelle situazioni o nei rapporti dei vari gruppi sociali e a dare sempre più forte impulso, con mente e cuore aperti e con ferma mano, alla promozione umana di tutti i cittadini, prestando particolare attenzione alle necessità e ai diritti dei più poveri e abbandonati fra di essi, dagli operai che aspirano a giusti salari, ai lavoratori delle campagne dove spesso è invocata una saggia riforma agraria.

3. Nel rivolgere queste Nostre esortazioni ci sostiene una grande speranza. Questa speranza, desideriamo dirvelo, oltre che nell’aiuto di Dio o nell’impegno responsabile di voi tutti, dai più umili ai più elevati nelle loro funzioni, riposa nella consapevolezza delle virtù e delle qualità naturali che - pur nelle molteplici differenze fra popolo e popolo - sono comuni alle vostre stirpi, e alcune delle quali costituiscono per esse quasi un tratto caratteristico.
Infatti, contemplando il passato delle vostre Nazioni, fratelli, Noi siamo soprattutto impressionati dal senso dei valori spirituali, che domina il pensiero dei vostri saggi e la vita delle vostre genti. La disciplina dei vostri asceti, il profondo spirito religioso dei vostri popoli, la pietà filiale e l’attaccamento alla famiglia, il culto degli antenati - sono tutti valori che indicano il primato dello spirito; tutti rivelano la vostra incessante ricerca di Dio, la vostra fame del soprannaturale.
Queste caratteristiche non hanno valore esclusivamente per la vostra vita spirituale. Esse, insieme, non soltanto non rappresentano un ostacolo per la conquista di quei progressi tecnici, economici, sociali ai quali le vostre innumerevoli genti giustamente aspirano, ma offrono anzi una base di inestimabile valore perché il progresso possa compiersi in pienezza e in maniera che non ne restino sacrificati i valori più profondi e preziosi che dell’uomo fanno quell’essere baciato dal soffio dello spirito, padrone - potenzialmente, almeno - del cosmo e delle sue forze, ma, altresì dominatore di se stesso.

L' OMBRA DEL MATERIALISMO

La scienza e la tecnologia sono prova della conquista dell’ordine materiale da parte dello spirito umano. E tuttavia è all’ombra di queste conquiste che il materialismo si cela e ovunque si applichi su larga scala la tecnologia, ivi cerca pure di insinuarsi il materialismo. Tuttavia, con la visione spirituale che è nella vostra tradizione, col vostro senso di disciplina e di moralità e con l’integrità della vostra vita familiare, voi dovete avere la capacità di opporvi al materialismo, fino ad aiutare la civiltà occidentale a superare i pericoli che il suo stjesso progresso rinserra.

4. Il materialismo, però, con tutte le sue conseguenze negative è soltanto il sintomo esterno di un malessere più profondo che al presente affligge larghi settori dlell’umana famiglia: un indebolimento della fede in Dio, o addirittura la sua perdita totale. E quando l’ateismo diventa militante ed aggressivo, come ha fatto, riesce di ancor più grave pericolo per gli individui e per le nazioni. Tutti i popoli timorati di Dio del vostro continente e i loro leaders religiosi debbono affrontare questo comune pericolo. L’Asia, che ha visto nascere grandi religioni mondiali, non deve soccombere all’ateismo. Noi preghiamo e invitiamo voi tutti a unirvi alla Nostra preghiera, affinché la luce e l’amore di Dio preservino i vostri popoli da simile pericolo.

5. Qui è Nostro dovere dire una parola circa la presenza e l’azione della Chiesa Cattolica fra di voi. E la diciamo tanto più volentieri da questa ospitale terra delle Filippine, dove la Chiesa Cattolica è da secoli pienamente a casa propria. Non solo qui, ma in tutte le vostre Nazioni la Chiesa si sente di casa. Ciò che essa ha da portare anche a voi, il Messaggio di Cristo, cioè, non imposto ma annunciato con aperta e fraterna parola, offerto alla conoscenza e alla meditazione della vostra coscienza, non è tale da ,annullare o diminuire in alcun modo i valori culturali e spirituali che costituiscono vostro prezioso retaggio.
Cristo è la luce, la verità, la vita. E Noi ve l’annunciamo così come appare alla certezza della nostra fede; obbedienti al suo incarico, al suo comando: Andate, predicate a tutte le genti la buona, la lieta novella, insegnando loro la mia dottrina di amore e di vita; e Noi lo facciamo in atto di umile amore verso voi, Nostri fratelli, rispettosi di voi e delle vostre antiche, venerabili tradizioni.

PER I POPOLI SUI QUALI GRAVA LA TRAGEDIA DELLA GUERRA

Infatti la Chiesa, in forza della sua essenziale cattolicità, non può essere estranea ad alcuna nazione o popolo; essa è tenuta ad incarnarsi in ogni clima, cultura e razza. Ovunque essa sia, deve affondare le sue radici nel suolo spirituale e culturale del luogo e assimilare ogni valore genuino. I Nostri Predecessori, il Concilio Vaticano II e Noi stessi non solo abbliamo incoraggiato questo movimento, ma ne abbiamo indicato le necessarie direttive. Così, mentre si preserva la ricchezza culturale e l’individualità di ciascuna nazione, la Chiesa Cattolica potrà comunicare a tutte le altre quanto c’è di universale valore in ciascuna di esse, per il comune arricchimento. Cristo e il Suo messaggio hanno certamente un fascino divino che l’Oriente, profondamente religioso, è in grado di apprezzare. La vostra fede e la vostra carità, effondendosi nelle attività della vostra vita quotidiana, possono rendere questo messaggio, e Cristo stesso, visibili e accetti ai vostri connazionali, come a nessuna predicazionme è dato di fare.

6. Questa missione di portare Cristo e la Sua Chiesa vicino agli uomini dell’Asia non appartiene soltanto alla Gerarchia, ai sacerdoti, ai religiosi ed alle religiose, ma a ciascuno di voi, Nostri diletti Figli Cattolici delle varie Nazioni, alle quali ci stiamo rivolgendo. Insieme, voi formate il Popolo di Dio. Insieme voi dovete manifestare il Cristo agli altri. Sull’esempio di Cristo, che è passato facendo del bene (Cfr. Act. 10, 39), i cristiani sono i migliori amici dell’uomo, e la loro fede deve spingerli a lavorare per la santificazione del mondo (Cfr. Lumen gentium, 31) ed a mettersi alla testa di questo indispensabile movimento di solidarietà fraterna, che deve portare a tutti gli esseri umani la soddisfazione delle loro necessità di pane, di impiego, di alloggio, di educazione e la risposta alle loro aspirazioni, alla responsabilità, alla libertà, alla giustizia, alle virtù morali, in una parola, ad un «umanesimo integrale» (Populorum progressio, 42).

7. Non possiamo por termine a queste Nostre parole senza rivolgere un saluto accorato e particolarmente affettuoso ai popoli del vostro Continente, sui quali ancora grava la tragedia della guerra. Il Nostro cuore è oppresso al pensiero delle migliaia di vittime dei conflitti in corso, degli orfani e delle vedove rimasti abbandonati, delle case e dei villaggi distrutti, dei campi devastati, degli odii disseminati ed esplodenti spesso, ancor oggi, in azioni di guerra, così come di terrorismo, alle quali sono esposti anche tanti innocenti indifesi. Noi non abbiamo cessato e non cesseremo di elevare la Nostra voce, in pubblico e nei Nostri incontri con uomini responsabili, perché siano instancabilmente ricercate, con sapiente e tenace buona volontà, le vie per sospendere le ostilità e giungere infine ad una giusta ed onorevole pace, che assicuri tranquillità, libertà e possibilità di una esistenza serena e degna a tutte le popolazioni interessate. Questo appello, questa implorazione, Noi vogliamo anche qui solennemente rinnovare. E a quanti soffrono, a quanti si sforzano di lenire le loro sofferenze, a quanti operano in favore della pace, i Nostri voti più sinceri.

8. Così come di cuore rinnoviamo l’espressione della Nostra profonda partecipazione al lutto gravissimo che proprio in queste ultime settimane ha colpito un grande e caro Paese, il Pakistan, vittima di una catastrofe naturale quali forse non se ne ricordano nei secoli a noi vicini.

9. A tutti, infine, i popoli dell’Asia, ai loro Capi di Stato e governanti, che rispettosamente salutiamo, invocando dall’alto saggezza, volontà e forze sufficienti a garantire il felice e rapido sviluppo delle rispettive Nazioni di questo intero Continente; ai Capi delle religioni dell’Asia e ai loro fedeli, Noi diciamo la Nostra stima per il senso religioso, che essi coltivano con tanta cura per il benessere dei loro fratelli. Ai Nostri figli cattolici, che ancora una volta ricordiamo con affetto paterno, il Nostro augurio e la Nostra Benedizione.

                                                 



Copyright © Dicastero per la Comunicazione - Libreria Editrice Vaticana