DISCORSO DI PAOLO VI
AI PARTECIPANTI AL I INCONTRO NAZIONALE DI STUDI
DELLA «CARITAS» ITALIANA
Giovedì, 28 settembre 1972
Carissimi figli,
Un sentimento di viva consolazione ci inonda l’animo nel ricevere stamane in particolare Udienza voi, Presidenti e collaboratori delle «Caritas» diocesane d’Italia, convenuti a Roma per il vostro primo Convegno Nazionale di studio. Consolazione, diciamo, perché è la prima volta che Ci incontriamo coi rappresentanti della «Caritas» Italiana, questo nuovo organismo sorto in seno alla Conferenza Episcopale Italiana per rispondere in maniera più adeguata alle accresciute esigenze della carità e dell’assistenza della Chiesa in Italia. Ne ringraziamo di cuore il Signore, come pure ringraziamo tutti coloro ai quali si deve la sua felice realizzazione.
In tal modo nel contesto delle opere di cui è ricca e feconda l’attività caritativa dei cattolici italiani, una nuova iniziativa si inserisce; e vi si inserisce con un suo volto, con una sua particolare fisionomia, con una sua precisa e ben definita funzione. Infatti, senza sostituirsi alle istituzioni già esistenti in questo campo nelle varie diocesi e senza far perdere alle medesime le loro caratteristiche e la loro autonomia, questo nuovo organismo si presenta come l’unico strumento ufficialmente riconosciuto a disposizione dell’Episcopato italiano per promuovere, coordinare e potenziare l’attività assistenziale nell’ambito della comunità ecclesiale italiana.
La «Caritas» italiana, perciò, segna una tappa importante nelle realizzazioni della Conferenza Episcopale Italiana. E Noi, figli carissimi, vorremmo avere maggior tempo per intrattenerci con voi su questo argomento. Ci limiteremo ad alcuni punti che Ci sembrano di particolare rilievo in questo momento.
I. Anzitutto ci preme sottolineare la validità e l’attualità di questa istituzione. È vero che l’assistenza pubblica viene man mano a coprire uffici affidati per secoli alla carità della Chiesa, ed è vero anche che la società moderna è più sensibile alle applicazioni della giustizia che all’esercizio della carità. Non per questo, tuttavia, l’azione caritativa della Chiesa ha perduto la sua funzione nel mondo contemporaneo. La carità è sempre necessaria, come stimolo e completamento della giustizia stessa. Del resto, una crescita del Popolo di Dio nello spirito del Concilio Vaticano II, non è concepibile senza una maggior presa di coscienza da parte di tutta la comunità cristiana delle proprie responsabilità nei confronti dei bisogni dei suoi membri. La carità resterà sempre per la Chiesa il banco di prova della sua credibilità nel mondo: «Da questo riconosceranno tutti che siete dei miei» (Io. 13, 35).
II. Evidentemente la vostra azione non può esaurire i suoi compiti nella pura distribuzione di aiuto ai fratelli bisognosi. Al di sopra di questo aspetto puramente materiale della vostra attività, deve emergere la sua prevalente funzione pedagogica, il suo aspetto spirituale che non si misura con cifre e bilanci, ma con la capacità che essa ha di sensibilizzare le Chiese locali e i singoli fedeli al senso e al dovere della carità in forme consone ai bisogni e ai tempi; giacché mettere a disposizione dei fratelli le proprie energie e i propri mezzi non può essere solo il frutto di uno slancio emotivo e contingente, deve essere invece la conseguenza logica di una crescita nella comprensione della carità, che, se è sincera, scende necessariamente a gesti concreti di comunione con chi è in stato di bisogno.
III. Desideriamo inoltre sottolineare che è indispensabile oggi superare i metodi empirici e imperfetti, nei quali spesso finora si è svolta l’assistenza, e introdurre nelle vostre opere i progressi tecnici e scientifici della nostra epoca. Di qui la necessità di formare persone esperte e specializzate, come pure di promuovere studi e ricerche, sia per una migliore conoscenza dei bisogni e delle cause che li generano e li alimentano, sia per una efficace programmazione degli interventi assistenziali. Sappiamo che in questa moderna concezione dell’assistenza già si orienta il vostro lavoro con lusinghieri risultati. Ce ne rallegriamo con voi, e nutriamo fiducia che la vostra opera, oltre a giovare ai fini di una programmazione pastorale unitaria, potrà servire altresì per stimolare gli interventi delle pubbliche autorità ed una adeguata legislazione.
IV. Tutto ciò, naturalmente, suppone uno sforzo da parte vostra per creare armonia e unione nell’esercizio della carità, di modo che le varie istituzioni assistenziali, senza perdere la propria autonomia, sappiano agire in spirito di sincera collaborazione fra di loro, superando individualismi e antagonismi, e subordinando gli interessi particolari alle superiori esigenze del bene generale della comunità. Un coordinamento razionale di queste iniziative non solo faciliterà lo scambio di esperienze e di aiuti, ma si rivelerà provvidenziale specialmente in casi di emergenza, quando occorrerà organizzare interventi col generoso contributo di tutte le diocesi.
V. Un’ultima raccomandazione: le necessità del vostro paese non vi impediscano di aprire il cuore anche ai bisogni delle Nazioni meno favorite. Ben sappiamo che queste sollecitudini di carità non vi sono sconosciute, ma già rientrano nel programma di aiuti da voi predisposti per contribuire al progresso umano e sociale dei popoli in via di sviluppo. Con ciò la vostra azione offre chiara testimonianza di vitalità, perché comprensiva di una esigenza fra le più sentite nel nostro tempo.
Figli carissimi! Vi abbiamo aperto il Nostro animo su alcuni problemi, mettendovi a parte dei Nostri desideri e delle Nostre speranze. Si tratta di cose che già ben conoscete; ma il loro richiamo in questo momento vi aiuterà - ne siamo sicuri - per formarvi un quadro più esatto dei vostri doveri e delle vostre responsabilità. Corrisponderà la «Caritas» italiana alle attese dell’Episcopato? Noi ne abbiamo piena fiducia, e ce ne dà conferma il vostro generoso impegno, chiaramente manifestato in occasione del presente Convegno. Da queste riunioni possano tutte le vostre opere ricevere quello slancio di cui hanno bisogno per una più vera, più efficace, più generosa loro affermazione a servizio della carità.
A voi il Nostro incoraggiamento a non stancarvi, a non lasciarvi abbattere dalle difficoltà, ma ad avanzare sempre con lo stesso spirito e con lo stesso amore verso Cristo e la sua Chiesa.
Con questa fiducia, affettuosamente benediciamo voi, i vostri collaboratori, le vostre opere, e imploriamo sulla «Caritas» italiana e su quanti l’aiutano ad esercitare la sua preziosa testimonianza nella Chiesa, l’abbondanza delle divine benedizioni.
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