DISCORSO DI PAOLO VI
IN OCCASIONE DEL SIMPOSIO INTERNAZIONALE
SULLA RISURREZIONE DI GESÙ
Il presente incontro ci è motivo di particolare gioia, e sentitamente vi ringraziamo della cortese premura con cui lo avete sollecitato. Un’udienza, questa, che ce ne rievoca un’altra, di cui conserviamo viva e grata memoria: avvenuta anch’essa in una settimana di Pasqua, quella del 1970, in occasione del vostro Simposio Internazionale sulla Risurrezione di Gesù, del quale ci portate ora i frutti, opportunamente raccolti, ne pereant, in pregevole volume.
Sono appunto questi studi sulla Risurrezione di Cristo a costituire la prima ragione della nostra soddisfazione e del nostro plauso.
Sappiamo che il Simposio di cinque anni fa è ben riuscito, per il numero e la qualità dei partecipanti, e per la serietà dei loro lavori; e così ci rallegriamo per la felice ed utile iniziativa della pubblicazione degli Atti, che certamente rappresenteranno un contributo solido e benefico all’approfondimento scientifico, alla contemplazione religiosa, alla assimilazione vitale e trasformante di quel fondamentale fatto e mistero della fede cristiana che è la Risurrezione di Nostro Signore. Nel fulgore e nel gaudio pasquale di questi giorni la Chiesa ce lo ripropone con singolare intensità ed efficacia, e ad esso noi dobbiamo e diamo la nostra toltale adesione. Giovi a ciò anche questo volume, al quale auguriamo la diffusione e l’attenzione che merita.
Del presente incontro amiamo poi rilevare un secondo aspetto. Esso esprime in maniera plastica il rapporto tra Magistero ecclesiastico e Teologia: sottolinea e conferma, cioè, da un lato il nostro incoraggiamento - del resto manifestato più volte, in varie circostanze - per gli studi sacri, e la nostra preoccupazione per la loro costruttiva coerenza con la dottrina della fede; e da parte vostra e degli studiosi l’impegno alla docilità e alla fedeltà, le quali, lungi dal pregiudicare la libertà della legittima ricerca, danno ad essa positiva garanzia di autentica edificazione del Corpo di Cristo che è la Chiesa.
E concludiamo questa udienza, tanto significativa pur nella sua semplicità, invocando sopra di voi e sul vostro lavoro la luce del Divino Risorto. Con la nostra Benedizione Apostolica.
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