DISCORSO DI PAOLO VI
AI CONGRESSI MARIOLOGICO E MARIANO
Venerdì, 16 maggio 1975
Venerabili Fratelli e diletti figli,
Dopo essere stati presenti col nostro pensiero, con la nostra preghiera e con la nostra paterna esortazione ai lavori del vostro Congresso Mariologico, ci è sembrato quasi un dovere, derivante dalla nostra coscienza di Pastore universale della Chiesa, partecipare anche con la nostra presenza a questa sessione conclusiva. E prolungando in qualche modo con il pensiero questa nostra visita, intendiamo rivolgere il nostro saluto, insieme a voi, anche a quanti parteciperanno all’imminente XIV Congresso Mariano.
Ci ha spinto in primo luogo il nostro amore a Maria Santissima, Madre di Dio e della Chiesa, oltre che di ciascuno di noi. Il Vangelo, assicurandoci che Maria è la Madre di Dio (Cfr. Luc. 1, 26 ss.), ci offre anche la base granitica, che nessun’ombra di dubbio può sfiorare, per rendere a Maria l’onore dovuto e l’effusione di un sentimento affettuoso che, come dolce eco, si rifonde nel Figlio.
Ci spingeva anche la considerazione dell’importanza che assumono questi Congressi nel clima e nel quadro dell’Anno Santo: infatti, se la Madonna è la «piena di grazia» (Luc. 1, 28), che ci ha dato Gesù Cristo, ognuno vede quanto il suo esempio, la sua intercessione, la sua protezione possano giovare ai fedeli per rinnovarsi e riconciliarsi con Dio e con i fratelli, nell’assenza e fuga da ogni peccato.
Volevamo anche rendere doveroso omaggio a coloro che hanno promosso questi due Congressi, e rendere grazie ad essi, perché il loro esempio di amore filiale verso la Madre di Dio e lo studio approfondito della persona e della missione di Maria non possono non riuscire assai fecondi per la Chiesa. Siamo grati, quindi, in primo luogo al caro e venerato Cardinale Leo Jozef Suenens, Presidente dei Congressi stessi; al Padre Carlo Balie O.F.M., Presidente della Pontificia Accademia Mariana Internazionale; al Rettore Magnifico di questo Pontificio Ateneo Antoniano, Padre Roberto Zavalloni, insieme agli illustri Oratori, alle Associazioni Mariane che vi hanno aderito, e a tutti i numerosi partecipanti. Vorremmo che per tutti si avverasse quello che si dice della Sapienza e che la Chiesa applica alla Vergine Santissima: Qui elucidant me, vitam aeternam habebunt (Eccli. 24, 31).
Anche i temi prescelti dai due Congressi meritano da parte nostra una particolare considerazione e lode: il primo, il Mariologico, che riguarda il culto della Madonna dal sec. XII al sec. xv; l’altro, il Mariano, che riguarda lo Spirito Santo e Maria Santissima. Difficilmente si potrebbe pensare ad argomenti più opportuni e più interessanti.
I
Ci piace, anzitutto, rilevare come i due Congressi molto felicemente si inseriscano nell’ambito dell’attuale ricerca teologica e della nuova dimensione della pietà mariana, qual è stata autorevolmente delineata dalla dottrina del Concilio Vaticano II: dottrina che, avendo messo in giusta luce il posto che spetta alla Vergine Santissima nel mistero di Cristo e della Chiesa, costituisce ormai un caposaldo da cui non può prescindere un vero sviluppo della mariologia e un sano orientamento dei fede!i verso la Madre di Dio e Madre nostra.
Dal fatto che «quando arrivò la pienezza del tempo, Dio mandò il Figlio suo, nato da Donna» (Gal. 4, 4), e che Maria, come insegna il Concilio, «non fu strumento puramente passivo nelle mani di Dio, ma cooperò alla salvezza dell’uomo con libera fede ed ubbidienza» (Lumen Gentium, 56), ne deriva che Maria entra a far parte essenziale nel mistero della salvezza.
Cristo è venuto a noi da Maria, lo abbiamo ricevuto da lei; se vogliamo perciò essere veri cristiani, dobbiamo riconoscere il rapporto essenziale, vitale, che unisce la Madonna a Gesù e che apre a noi la via che a lui ci conduce. Né possiamo distogliere lo sguardo da Colei che è la creatura più somigliante a Cristo, è il «tipo» della Chiesa, ed è, come afferma il Concilio, «l’eccellentissimo modello nella fede e nella carità» (Lumen Gentium, 53; cfr. 61, 65).
Bisogna tenere sempre ben presente questa dottrina, perché su di essa si fondano quei rapporti di amore, di onore e di venerazione che da parte nostra sono dovuti a Maria, e che, con espressione legittima e felicissima - purché si conservi ad essa il significato che le ha dato la Chiesa - vanno sotto il nome di culto mariano. Questo già ricordammo nella Esortazione Apostolica Marialis Cultus: «Nelle espressioni di culto alla Vergine abbia speciale risalto l’aspetto cristologico e si faccia in modo che esse rispecchino il piano di Dio, il qual,e prestabilì con un solo e medesimo decreto l’origine di Maria e l’incarnazione della divina sapienza. Questo fatto, senza alcun dubbio, non solo non diminuirà, ma contribuirà invece ad accrescere il culto dovuto a Cristo stesso, poiché, secondo il perenne sentire della Chiesa (. . .), viene riferito al Signore quello che è offerto a servizio dell’Ancella; così ridonda sul Figlio quel che è attribuito alla Madre; (...) così ricade sul Re l’onore che viene reso in umile tributo alla Regina» (Marialis Cultus, 25). In tal modo, «la pietà verso la Madre di Cristo diviene per il fedele occasione di crescita nella grazia divina: scopo ultimo, questo, di ogni azione pastorale. Difatti, è impossibile onorare la “piena di grazia” senza onorare in se stessi lo stato di grazia, cioè l’amicizia con Dio, la comunione con lui, l’inabitazione dello Spirito Santo. Questa grazia investe tutto l’uomo e lo rende conforme all’immagine del Figlio di Dio» (Ibid. 57).
II
Da quanto abbiamo fin qui detto, potrete facilmente comprendere l’importanza grande che noi attribuiamo al duplice Congresso che si sta celebrando. Sarà certamente un seme che apporterà frutti abbondanti e salutari non solo nel campo mariologico, ma anche in quelli teologico, liturgico, ecumenico e soprattutto pastorale. Invero, continuando così il lavoro intrapreso dai due precedenti Congressi, organizzati dalla Pontificia Accademia Mariana Internazionale, da una parte si affrontano le ricerche su uno dei periodi più fecondi nell’affermazione e nella promozione del culto mariano, per impulso soprattutto di grandi teologi, quali Sant’Alberto Magno, San Tommaso, San Bonaventura, Giovanni Duns Scoto, per citare solo alcuni fra i nomi più illustri che si cimentarono nell’approfondire la missione e le prerogative di Maria Santissima. D’altra parte, poi, lo studio sui rapporti tra lo Spirito Santo e Maria, che costituisce l’obiettivo specifico del Congresso Mariano, potrà offrire un contributo di chiarezza circa il ruolo che a ciascuno compete nell’economia della salvezza. Al riguardo, nella Esortazione Apostolica sopra ricordata, scrivevamo: «Si afferma, talvolta, che molti testi della pietà moderna non rispecchiano sufficientemente tutta la dottrina dello Spirito Santo»; ed aggiungevamo : «Spetta agli studiosi verificare questa affermazione e valutarne la portata» (Marialis Cultus, 27). Noi perciò consideriamo il vostro duplice Congresso come la sede più qualificata per rispondere a queste nostre attese.
III
A questo punto potremmo anche concludere le nostre considerazioni, se presi dalla nobiltà di questo argomento, non fossimo sollecitati ad aggiungere anche noi un fiore al contributo di dottrina che, come corona preziosa, intendete deporre in questo Anno Santo ai piedi della Vergine Beatissima. Fiore, questo, che amiamo cogliere più dal nostro cuore che dal nostro pensiero, in vista di un fine piuttosto pastorale che scientifico, il quale è pur presente nell’omaggio che questi Congressi (il primo non escluso) intendono offrire a Maria. Vorremmo cioè rispondere ad una questione di grande attualità pastorale, e anche dottrinale: come riproporre in maniera adeguata Maria al Popolo di Dio, sì da ridestare in esso un fervore di rinnovata pietà mariana?
Al riguardo, si possono seguire due vie. La via della verità, anzitutto, cioè della speculazione biblico-storico-teologica, che riguarda l’esatta collocazione di Maria nel mistero di Cristo e della Chiesa: è la via dei dotti, quella che voi seguite, necessaria certamente, di cui si avvantaggia la dottrina mariologica. Ma vi è anche, oltre a questa, una via accessibile a tutti anche alle anime semplici: è la via della bellezza, alla quale ci conduce, alla fine, la dottrina misteriosa, meravigliosa e stupenda che forma il tema del Congresso Mariano: Maria e lo Spirito Santo. Infatti, Maria è la creatura «tota pulchra»; è lo «speculum sine macula»; è l’ideale supremo di perfezione che in ogni tempo gli artisti hanno cercato di riprodurre nelle loro opere; è «la Donna vestita di sole» (Apoc. 12, 1), nella quale i raggi purissimi della bellezza umana si incontrano con quelli sovrani, ma accessibili, della bellezza soprannaturale. E perché tutto questo? Perché Maria è la «piena di grazia», cioè, noi possiamo dire, la piena di Spirito Santo, la luce del quale in lei rifulge di un incomparabile splendore. Sì, abbiamo bisogno di guardare a Maria, di fissare la sua bellezza incontaminata, perché i nostri occhi troppo spesso sono offesi e quasi accecati dalle ingannatrici immagini di bellezza di questo mondo. Quanti nobili sentimenti, quanto desiderio di purezza, quale spiritualità rinnovatrice potrebbe suscitare la contemplazione di così sublime bellezza!
Mentre ai nostri giorni la donna avanza nella vita sociale, nulla di più benefico e di più esaltante dell’esempio di questa Vergine-Madre, irradiante di Spirito Santo, che con la sua bellezza riassume ed incarna gli autentici valori dello Spirito.
Adoperiamoci, dunque, venerabili Fratelli e diletti figli, perché nella nostra moderna generazione non abbia ad affievolirsi, ma si riaccenda invece sempre più la luce soave e materna della devozione a Maria. E con questi voti a voi tutti qui presenti e a tutti i partecipanti ai Congressi impartiamo ben volentieri, in auspicio dei celesti favori, la nostra Benedizione Apostolica.
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