DISCORSO DI PAOLO VI
IN OCCASIONE DEL V CENTENARIO
DELLA BIBLIOTECA APOSTOLICA VATICANA
Venerdì, 20 giugno 1975
Signor Cardinale Bibliotecario,
Signor Prefetto,
cari Officiali tutti della Biblioteca Apostolica Vaticana!
Abbiamo motivo di definir doverosa, più che opportuna, l’odierna nostra visita in questa sede accogliente della Biblioteca Apostolica Vaticana, mentre si compiono con esatto ricorso cronologico ben cinque secoli dalla sua fondazione. Il giugno del 1475 segnò, in effetti, il periodo risolutivo in cui fu dato concreto avvio, grazie ad una coraggiosa e lungimirante decisione del Pontefice Sisto IV, all’idea che già era stata vagheggiata da un suo non lontano Predecessore: il Papa umanista Niccolò V. A leggere cronache e documenti, è proprio in quel mese che troviamo una serie di date che costituiscono le tappe fondamentali del progetto ormai divenuto realtà. Ecco la famosa Bolla Ad decorem militantis Ecclesiae, del 15 giugno (Cfr. testo e modifiche della Bolla di fondazione: J. RUYSSCHAEBT, Sixte IV, Fondateur de la Bibliothèque Vaticane, in «Archivum Historiae Pontificiae», 7; Roma 1969, pp. 523-524); e subito dopo, il 18 giugno, l’inizio dell’attività del primo suo gubernator et custos, che fu - altro nome illustre - il mantovano Bartolomeo Plàtina; ed ancora, il 30 giugno, il registro delle entrate e delle spese della nuova Biblioteca (J. RUYSSCHAERT, La fondation de la Bibliothèque Vaticane en 1475 et les témoignages contemporains, in «Studi offerti a Roberto Ridolfi», Firenze 1973).
Ma, oltre ai momenti che abbiamo elencato, sono da sottolineare il carattere ed il fine della nascente istituzione. Non era certo sorta dal nulla la Palatina (questo il suo nome corrente): essa accoglieva in artistici ambienti i manoscritti, i codici, i fondi, le raccolte di Sisto IV e dei suoi Predecessori; veniva dotata, cioè, di un abbondante e prezioso, anzi inestimabile, patrimonio librario, per metterlo a disposizione degli studiosi, nelle diverse fasi della consultazione, della lettura, del riscontro e della sintesi conclusiva. Chiarissima appare, al riguardo, la Bolla predetta: dice, sì, ad decorem . . . Ecclesiae, ad fidei augmentum, ma soggiunge anche: ad eruditorum quoque ac litterarum studiis insistentium virorum commodum et honorem (J. RUYSSCHAERT, La fondation de la Bibliothèque Vaticane en 1475 et les témoignages contemporains, in «Studi offerti a Roberto Ridolfi», Firenze 1973, pp. 414-415).
Questa peculiare destinazione «ad uso pubblico» definisce da presso e qualifica nettamente nella storia della cultura, come a dire nell’iter della ricerca ad alto livello scientifico, la ragion d’essere della Biblioteca. Non dunque, apertura solo materiale di locali o di testi, ma soprattutto apertura culturale secondo l’accezione moderna e pregnante di siffatta espressione.
Noi, tuttavia, non siamo venuti per fare una rievocazione storica, oltretutto rapida, in termini trionfalistici, e neppure a tenere una commemorazione accademica a titolo apologetico. Fu una luce assai vivida che s’accese, or sono cinque secoli, in questo luogo da Dio benedetto! Una luce che s’aggiungeva, evidentemente, ai lampi e ai bagliori, già allora splendidi, dell’Umanesimo europeo e del gran moto rinascimentale; ma era una luce provvista di una sua tonalità ed intensità inconfondibile: luce di scienza e di fede, luce innalzata quale vessillo emblematico della civiltà cristiana per una più ampia sua irradiazione, per una proiezione speculare verso il futuro, come poi puntualmente si sono verificate. Se oggi, dunque, siamo qui, non stiamo noi a ricordare un evento esaurito e, magari, a fare l’elogio di una vicenda conclusa.
Vive ancora la nostra Biblioteca, a riprova dell’intuizione originaria ed anche a lode sia dei munifici Pontefici, che, dopo averla istituita, la seguirono con costante premura e con particolare interesse, sia di coloro che, lungo i secoli, la diressero con sapienza e la fecero crescere. E a questa istituzione vitale nella Chiesa, a questo centro culturale meritatamente onorato nel mondo, noi tuttora guardiamo con grande sollecitudine, riaffermando la permanente sua validità, incoraggiando gli sforzi che qui si compiono per adeguarla alle severe ed amplificate esigenze della scienza bibliografica, offrendola ai ricercatori della verità come strumento che consente la proficuità e, non di rado, la possibilità stessa delle loro dotte fatiche. E ci piace ancora rilevare - a conferma di tale attualità di funzione - il dinamismo che caratterizza oggi l’impresa: la Biblioteca Vaticana rimane aperta agli studiosi d’ogni provenienza, superando gli stessi confini della professione cattolica ed ammettendo uomini di diverso orientamento religioso; ma soprattutto essa tende tanto a valorizzare il suo specifico e spesso unico, e inedito, patrimonio, quanto a mantenersi aggiornata nell’ormai sconfinata mole delle pubblicazioni e dei libri.
E come potremmo, infine, dimenticare quel che si esprime in ogni Biblioteca e, a fortiori, in questa Biblioteca che è denominata Apostolica? Dicevamo la cultura: ma che cos’è la cultura? E se sappiamo cos’è, quale tipo di cultura? Dovremmo, a questo punto, aprire un altro e forse indeterminato discorso. Noi, però, vogliamo restringerlo ad un solo pensiero: cultura è maturazione umana, è crescita dall’interno, è acquisizione squisitamente spirituale; cultura è elevazione delle facoltà più nobili che Dio Creatore ha dato all’uomo, per farlo uomo, per farlo più uomo, per farlo simile a sé! Cultura e mente, dunque; cultura e anima; cultura e Dio. Anche con codesta «sua» istituzione, la Chiesa ci ripropone questi essenziali e vitali binomi, che toccano l’uomo nella sua dimensione più vera, e lo inclinano, quasi per un’inversione della legge di gravità, verso l’alto, e lo sollecitano - decisamente, incessantemente - all’autosuperamento secondo la mirabile traiettoria agostiniana del quaerere super se (Cfr. S. AUGUSTINI Confessiones, X, 6, 9: PL 32, 783). Anche col funzionamento di codesta «sua» istituzione, la Chiesa si ripromette oggi - come cinque secoli fa - di servire tutti gli uomini, inscrivendo un tale suo ministero nel quadro più vasto di quel ministero che a lei è tanto essenziale da farla essere Chiesa: Chiesa come comunità che evangelizza e che salva. Indicheremo allora, con accento più vibrato, un altro nesso o binomio: cultura e Vangelo.
Nel presentarvi, cari Dirigenti e Scrittori della Biblioteca Vaticana, queste fugaci considerazioni, Noi nutriamo fiducia che le mète or ora indicate arridano costantemente anche a voi, pur nell’umiltà nascosta e nell’umbratile applicazione del vostro quotidiano lavoro, Mentre agli altri offrite i vostri apprezzati servizi, Noi vi esortiamo a servire la Chiesa di Cristo Signore, nel cui Nome paternamente tutti vi benediciamo.
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