DISCORSO DEL SANTO PADRE PAOLO VI
AD UN GRUPPO DI SACERDOTI
DELL’ARCIDIOCESI DI MILANO
Giovedì, 20 maggio 1976
«Un incontro come questo, ci riempie di gioia e di commozione; di quella gioia e di quella commozione che soffocano le espressioni e le parole e sono pertanto sensibili interiormente e dense di significato, di auguri e di speranze, anche se non vengono facili alle labbra».
«Dobbiamo ringraziarvi di due cose – continua Paolo VI -. La prima è dell’offerta che Lei, Signor Cardinale, ci porta, e cioè del nuovo messale ambrosiano. Appena ne è stata annunciata la pubblicazione ci ha toccato il cuore: il nuovo messale della grande diocesi ambrosiana! un rito nella Chiesa di Dio che ha il suo manuale! Di questo anticipatamente diciamo grazie, ancor prima di vederlo, ed esprimiamo le nostre lodi per tre titoli che ci sono presenti nello spirito. Primo, ricordando quanto dice S. Ambrogio: “noi vogliamo sempre seguire la Chiesa romana”. E allora qui (nell’edizione del nuovo messale) c’è la derivazione di questa fedeltà, di questa tradizione che si ramifica: la Chiesa milanese che dà di questi frutti. Secondo perché, con tutta questa derivazione, il rito ambrosiano ha una sua originalità che nella espressione precede anche quella della Chiesa romana. Noi stessi abbiamo osservato usando il messale ambrosiano, questa ricchezza; questa originalità che credo sarà superstite anche nella nuova edizione e nelle novità che il nuovo messale contiene ».
«E il terzo titolo - continua ancora il Papa - è l’attualità. Anche la Chiesa ambrosiana è conciliare. Accetta cioè dal concerto delle voci di tutta la Chiesa i suggerimenti, le suggestioni, gli inviti che tutta la Chiesa dice ai cristiani: vediamo di pregare così; non può essere sorda, neutrale o refrattaria la Chiesa ambrosiana e quindi speriamo di vederne riprodotti i riflessi nel nuovo messale, questi segni di attualità. E questo ce lo rende fin d’ora molto caro per la sua antichità, per la sua ambrosianità e per la sua attualità».
«E poi - sottolinea con commozione Paolo VI - vi ringraziamo per questa visita. Sono di quelle visite che vorrebbero avere una grande conversazione, un grande scambio di ricordi. Quanti anni sono passati, quante esperienze; soprattutto ci accorgiamo, quasi di colpo, come se folgorasse davanti a noi, tutta insieme, della luce che ha illuminato la nostra vita. Il Signore ci ha scelti. Il Signore ci ha chiamati. Il Signore davvero ci ha consacrati suoi sacerdoti. E sono cinquant’anni che lo siamo e quasi quasi ci accorgiamo adesso di questa scoperta».
«Ma - si chiede il Santo Padre - cosa è stata per noi la misericordia di Dio che ci ha tanto favorito? Ebbene, la gioia, la gratitudine, la riconoscenza per questa grazia che oggi ci appare come forse non mai, nella sua pienezza, nella sua ricchezza. E che quantunque sia ricca di anni, di stagioni e di dati ancora guarda all’avvenire che può essere più prezioso perché quello conclusivo. E allora i miei voti per questo sacerdozio che voi esercitate e amministrate, perché sia ancora più ricco, ancora più cosciente ed abbia direi il carisma di effondersi con la facilità dell’esperienza e con l’autorità dei vostri anni, della vostra virtù maturata in tanto esercizio di sacerdozio autentico e fedele. Tutti i miei auguri - dice ancora Paolo VI -. Tutti i miei voti».
«Stamattina pensavo a questo incontro durante la Messa. Vedrò quest’oggi i miei preti di Milano. Vedrò questo fratello tanto caro, il vostro Pastore, maestro di arte ambrosiana e di preghiera ambrosiana, nostro successore. Fortunati voi, della Chiesa di S. Ambrogio! Pensando nella Messa a questo, ho pregato tanto per voi. Il Signore davvero vi santifichi, vi consoli, vi fortifichi e renda questo vespro della vostra vita terrena, luminoso, sereno e prolungato ancora negli anni. Perché mettere dei limiti alla provvidenza di Dio?».
«Il Signore - continua ancora il Papa - vi dia davvero consolazioni per amministrare ancora la sua grazia, i suoi sacramenti, la sua parola e soprattutto quello che voi date di più: l’esempio. Siete dei tipi della vita ecclesiastica, del ministero ecclesiastico. La vostra età può essere davvero una predica, un sermone. Ecco fratelli come è bella la vita che passa così».
«Noi vi accompagniamo quindi con i nostri voti, le nostre benedizioni. Ci congratuliamo con voi. Vi assicuriamo di essere ancora ambrosiani, di essere ancora con voi, di pregare ancora per voi, di condividere la vostra passione per la Chiesa di Dio, che una passione abbiamo vista, così intensa, così fedele, così brava ad affermarsi ed attestarsi, anche nelle esperienze spesso così dure e repellenti della società moderna. Dove ci sono gli ambrosiani, la vita ecclesiastica resiste e fiorisce. Così sarà ancora. E noi di cuore auguriamo».
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