DISCORSO DEL SANTO PADRE PAOLO VI
AI RAPPRESENTANTI DELLA FEDERAZIONE ITALIANA
DEI SETTIMANALI CATTOLICI
Sabato, 9 luglio 1977
Figli carissimi della Federazione Italiana Settimanali Cattolici, e voi tutti che, come soci dell’Unione della Stampa Cattolica, vi siete a loro uniti per renderci omaggio!
Ci rivolgiamo con letizia e speranza a ciascuno di voi - direttori, giornalisti, collaboratori, consulenti, amministratori – che qui rappresentate, nella multiforme varietà delle rispettive testate e competenze, il panorama tanto ricco ed apprezzabile della stampa religioso-cattolica in Italia. Vedendo voi, siamo naturalmente portati e quasi sospinti a ripensare alla storia del giornalismo cattolico, che sorse, in gran parte, prima della fine del secolo scorso, allorché la crescita culturale della società ed i problemi emergenti della nuova comunità italiana esigevano la puntuale presenza e la risposta adeguata della coscienza cattolica. Vedendo voi, ritorniamo ancora ai saldi ideali morali, all’impegno animoso che guidarono tanti vostri predecessori - veri e benemeriti pionieri - nel rinvenimento, nella costituzione, nell’allacciamento di un’area vitale, dalla quale poter irradiare il pensiero cristiano, diffondere la parola del magistero dei Pastori, informare tempestivamente intorno agli eventi della vita ecclesiale e civile. Vedendo voi, ci par proprio di sentire come un coro di voci - non è, forse, questo il termine che tanto spesso ricorre fin nel titolo dei vostri settimanali? -, un coro nel quale avvertiamo, pur nella diversità degli accenti e dei toni, alcune note dominanti, che vogliamo subito ricordare a titolo di lode: le note della fedeltà e del servizio, anzi della fedeltà nel servizio alla Chiesa.
Ma di chi sono queste voci, come sono, che cosa significano?
1. Esse sono, anzitutto, «Voci di chi?». Cioè sono le voci della Comunità cattolica, riunita intorno ai propri Vescovi lungo l’asse dell’intera Penisola, e formata dal Clero, dalla Gioventù, dal Popolo. Il vostro apporto noi intendiamo stimolare ed elogiare: diamo il dovuto riconoscimento al carattere volontario e giovanile, che contraddistingue non poca parte della nostra stampa. Essa è riuscita e riesce a trovare un suo modulo espressivo, tale da conciliarsi l’attenzione e l’ascolto di schiere crescenti di lettori affezionati. In questa singolarità è da ravvisare, pertanto, la voce di una gente viva, voce che segue, percepisce, raccoglie, interpreta le istanze e le vicende della vita vissuta, con un preferenziale interesse per quella dei semplici e degli umili: voce, dunque, non di professionisti, ma di volontari: immediata, autentica e fresca, impressionata - come una lastra fotografica - dalle circostanze cangianti del viver quotidiano.
È questa, cari dirigenti e collaboratori dei Settimanali Cattolici, la voce tipicamente vostra, alla quale è per noi gradito dovere esprimere la riconoscenza della Chiesa, a sostegno e conforto di un impegno che deve perdurare e che, in quanto possibile, va ampliato ed esteso.
2. Siete inoltre «Voci circa che cosa?». Cioè voci che informano ma soprattutto formano. Come è noto, quando si tratta di settimanali non si pone tanto l’esigenza della rapidità e abbondanza dell’informazione, che è compito del quotidiano, quanto quella di una prima sintesi, di una pur sommaria valutazione che contenga gli elementi per un futuro e più comprensivo giudizio.
Il settimanale cattolico non si sottrae a questa regola: esso certo farà posto alla cronaca, specie a quella locale, ma prima e più ancora dovrà tener fede a quella funzione formativa, che risponde propriamente alla sua finalità. Per tale ragione, nella scena della vita locale esso inserisce criteri di più alta levatura; ai particolari più minuti della cronaca diocesana e cittadina affianca considerazioni e riflessioni, che toccano l’ordine morale e le leggi del comportamento; ai fatti unisce preziose indicazioni per l’orientamento globale della vita, considerata alla luce dei principii etico-religiosi e dei disegni provvidenziali di Dio.
3. Infine, siete «Voci per». Esse contribuiscono alla diffusione del sapere, aiutano a pensare, servono a destare e ad acuire innate capacità e, soprattutto, tendono a migliorare il comportamento, ad educare mente e cuore, rientrando così in quel processo pedagogico che è tanta parte della missione della Chiesa.
Se volessimo ripercorrere la storia di questa nostra stampa, che forse a torto è definita « minore », potremmo cogliervi altre caratteristiche che ce la rendono cara e familiare: vi troviamo le voci autorevoli dei Pastori, che parlano quando specialmente occorre difendere i diritti della verità, o denunciare un sopruso, o tutelare i sani costumi dei propri fedeli; vi troviamo le voci popolari, che si levano a difesa di diritti sacrosanti, quali la libertà e la giustizia; vi troviamo le voci atte a ridar compattezza alle forze, a sviluppare il senso comunitario, a moltiplicare i contatti tra chi si riconosce – sulla base dell’unica fede - nella famiglia del Popolo di Dio. Sono voci serene ed integre, non fatte per aumentare la confusione o l’incomprensione, sebbene per favorire la verità, la pace, l’intesa, l’accordo, l’operante solidarietà. Voi anche povere, per penuria di risorse economiche e di finanziamenti garantiti, e pertanto voci oneste e libere che, se riflettono - com’è inevitabile - il frastuono del mondo, mantengono un coerente equilibrio sociale e morale. Diremo, in breve, che queste pubblicazioni presentano una voce concorde e, per ciò stesso, corroborante, come conviene a tutto ciò che si dice cattolico.
Come vedete, ci siamo fin qui riferiti prevalentemente alla stampa settimanale, ma assai facile appare il trapasso o, se volete, l’applicazione alla stampa cattolica in generale. La stessa vostra presenza, giornalisti aderenti all’UCSI e redattori di «Avvenire», ci sollecita ad allargare il discorso, volendo raccomandare ancora una volta il ruolo attivo, intraprendente, originale, stimolante dei cattolici nel mondo della stampa. E diciamo «mondo», perché tanto vasto è ormai il fenomeno della stampa, nel più ampio e quasi sconfinato orizzonte dei mezzi di comunicazione sociale. Nonostante lo sviluppo che si è avuto nel settore concorrenziale degli audiovisivi, la stampa conserva tuttora il suo posto privilegiato, perché raggiunge e tocca direttamente le facoltà superiori dell’uomo. Il problema della stampa cattolica si colloca esattamente in questo contesto e, se noi ora vi accenniamo soltanto, è perché vogliamo conservare all’udienza il precipuo carattere d’incontro con i rappresentanti dei Settimanali Cattolici, ed anche perché riteniamo che non vi siano ignoti, al riguardo, i precedenti nostri interventi e le direttive del Concilio Vaticano II (Inter Mirifica, 14, 5 1 et passim).
Concludiamo allora con una rinnovata esortazione, perché ognuno di voi senta sempre più forte ed urgente, nelle odierne circostanze, il dovere di qualificare con esemplare accentuazione etico-religiosa il proprio servizio. Sia per voi d’incitamento nelle immancabili difficoltà la coscienza sempre vigile e desta della nobiltà della causa, a cui consacrate le vostre energie: la causa della verità e della fede; la causa di Cristo e della sua Chiesa, che vuol dire simultaneamente effettiva « diaconia », prestata ai fratelli.
Nell’invocare per voi qui presenti, come per i vostri amici e collaboratori e per i lettori tutti dei vostri settimanali l’assistenza e il favore del Signore, vi impartiamo, in pegno della nostra stima, una speciale Benedizione Apostolica
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