ALLOCUZIONE DI SUA SANTITÀ PIO XI
AI VESCOVI, SACERDOTI, RELIGIOSI E FEDELI
PROFUGHI DALLA SPAGNA
«LA VOSTRA PRESENZA»
14 settembre 1936
Ai Vescovi, sacerdoti,
religiosi e fedeli
profughi dalla Spagna.
La vostra presenza, dilettissimi figli, profughi dalla vostra e Nostra cara e tanto tribolata Spagna, Ci desta in cuore un tumulto di così contrastanti ed opposti sentimenti, che è assolutamente impossibile dar loro adeguata contemporanea espressione. Dovremmo ad un tempo piangere per l’intimo amarissimo cordoglio che Ci affligge, dovremmo esultare per la soave e fiera gioia che Ci consola ed esalta.
Siete qui, dilettissimi figli, a dirCi la grande tribolazione dalla quale venite [1], tribolazione della quale portate i segni e le tracce visibili nelle vostre persone e nelle cose vostre, segni e tracce della grande battaglia di patimenti che avete sostenuto, fatti voi stessi spettacolo negli occhi Nostri e del mondo intero [2]; voi derubati e spogliati di tutto, voi cacciati e cercati a morte nelle città e nei villaggi, nelle abitazioni degli uomini e nelle solitudini dei monti, proprio come vedeva i primi martiri l’Apostolo, ammirandoli ed esaltandosi di vederli fino a lanciare al mondo quella fiera e magnifica parola che lo proclama indegno di averli: « quibus dignus non erat mundus » [3].
Venite a dirci il vostro gaudio d’essere stati ritenuti degni, come i primi Apostoli, di soffrire, « pro nomine Iesu » [4], la vostra beatitudine, esaltata già dal primo Papa, coperti di obbrobrii nel nome di Gesù, e perché cristiani [5]; che direbbe Egli, che possiamo Noi dire per vostro encomio, venerandi Vescovi e Sacerdoti, perseguitati ed offesi proprio « ut Ministri Christi et dispensatores mysteriorum Dei » [6].
È tutto uno splendore di cristiane e sacerdotali virtù, di eroismi e di martirii; martirii veri in tutto il sacro e glorioso significato della parola, fino al sacrificio delle vite più innocenti, di vecchiaie venerande, di giovinezze in primo fiore, fino alla intrepida generosità che chiede un posto sul carro e colle vittime che il carnefice attende.
È in questa luce sovrumana che Noi vi vediamo, e vi diciamo la sacra e venerabonda ammirazione di tutti quelli che anche non possedendo la nostra Fede, dilettissimi figli, nella quale sta la segreta divina virtù che quella luce accende ed alimenta da venti secoli, conservano senso di umana dignità e grandezza. Ammirazione di tutti, dilettissimi figli, ma particolarmente Nostra, di Noi che, in grazia della universale paternità, dal supremo Padre di tutti partecipata, possiamo e dobbiamo applicarCi la bella divina parola: « filius sapiens laetificat patrem » [7]; che abbracciando collo sguardo e col cuore voi e tutti i vostri compagni di tribolazione e di martirio, possiamo e dobbiamo dirvi, come l’Apostolo ai vostri primi predecessori in gloria di martirio: « gaudio mio e corona mia »[8]; né soltanto mia, ma di Dio stesso che, secondo la lieta e gloriosa visione del grande Profeta, con la grazia Sua si è fatto di Sua mano di ciascuno di Voi una corona di gloria ed un diadema di regno: « et eris corona gloriae in manu Domini, et diadema regni in manu Dei tui » [9].
Che magnifica riparazione cotesta che voi, dilettissimi figli, avete offerto e venite ancora offrendo alla divina Maestà, in tante parti ed anche in Spagna da tanti disconosciuta, denegata, blasfemata, respinta ed in mille orrendi modi offesa. Quanto opportuna, provvidenziale e a Dio gradita la vostra riparazione di fedeltà, di onore e di gloria, in questi nostri giorni ai quali era riserbato di udire il nuovo orrendo grido: « senza Dio, contro Dio… ».
Ma tutti questi splendori e riflessi di eroismi e di gloria, che voi, dilettissimi figli, Ci presentate e richiamate, per fatale necessità Ci fanno tanto più chiaramente vedere come in una grande apocalittica visione le devastazioni, le stragi, le profanazioni, gli scempi dei quali voi, dilettissimi figli, siete stati e testimoni e vittime.
Quanto vi è di più umanamente umano e di più divinamente divino, persone sacre e sacre cose ed istituzioni; tesori inestimabili ed insurrogabili di fede e di pietà cristiana insieme che di civiltà e d’arte; cimeli preziosissimi, reliquie santissime; dignità, santità, benefica attività di vite interamente consacrate alla pietà, alla scienza ed alla carità; altissimi sacri Gerarchi, Vescovi e Sacerdoti, Vergini sacre, laici d’ogni classe e condizione, venerande canizie, primi fiori di vita e l’istesso sacro e solenne silenzio delle tombe, tutto venne assalito, manomesso, distrutto nei più villani e barbari modi, nello sfrenamento tumultuario, non più visto, di forze selvagge e crudeli tanto da crederle incompossibili, non diciamo con la umana dignità ma con la stessa umana natura, anche la più miserabile e più in basso caduta.
E al di sopra di quel tumulto e di quel cozzo di sfrenate violenze, attraverso gli incendi e le stragi, una voce porta al mondo la novella veramente orrenda: « i fratelli hanno ucciso i fratelli…». La guerra civile, la guerra fra i figli dello stesso paese, dello stesso popolo, della stessa madre patria. Dio mio! La guerra è sempre — sempre anche nelle meno tristi ipotesi — così tremenda e inumana cosa: l’uomo che cerca l’uomo per ucciderlo, per ucciderne il maggior numero, per danneggiare lui e le cose sue con mezzi sempre più potenti e micidiali… che dire quando la guerra è tra fratelli? Fu ben detto che il sangue di un uomo solo sparso per mano del suo fratello è troppo per tutti i secoli e per tutta la terra [10]; che dire in presenza delle stragi fraterne che ancora continuamente si annunciano?
E c’è una fraternità che è infinitamente più sacra e più preziosa, della fraternità umana e patria; è quella che unisce nella fratellanza di Cristo Redentore, nella figliuolanza della Cattolica Chiesa, che di Cristo stesso è il Corpo Mistico, il tesoro plenario di tutti i benefìci della Redenzione. È appunto questa sublime fraternità, che ha fatto la Spagna Cristiana, è questa che ebbe ed ha ancora maggiormente a soffrire nelle presenti sciagure. Si direbbe che una satanica preparazione ha riacceso, e più viva, nella vicina Spagna quella fiamma di odio e di più feroce persecuzione confessatamente riserbata alla Chiesa ed alla Religione Cattolica, come l’unico vero ostacolo al prorompere di quelle forze che hanno già dato saggio e misura di sé nel conato per la sovversione di tutti gli ordini, dalla Russia alla Cina, dal Messico al Sud-America, prove e preparazioni, precedute, accompagnate incessantemente da una universale, assidua, abilissima propaganda per la conquista del mondo intero a quelle assurde e disastrose ideologie, che, dopo aver sedotto e fermentato le masse, hanno per fine di armarle e lanciarle contro ogni umana e divina istituzione, ciò che per fatale necessità non mancherà di avvenire, e nelle peggiori condizioni e proporzioni, se per falsi calcoli ed interessi, per rovinose rivalità, per egoistica ricerca dei singolari vantaggi, tutti quelli che debbono non corrono ai ripari, forse già di troppo ritardati. Partecipi di quella universale, divina paternità, che abbraccia tutte le anime da Dio create, dal sangue di un Dio redente, e tutte a Dio destinate, paternità che tanti e così sublimi vincoli e doveri aggiunge a quelli della umana solidarietà, non possiamo a meno di esprimere ancora una volta, in questa adunata, che la vostra presenza, dilettissimi figli, rende tanto solenne e commovente, nella sacra sublimità delle vostre sofferenze, esprimere, diciamo, il Nostro paterno cordoglio, come in genere per tanti mali ed eccidii, così più particolarmente per tanta strage tra fratelli, per tante offese alla dignità ed alla vita cristiana, per tanto scempio della più sacra e preziosa eredità di un nobilissimo popolo ed a Noi singolarmente caro.
Ma i fatti, che la vostra presenza, dilettissimi figli, richiama ed attesta, non sono soltanto successione impressionante di distruzioni e di stragi; essi sono anche una scuola dalla quale gravissimi insegnamenti si proclamano all’Europa ed al mondo intero. Al mondo ormai tutto quanto percorso, irretito e sconvolto dalla propaganda sovversiva, e particolarmente all’Europa già così profondamente sconvolta e così fortemente scossa, i tristi fatti di Spagna dicono e predicono ancora una volta fino a quali estremi sono minacciate le basi stesse di ogni ordine, di ogni civiltà e di ogni coltura.
Vero è che questa minaccia è più grave e mantenuta più viva ed operosa da più profonda ignoranza e disconoscimento della verità, da vero e satanico odio contro Dio e contro l’umanità da Lui redenta, all’indirizzo della Religione e della Chiesa Cattolica. È questo un punto tante volte ammesso e, come già accennammo, confessato, che è affatto superfluo insistervi Noi davvantaggio, tanto più data la spaventevole eloquenza dei fatti di Spagna al proposito.
Non superfluo invece, anzi opportuno e purtroppo necessario e per Noi doveroso, è mettere in guardia tutti quanti contro l’insidia con la quale gli araldi delle forze sovversive cercano di far luogo a qualche possibilità di avvicinamento e di collaborazione da parte cattolica, distinguendo fra ideologia e pratica, fra idee ed azione, fra ordine economico e ordine morale: insidia estremamente pericolosa, trovata e destinata unicamente ad ingannare e disarmare l’Europa ed il mondo a tutto favore degli immutati programmi di odio, di sovversione e di distruzione che li minacciano.
Vero è anche che con questa rinnovata rivelazione e confessione di odio privilegiato contro la Religione e la Chiesa Cattolica nei lagrimevoli fatti di Spagna, si offre all’Europa ed al mondo anche un altro insegnamento, prezioso e sommamente salutare questo, per chi non voglia chiudere gli occhi alla luce e perdersi. È dunque ormai certo e chiaro fino all’evidenza, a confessione appunto di queste forze sovversive che tutto e tutti minacciano, che l’unico vero ostacolo all’opera loro è la dottrina cristiana, è la pratica coerente della vita cristiana, come dalla Religione e dalla Chiesa Cattolica vengono insegnate e comandate.
È come dire certo ed evidente che dove si combatte la Chiesa e la Religione Cattolica e la sua benefica azione sull’individuo, sulla famiglia, sulle masse, si combatte in unione con le forze sovversive, per le forze sovversive e per lo stesso fatale risultato. È come dire che dove con procedimenti insidiosi o violenti secondo i casi, con distinzioni fittizie e insincere fra religione cattolica e religione politica, si frappongono difficoltà, ostacoli ed impedimenti al pieno sviluppo dell’opera e dell’influsso della Religione e della Chiesa Cattolica secondo il divino mandato che la accompagna ed autorizza, nella stessa misura si facilita e si favorisce l’influsso e l’opera deleteria delle forze sovversive. Non è la prima volta che Noi facciamo e raccomandiamo a tutti — specialmente a tutti i responsabili — queste gravissime considerazioni. In un momento così importante della storia dell’Europa e del mondo, ormai non lontani Noi dal rendiconto supremo, abbiamo voluto profittare della vostra presenza per rinnovarle; nessuna testimonianza più autorevole della vostra, dilettissimi figli, di voi che in voi stessi ed in quanto vi è più caro, nella patria vostra, avete esperimentato le sciagure e i mali che a tutti si minacciano.
Si è detto in questi ultimi giorni che Religione e Chiesa Cattolica si sono mostrate impari e inefficaci contro quelle sciagure e quei mali, e si è creduto di darne prova coll’esempio della Spagna e non di essa sola.
Quadra pienamente a questo proposito l’osservazione di A. Manzoni: « per giustificare la Chiesa non è mai necessario ricorrere a degli esempi: basta esaminare le sue massime » [11].
L’osservazione è evidente oltreché solida e profonda.
Dateci infatti una società nella quale abbiano sinceramente libera ed incontrastata diffusione le massime che la Chiesa e la Religione Cattolica continuamente insegnano e intimano con forza di leggi e di essenziali direttive come da Dio volute e da Dio controllate e sancite a norma della condotta e dignità individuale, della giustizia privata e pubblica, sociale e professionale, della santità della famiglia; le massime, diciamo, sull’origine e sull’esercizio della autorità sociale e di ogni superiorità, sull’umana fraternità divinizzata in Cristo e nel Suo Corpo mistico la Chiesa, sulla dignità del lavoro sublimato fino al divino compito dell’espiazione e della redenzione nell’attesa di ineffabili immanchevoli ricompense, sui doveri della mutua carità, della quale unica regola, unica norma il bisogno ed il bene del prossimo sentiti e misurati da un amore che non può avere limiti, perché simile all’amore al quale Dio stesso ha diritto; dateci una società nella quale abbiano pieno e incontrastato influsso e dominio queste massime e tutti quegli altri princìpi teorici e pratici che ad esse si ricollegano come loro presupposti, loro legittime derivazioni e doverose applicazioni, e Noi domandiamo con che cosa e come possono Chiesa e Religione Cattolica più e meglio contribuire al vero benessere individuale, domestico e sociale. E più e meglio fanno, fornendo e procurando a tutte le buone volontà i mezzi onde ricavare da quelle massime e da quei princìpi tutto il pratico bene di cui contengono il segreto e la forza produttiva, mercé la grazia divina, e strumenti e veicoli di essa, la preghiera, i sacramenti, la vita cristiana. Restano, è vero, le terribili possibilità di negligenza, di inerzia, di resistenza, di opposizione che fanno capo alla libertà umana; e quante tristi cose trovano qui la loro spiegazione come la loro origine, non solo senza alcuna complicità della Religione e della Chiesa Cattolica, ma in piena ed incessante contraddizione ed opposizione a quanto esse insegnano e procurano in ogni modo a loro possibile di tradurre in atto, cioè in vite cristianamente vissute.
Ma vi sono e non possiamo non almeno accennare anche ad altre spiegazioni ed origini di quello che vuolsi attribuire ad insufficienza ed inefficacia della Religione e della Chiesa Cattolica. Che cosa può fare la Chiesa Cattolica se non deplorare, protestare e pregare, quando e dove ad ogni piè sospinto si vede contrastato ed impedito il passo verso la famiglia, la gioventù, il popolo, vale a dire proprio verso gli ambienti che più abbisognano della sua presenza e della sua funzione di Madre e di Maestra?
Che altro può fare la Chiesa Cattolica quando e dove la stampa cattolica, destinata alla diffusione, esposizione e difesa delle massime genuinamente cristiane che solo la Chiesa Cattolica possiede ed insegna, sola conservatrice del genuino e integrale cristianesimo, si vorrebbe relegata nel tempio e nel pulpito sempre più angustiata e sospettata, mentre ogni libertà, ogni favore od almeno ogni tolleranza è riservata alla stampa che sembra avere il mandato e il proposito di confondere le idee, falsare e sofisticare i fatti, spargere sospetto e discredito contro la Chiesa, le cose e persone sue, le sue massime e le sue istituzioni, fino a predicare invece cristianesimi e religioni di nuovo conio? E quando viene impedita e paralizzata l’influenza e l’opera benefica della Religione e della Chiesa Cattolica da tanti impedimenti che quasi rendono impossibile la pratica della vita cristiana e l’adempimento dei doveri che la Chiesa impone ad alimento della vita interiore e spirituale, in questa ridda incessante e vertiginosa che ai tempi nostri trattiene e travolge la gioventù, e non essa sola, in cose tutte esteriori e materiali; e ancora più e peggio da questo generale dilagare di una immoralità, che ogni dì più tende ad infrangere ogni freno di legge, che già sembra aver spento in tante anime ogni senso di pudicizia e di dignità, di coscienza e di responsabilità per così gravi e continui scandali dati e subiti. «Miseros facit populos peccatum » [12]; ed è certamente una ben grave e formidabile responsabilità quella di coloro che, in ragione ed in misura delle loro mansioni, specialmente se pubbliche, non oppongono tutti i rimedi e tutti i ritegni possibili a così grandi mali.
Sappiamo che purtroppo anche altri e molti e gravi impedimenti nei diversi campi della vita pubblica e privata, collettiva e individuale, si oppongono alla piena efficacia dell’azione e dell’influenza della Religione e della Chiesa Cattolica.
Vogliamo limitarci alle già fatte segnalazioni e non ritardarvi più oltre la benedizione paterna, apostolica che siete venuti a chiedere al Padre comune delle anime vostre, al Vicario di Cristo; benedizione che voi, dilettissimi figli, tanto desiderate e che anche il Padre vostro desidera impartirvi, benedizione che voi tanto largamente meritate. E come voi volete, così anche Noi vogliamo ed abbiamo disposto che la Nostra voce benedicente si estenda ed arrivi a tutti i vostri fratelli di passione e di esilio, che vorrebbero essere con voi e non possono. Sappiamo quanto vasta è la loro dispersione; forse è anche in questa una disposizione di Provvidenza divina a più di un benefico scopo. Questa Provvidenza vi ha voluto in tanti luoghi, affinché voi in tante e così lontane parti, coi segni delle tristissime cose che hanno afflitto la vostra e Nostra cara Spagna e voi stessi, portaste la testimonianza personale e vivente dell’eroico attaccamento alla Fede avita, che a centinaia e migliaia (e voi siete della gloriosa schiera) ha aggiunto confessori e martiri al già tanto glorioso martirologio della Chiesa di Spagna; eroico attaccamento che (lo sappiamo con indicibile consolazione) ha pure dato luogo a imponenti e piissime riparazioni e ad un così vasto e profondo risveglio di pietà e di vita cristiana, specialmente nel buon popolo spagnolo, da rappresentare l’annuncio e l’inizio di cose migliori e di più sereni giorni per tutta la Spagna.
A tutto questo buono e fedelissimo popolo, a tutta questa cara e nobilissima Spagna che ha tanto sofferto si volge e vuole arrivare la Nostra benedizione, come va e andrà ancora fino al pieno e sicuro ritorno di serena pace la Nostra quotidiana preghiera.
Al di sopra di ogni considerazione politica e mondana, la Nostra benedizione si volge in modo speciale a quanti si sono assunto il difficile e pericoloso compito di difendere e restaurare i diritti e l’onore di Dio e della Religione, che è dire i diritti e la dignità delle coscienze, la condizione prima e la base più salda di ogni umano e civile benessere. Compito, dicevamo, difficile e pericoloso, anche perché troppo facilmente l’impegno e la difficoltà della difesa la rendono eccessiva e non pienamente giustificabile, oltreché non meno facilmente intenzioni non rette ed interessi egoistici o di partito subentrano a intorbidare ed alterare tutta la moralità dell’azione e tutte le responsabilità. Il Nostro cuore paterno non può dimenticare, anzi ricorda più che mai in questo momento e coi sensi della più sincera riconoscenza paterna tutti quelli che, con purezza di intenzioni e con sinceri propositi, hanno cercato di intervenire in nome dell’umanità. La Nostra riconoscenza non si è menomata avendo dovuto constatare l’inefficacia dei loro nobilissimi conati.
E gli altri? che dire di tutti questi altri, che sono pure e rimangono sempre figli Nostri, sebbene nelle cose e nelle persone a Noi più care e più sacre, con atti e metodi estremamente odiosi e crudelmente persecutorii, ed anche nella Nostra stessa persona, quanto la distanza consentiva, con espressioni e atteggiamenti sommamente offensivi Ci hanno trattato non come figli un Padre, ma come nemici un nemico particolarmente detestato? Abbiamo, dilettissimi figli, divini precetti e divini esempi per Noi e per voi ancora, che possono sembrare di troppo difficile ubbidienza ed imitazione alla povera e sola umana natura e sono invece così belli ed attraenti all’anima cristiana — alle anime vostre, dilettissimi figli, — con la divina grazia, che non abbiamo mai potuto né possiamo dubitare un istante su quello che Ci resta a fare a Noi ed a voi: amarli questi cari figli e fratelli vostri, amarli d’un amore particolare fatto di compassione e di misericordia; amarli e, null’altro potendo fare, pregare per essi; pregare perché ritorni alle loro menti la serena visione della verità e si riaprano i loro cuori al desiderio ed alla fraterna ricerca del vero bene comune; pregare perché tornino al Padre che desiderosamente li aspetta, e si farà una lietissima festa del loro ritorno; pregare perché siano con Noi, quando tra poco — ne abbiamo piena fiducia in Dio benedetto nell’auspicio glorioso dell’odierna solennità dell’Esaltazione della Croce, « per Crucem ad lucem »— l’arcobaleno della pace si lancerà nel bel cielo di Spagna, portandone il lieto annuncio a tutto il vostro grande e magnifico Paese; della pace, diciamo, serena e sicura, consolatrice di tutti i dolori, riparatrice di tutti i danni, contentatrice di tutte le giuste e savie aspirazioni compatilbili col bene comune, annunciatrice di un avvenire di tranquillità nell’ordine, di onore nella prosperità.
Ed ora: « Benedicat vos Omnipotens Deus, Pater, et Filius et Spiritus Sanctus ».
[1] Apoc., VII, 14.
[2] Hebr., X, 33.
[3] Hebr., XI, 38.
[4] Act., V, 41.
[5] I Petr., IV, 14.
[6] I ad Cor., IV, I.
[7] Prov., XV, 20.
[8] Philip., IV, 1.
[9] Is., 62, 3.
[10] A. Manzoni, Osservazioni sulla morale cattolica, cap. VII, dopo l’inizio.
[11] Loc. cit.
[12] Prov., XIV, 34.
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