PIO XII
UDIENZA GENERALE*
Mercoledì, 17 maggio 1939
L'immutabile gioia
Sempre gradite al Nostro sguardo e più ancora al Nostro cuore sono queste adunanze di Sposi novelli che vengono al Padre comune delle anime per ricevere la Sua benedizione, la quale vuol essere — ed è infatti — segno e pegno di quella di Dio.
Ma più gradita Ci riesce la presente adunanza nel giorno che precede la festa dell'Ascensione di N.S.G.C. E la festa della gioia pura, della speranza serena, dei desideri santi: di cui pare quasi un riflesso la solennità delle vostre nozze, diletti sposi, giacché nel matrimonio cristiano, che avete celebrato al santo altare, tutto sembra suscitare e annunziare gioia, speranza, desideri, propositi. Affinché questi sentimenti, che hanno allietato e allietano i vostri cuori, siano profondamente sinceri e duraturi, uniteli a quelli che vi suggerisce la grande festività di domani.
Sia pura la vostra gioia, come quella degli apostoli che discesero dal Monte Oliveto (Act., I, 12), dopo aver assistito alla gloriosa Ascensione del Signore, « cum gaudio magno » (Luc., XXIV, 52), col cuore riboccante di gioia: di gioia per la gloria di Gesù che coronava la sua vita terrena con questo trionfale ingresso nel cielo; di gioia per la stessa loro eterna felicità che intravedevano nel trionfo del divino Maestro.
Su questi motivi, dilettissimi figli, deve essere fondata la vostra gioia per essere vera e pura: e siccome essi non possono mai venir meno, così la vostra letizia non sarà soggetta alle mutazioni delle gioie effimere che il mondo promette: « Pacem meam do vobis: non quomodo mundus dat, Ego do vobis » (Io., XIV, 2) aveva detto Gesù.
La gioia di quel giorno si perpetua e si dilata nei cuori dei fedeli di Cristo, perchè essa è sostenuta dalla più sicura speranza: «Io vado al cielo a preparare il posto per voi» (Io., XIV, 2), disse lo stesso Nostro Signore; e aggiungeva: « Riceverete la virtù dello Spirito Santo, il quale verrà sopra di voi » (Act., I, 8). Promesse magnifiche; la promessa del cielo e la promessa della effusione delle grazie dello Spirito Santo. Tutto questo deve animare la vostra fede, alimentare e irrobustire la vostra speranza, sollevare i vostri pensieri e i vostri desideri. E questa la preghiera della Chiesa nella sacra Liturgia: « Dio onnipotente ci conceda che, come crediamo essere in questo giorno il Redentore asceso al Cielo, così anche noi viviamo nello spirito fra le cose celesti », e « in mezzo alle vicende mutevoli della vita terrena i nostri cuori siano fissi là dove solo si trovano i veri gaudi: inter mundanas varietates ibi nostra fixa sint corda, ubi vera sunt gaudia » (Dom. IV post Pascha).
E Noi vi benediciamo, o cari sposi, nel nome di quel Gesù che benedisse gli apostoli e i primi discepoli mentre saliva al cielo, « dum benediceret illis recessit ab eis et ferebatur in coelum » (Luc., XXIV, 51).
Questa benedizione, auspicio di grazie e di favori celesti vogliamo come di consueto estesa a tutti gli altri Nostri diletti Figli e Figlie qui presenti, in modo speciale al gruppo dei pellegrini guidati dal Nostro Venerabile Fratello e zelantissimo Vescovo dell'antica diocesi di Viterbo, città che nell'evo di mezzo lungamente ospitò i Papi e ove nel 1146 trovò rifugio Eugenio III, come pure al benemerito personale di assistenza che nei prossimi giorni partirà, sotto la protezione della celeste Madre, alla volta del Santuario di Loreto col primo treno di ammalati di quest'anno.
Rivolgendosi quindi al pellegrinaggio dei giovani universitari cattolici di Ungheria, il Santo Padre li salutava dapprima in lingua ungherese, tra le più vive acclamazioni:
« Dicsértessék az Ur Jézus Krisztus! — Mind<örókké, Amen (Sia lodato Gesù Cristo — Sempre, amen»).
Isten hozott benneteket draga jó Magyar Gyermekeim! (Benvenuti miei cari figli ungheresi!).
Quindi Sua Santità proseguiva in lingua tedesca, esprimendo la Sua viva soddisfazione nell'apprendere i nobili scopi della associazione di quei diletti giovani. n proprio vera carità cristiana render possibili gli studi a giovani capaci, e dar loro la possibilità di sviluppare i loro talenti. Gli universitari debbono basare la loro formazione culturale sopra tre punti fondamentali: timore e amore di Dio, rispetto della verità, comprensione della dignità umana. Devono inoltre ricordare che la cultura e la scienza, benché abbiano un proprio valore, non possono essere fine a se stesse, ma debbono servire alla gloria di Dio e al vero bene della umanità.
Il Santo Padre rivolgeva di poi ai pellegrini ungheresi il triplice saluto:
Eljen Szent Istvàn orszàgà! (Evviva il regno di Santo Stefano!) Eljen Maria orszàgà! (Evviva il regno di Maria!) Eljen Magyarorszàg! (Evviva l'Ungheria!).
Infine l' Augusto Pontefice rivolgendosi anche a tutti gli altri pellegrini di lingua tedesca, da qualsiasi Paese provenissero, esortava a un'assidua preghiera, e ad unirsi con fervore alla grande crociata supplicatoria da Lui indetta nel bel mese di Maria, facendo dolce impeto presso la Madre di Dio, affinché ottenga al mondo la desiderata pace e protegga la fede e la purezza della gioventù.
*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII - Vol. I,
Primo anno di Pontificato, 2 marzo 1939 - 1° marzo 1940, pp. 129-131
Tipografia Poliglotta Vaticana
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