PIO XII
UDIENZA GENERALE*
Mercoledì, 14 aprile 1943
Le virtù del focolare domestico.
III. Come si coltivano le virtù?
Di tutti i tesori che voi avete l'uno all'altro portati, diletti sposi novelli, e che mettete in comune per abbellirne il vostro focolare domestico e per trasmetterli ai figli e alle generazioni che nasceranno da voi, non ve ne è alcuno che tanto arricchisca, fecondi, adorni la dimora e la vita familiare, quanto il tesoro delle virtù : buone disposizioni naturali ereditate dai vostri genitori, dai vostri avi, e trasformate in virtù con la ripetizione degli atti; virtù soprannaturali ricevute al fonte del battesimo, a cui i genitori stessi vi condussero dopo la vostra nascita.
Queste virtù, che si sogliono paragonare ai fiori — giglio di purità, rosa di carità, violetta di umiltà — bisogna coltivarle nel focolare e per il focolare.
Ma ecco che alcuni spiriti poco istruiti o superficiali, o semplicemente indolenti e ansiosi soltanto di risparmiarsi ogni sforzo, vi dicono: A che pro affaticarsi tanto per coltivare le virtù? Soprannaturali, esse sono un dono gratuito di Dio; quale bisogno hanno dunque del lavoro dell'uomo, e di quale efficacia può essere una tale azione, dal momento che l'opera è divina e che noi non abbiamo in essa alcun potere? È un ragionar male; voi stessi ben lo sentite. Voi risponderete con san Paolo : « Per la grazia del Signore sono quello che sono, e la grazia di lui, che è in me, non è stata infruttifera » (1 Cor. 15, 10). Certamente Dio solo infonde nell'anima le virtù essenzialmente soprannaturali di fede, di speranza e di carità; egli solo viene ad innestare sulle virtù naturali la virtù di Cristo, che comunica loro la sua vita divina e ne fa così altrettante virtù soprannaturali. A chi mai però verrebbe il pensiero che tali fiori divini siano paragonabili ai poveri fiori artificiali, di carta o di seta, fiori senza vita, senza profumo, senza fecondità? Questi ultimi, è vero, non appassiscono; restano tali quali sono stati fatti. Non muoiono : per morire avrebbero dovuto innanzi tutto vivere. Invece i fiori naturali dei nostri giardini sono ben altrimenti delicati : il vento li dissecca, il gelo li brucia, essi sono sensibili così all'eccesso come al difetto di sole o di pioggia. Occorre che il giardiniere abbia di essi un'attenta cura per proteggerli. Bisogna che li coltivi.
Similmente — poiché le cose terrene non sono mai una immagine perfetta delle divine — anche i fiori soprannaturali, di cui il Padre celeste adorna la culla del neonato bambino, esigono sollecite cure per non morire; ne richiedono ancor più per vivere, per schiudersi e produrre i loro frutti. Ma hanno sui fiori naturali dei giardini di quaggiù questa superiorità che, quantunque esposti anch'essi a morire, sono però destinati a vivere immortali, ad aumentare indefinitamente in splendore, senza che il loro appassimento sia la triste condizione della loro fecondità, a crescere fino a che piaccia al giardiniere divino di coglierli per ornarne e profumarne eternamente il giardino del paradiso.
Come dunque si devono coltivare le virtù? Alla stessa maniera dei fiori. Bisogna difenderli, questi fiori, contro le cause di morte, secondare il loro sbocciare e il loro sviluppo; una coltivazione sapiente e abile va sino a far passare in essi le qualità e le bellezze degli altri. Così è anche della coltivazione dei fiori soprannaturali che sono le virtù.
Non avete voi forse, o giovani sposi, dal dì del vostro fidanzamento a quello delle nozze, avuto cura di offrire fiori alle vostre fidanzate? Fiori smaglianti o modesti, staccati dalla pianta e messi in vasi pieni di acqua limpida, dove, nonostante tutto, ben presto appassivano; voi allora ne portavate loro altri più freschi. Domani in casa, in un angolo di giardino, fosse pure l'umile cassetta posta sul davanzale della finestra, voi moverete un poco di terra, vi deporrete il seme, l'innaffierete; poi, con una curiosità quasi ansiosa, spierete l'apparire di una piccola punta verde, dello stelo, delle foglie, il sorriso del primo bocciuolo, infine lo schiudersi del fiore. Di quante cure lo circonderete !
Senza dubbio Iddio non nega la sua grazia nemmeno ad un infedele; anzi, signore e padrone dei suoi doni, può a lui darla per atti virtuosi anche straordinari. Ma, secondo l'ordine normale della sua Provvidenza, la vera vita virtuosa fiorisce e perviene a piena maturità, dacché col battesimo le virtù sono state infuse nell'anima del fanciullo, ove, come in una buona terra, si svilupperanno progressivamente, quando siano coltivate con cura.
Quel Dio, che ha creato la terra coi suoi elementi nutritivi, il sole che illumina e riscalda la pianta, la pioggia e la rugiada che la rinfrescano, ha creato anche la natura umana, l'anima che egli unisce al corpo formato nel seno materno, e questa natura è un terreno ricco di buone disposizioni e inclinazioni. Egli mette in questa stessa natura il lume dell'intelligenza, il calore, il vigore della volontà e del sentimento; ma in questa terra, sotto questo lume e questo calore, egli depone, animandole della vita divina, le virtù soprannaturali, quasi germi nascosti, e manderà il sole, la pioggia e la rugiada della sua grazia, affinché l'esercizio delle virtù, e con ciò le virtù stesse progrediscano e si sviluppino. Bisogna però ancora che il lavoro dell'uomo cooperi coi doni e con l'azione di Dio. È innanzi tutto, dal primo istante, l'educazione del fanciullo da parte del padre e della madre; in seguito, la corrispondenza personale da parte del fanciullo medesimo, a mano a mano che diviene adolescente e uomo.
Se la cooperazione dei genitori con la potenza creatrice di Dio, per dare la vita a un futuro eletto del cielo, è uno dei disegni più ammirabili della Provvidenza per onorare la umanità, la loro cooperazione per formare un cristiano non è ancor più ammirabile? Questa cooperazione è così reale ed efficace, che un autore cattolico ha potuto scrivere un libro delizioso sulle madri dei Santi. Quali genitori degni di questo nome esiterebbero ad apprezzare un così grande onore e a corrispondervi?
Ma anche in voi stessi, o piuttosto innanzi tutto in voi stessi, bisogna che coltiviate le virtù. La vostra missione, la vostra dignità lo esige. Quanto più perfetta e santa è l'anima dei genitori, tanto più delicata e ricca è in ogni caso la educazione che impartiscono ai loro nati. I figli sono « come l'albero piantato in riva all'acqua, che rende alla sua stagione il suo frutto, e non vede avvizzire le sue foglie » (Ps. 1, 3). Ma di qual potere, o diletti sposi, sarà su di essi il vostro costume e tenore di vita, che avranno sotto gli occhi fin dalla loro nascita? Non dimenticate che l'esempio agisce su quelle piccole creature anche prima della età in cui potranno comprendere le lezioni che riceveranno dalle vostre labbra. Ma pur supponendo che Dio supplisca con favori eccezionali al difetto di educazione, come sarebbero veramente virtù del focolare domestico quelle che, mentre fioriscono nel cuore del fanciullo, fossero invece avvizzite o disseccate nel cuore del padre o della madre?
Ora il giardiniere ha un doppio ufficio : mettere la pianta in grado di trar beneficio dalle condizioni esteriori e di non soffrirne; lavorare la terra e la pianta stessa per favorirne la crescenza, il fiorire e il fruttificare.
Perciò voi avete il dovere di preservare il fanciullo, e voi stessi, da tutto ciò che potrebbe mettere in pericolo la vostra vita onesta, cristiana, e quella dei vostri figli, da tutto ciò che potrebbe ottenebrare o scuotere la vostra e la loro fede, offuscare la purezza, la chiarezza, la freschezza delle vostre e delle loro anime. Quanto sono da compiangere coloro che non hanno punto coscienza di questa responsabilità, né considerano il male che fanno a sé stessi e alle innocenti creature, che hanno dato alla luce quaggiù, allorché misconoscono il pericolo di tante imprudenze di letture, di spettacoli, di relazioni, di usanze, quando non si rendono conto che un giorno l'immaginazione, la sensualità faranno rivivere nello spirito e nel cuore dell'adolescente ciò che da piccolo i suoi occhi avevano intravisto, senza comprendere! Preservare non basta: bisogna andare deliberatamente al sole, alla luce, al calore della dottrina di Cristo, cercare la rugiada e la pioggia della sua grazia per riceverne la vita, lo sviluppo, il vigore.
Ma vi è ancora di più. Se non vi fosse stato il peccato originale, Dio avrebbe comandato al padre e alla madre di famiglia, come ai nostri progenitori, di lavorare la terra, di coltivarvi i fiori e i frutti, in guisa però che il lavoro sarebbe stato giocondo, non gravoso, all'uomo (cfr. S. Th. I p. q. 102 a. 3). Ma il peccato, così spesso dimenticato, praticamente o sfrontatamente negato, ha reso il lavoro austero : la natura come la terra domanda di essere lavorata col sudore della fronte: bisogna incessantemente operare, sarchiare, svellere le cattive inclinazioni, i germi viziosi, combattere gl'influssi nocivi; bisogna rimondare, recidere, vale a dire rettificare le deviazioni anche delle migliori tendènze ; bisogna, secondo i casi, stimolare l'inerzia, l'indolenza nella pratica di alcune virtù, frenare o regolare lo slancio naturale, la spontaneità nell'esercizio di altre, affine di assicurare l'armonioso incremento di tutte.
Quest'opera è di tutti gl'istanti della vita; essa si estende al compimento degli altri lavori quotidiani, e dà a questi il solo valore che conta, e insieme la loro bellezza, il loro incanto, il loro profumo. Che il vostro focolare, grazie alle vostre cure, tenda a divenir simile a quello della santa Famiglia di Nazareth, e sia un giardino intimo, ove il Maestro ami di venire a cogliere gigli (cfr. Cant. 6, 1)! Su di esso scenderà, come rugiada, la sua Benedizione fecondante, in pegno della quale vi impartiamo di gran cuore la Nostra paterna Apostolica Benedizione.
*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, V,
Quinto anno di Pontificato, 2 marzo 1943 - 1° marzo 1944, pp. 29-33
Tipografia Poliglotta Vaticana
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