CONCLUSIONE DELLA III SESSIONE DEL CONCILIO VATICANO II
ALLOCUZIONE DEL SANTO PADRE PAOLO VI
Festa della Presentazione di Maria Ss. ma al Tempio
Sabato, 21 novembre 1964
Venerabili Fratelli,
1 Dopo due mesi ridondanti di attività e di lavoro fraterno, rendiamo grazie a Dio per la felice celebrazione di questo Concilio Ecumenico Vaticano II, di cui oggi concludiamo la laboriosa terza Sessione con questa solenne e sacra assemblea. Oh, davvero abbiamo il dovere di esprimere a Dio i nostri animi memori del beneficio e contenti perché ci ha concesso il suo dono particolare di prender parte a questo storico avvenimento, anzi di dargli noi stessi, umilmente e fortunatamente protagonisti, valore, senso e pienezza. Oh, bisogna veramente che intendiamo come rivolte a noi queste parole del Signore: "Beati i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché sentono" (Mt 13,16). Ecco, abbiamo davanti agli occhi della nostra mente la Santa Chiesa di Dio, rappresentata dai Pastori, ai quali si associano i rispettivi greggi; e questa Chiesa per volontà di Dio, all’appello della Nostra voce, si è riunita insieme. Ecco la Gerarchia cattolica, che deve formare e governare il popolo santo di Dio, è convenuta qui in un’unica sede, con un sentimento unanime, un’unica preghiera, una sola fede, una sola carità sulle labbra e nel cuore; ecco questa incomparabile assemblea, che non ci stanchiamo di ammirare, né mai potremo dimenticare, perché aspira alla gloria del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo ed è intenta a rievocare il messaggio altissimo della Rivelazione ed a scrutarne il vero ed intimo significato; ecco persone riunite insieme, aliene come nessun altro dalla ricerca del proprio utile e delle vanità; tese come nessun altro ad offrire testimonianza alla verità divina; uomini certo deboli e non immuni da errori, ma persuasi di poter pronunziare verità che non possono in nessun modo venir messe in discussione o aver fine; uomini, vogliamo dire, figli di questo tempo e di questa terra, ma innalzati sopra il tempo e la terra per caricarsi sulle spalle i pesi dei loro fratelli e condurli alla salvezza spirituale; uomini dotati della volontà di dedicarsi totalmente, infiammati di un amore che è più grande dello stesso animo in cui arde, spinti da un impulso che potrebbe sembrare temerario, ma che è associato alla serena fiducia di saper indagare il senso della vita umana e della storia e di dar loro valore, grandezza, bellezza, unitarietà in Cristo; soltanto in Cristo Signore! Questo suscita meraviglia, Venerabili Fratelli, che siete qui presenti; questo suscita meraviglia, uomini che ci guardate stando fuori. Potremo mai vedere spettacolo più grande, più religioso, più commovente, più solenne?
2 Ma la nostra gioia aumenta se solo riandiamo con la mente, in quest’ultimo momento della Sessione del Concilio che stiamo per concludere, agli argomenti di cui si è discusso e poi definito: è stata sviscerata ed espressa la dottrina sulla Chiesa; è stata così completata l’opera del Concilio Ecumenico Vaticano I che concerne la dottrina; è stato esaminato il mistero della Chiesa ed il piano divino circa le sue principali istituzioni.
3 Ancora una volta diciamo: rendiamo grazie a Dio per questo felice risultato, ed a ragione lasciamo che i nostri cuori siano pervasi di gioia: in avvenire comprenderemo infatti più facilmente la mente divina quanto al mistico Corpo di Cristo, e da questa conoscenza potremo ricavare norme più chiare e più sicure in ordine alla vita della Chiesa e maggiori energie per sostenere i suoi sforzi affinché gli uomini siano condotti alla salvezza, ed una più fondata speranza riguardo al progresso del regno di Cristo nel mondo. Dunque, benediciamo il Signore!
4 Sarebbe lungo riconsiderare il lavoro compiuto, l’impegno pio e severo allo scopo di renderlo pienamente conforme alla verità che è contenuta nei Libri Sacri e all’autentica tradizione della Chiesa; la conseguente fatica affrontata per trovare il senso intimo e la verità fondamentale del diritto costitutivo della Chiesa al fine di distinguere tra ciò che è immutabile e certo e ciò che deriva dai principi per naturale e legittima evoluzione; infine, la cura per mettere nella giusta luce ogni aspetto del mistero della Chiesa, perché fosse esattamente illustrata la vita del Corpo mistico di Cristo in ogni sua parte, in ogni suo compito, in ogni finalità ad esso assegnata.
5 Ma il punto più arduo e memorabile di questa fatica spirituale compiuta è sicuramente quello che verte sulla dottrina dell’Episcopato; perciò Ci sia concesso di dire qualcosa soltanto su questo capitolo, che cosa ne pensiamo .
6 Desideriamo dire solo questo: che Ci è veramente piaciuto che tale dottrina sia stata trattata con una vasta esuberanza di analisi e di discussione, e con non minore acutezza di conclusioni. Era difatti necessario completare il Concilio Ecumenico Vaticano I. Era giunto il momento opportuno: lo esigevano sia il grande incremento che in questi nostri tempi hanno conosciuto gli studi teologici, sia la diffusione della Chiesa Cattolica nel mondo, sia i problemi che nascono dalla pratica quotidiana dell’attività pastorale, proposti per una soluzione alla Chiesa, sia finalmente i desideri di molti Vescovi, che attendevano la precisazione della dottrina che li riguarda. Era anche congruente il sistema adottato per farlo; sicché non esitiamo in nulla - tenendo conto delle spiegazioni che sono state allegate sia per interpretare i termini adottati, sia per la portata teologica da attribuire alla dottrina proposta, secondo la mente del Concilio - non esitiamo affatto, ripetiamo, a promulgare, con l’aiuto di Dio, questa Costituzione sulla Chiesa.
7 La migliore raccomandazione per questa promulgazione appare questa, che con essa non è stata mutata in nessun modo la dottrina tradizionale. Quel che Cristo volle, noi pure lo vogliamo. Quello che era, è rimasto. Quel che durante i secoli la Chiesa ha insegnato, anche noi lo insegniamo. Solamente, ciò che prima era solo contenuto nel modo di vivere, ora è espresso anche con un esplicito insegnamento; ciò che finora era soggetto alla riflessione, alla discussione ed in parte anche alle controversie, ora è stato redatto in una precisa formula dottrinale. Possiamo dunque affermare che per intervento di Dio provvido è scoccata per noi quest’ora luminosissima; un’ora, vogliamo dire, il cui avvento ieri lentamente si avvicinava, il cui fulgore oggi risplende, la cui potenza salutifera domani arricchirà certamente la vita della Chiesa di nuovi progressi nella dottrina, di forze più attive, di più efficienti istituzioni.
8 È bene riflettere anche sull’onore che con questa Costituzione viene tributato al popolo di Dio. Nulla di più lieto può accaderCi che vedere solennemente riconosciuta la dignità di tutti i nostri Fratelli e nostri Figli di cui si compone il popolo santo, giacché tutto il ministero della Gerarchia è rivolto, come al proprio fine, alla sua vocazione, alla sua santificazione, al suo governo, alla sua salvezza eterna. Né ci arreca minore consolazione quello che con questa Costituzione viene dichiarato dei Nostri Fratelli nell’Episcopato. Come godiamo nel vedere che la loro dignità è solennemente messa in luce, esaltato il ministero, riconosciuta la potestà! Quali intensi ringraziamenti rivolgiamo a Dio perché fortunatamente tocca proprio a Noi adornare del dovuto onore la sacra dignità del vostro ministero e la pienezza del vostro sacerdozio e precisare i rapporti che intercorrono tra Noi e voi, Venerabili e amati Fratelli!
9 Abbiamo anche avuto il piacere di notare, non senza un sentimento di pietà, che la funzione primaria, unica, universale che Cristo Signore ha affidato a Pietro e viene trasmessa ai suoi successori - di cui oggi indegnamente sosteniamo l’incarico - questa funzione, dicevamo, viene diffusamente e ripetutamente riconosciuta e le viene reso omaggio nel solenne Documento da Noi appena promulgato. Questo non può non piacerCi; non però per la dignità che a Noi ne deriva, perché Noi non esercitiamo per cupidigia quest’ufficio, ma al contrario lo temiamo; ma più esattamente per l’onore reso alle parole di Cristo, per la riconfermata coerenza con la sacra tradizione e il magistero della Chiesa, e da ultimo per la tutela sancita sia all’unità della Chiesa, sia anche all’azione concorde ed efficace che si deve assolutamente garantire nel governo della Chiesa. Era poi della massima importanza tanto riconoscere apertamente e definitivamente dette prerogative del Sommo Pontificato che risolvere la questione dell’autorità episcopale nella Chiesa; in modo che tale autorità apparisse non contrastare in nulla, ma essere del tutto componibile con la potestà del Vicario di Cristo e Capo del collegio episcopale, secondo il diritto costitutivo della Chiesa.
10 Per questo rapporto stretto e radicato nella sua stessa natura l’Episcopato diviene come un corpo unico, in sé organico, che ha nel Vescovo Successore di San Pietro non una potestà diversa ed estranea, ma il suo capo e quasi il suo centro; dal che Noi siamo pressati ad esaltare con sollecito zelo i vostri diritti insieme ai Nostri e a rallegrarci dei loro ampliamenti, a rivendicare la loro eccellenza ed a curare con la Nostra la loro integrazione e perfezione.
11 Riconoscendo così all’ufficio episcopale il suo pieno valore e la sua efficacia, Ci accorgiamo che aumenta intorno a Noi la comunione nella fede, nella carità, nella responsabilità e nella collaborazione. Nel convalidare ed esaltare la vostra autorità non temiamo affatto che sia diminuita o limitata la Nostra; Noi anzi ci sentiamo più forti per l’unione degli animi per la quale diveniamo fratelli; e comprendiamo anche che Noi ne siamo resi più idonei a reggere la Chiesa universale, perché sappiamo bene che ciascuno di voi aspira a realizzare il medesimo obiettivo; Ci sentiamo infine più fiduciosi negli aiuti di Gesù Cristo, poiché nel suo nome siamo tutti più strettamente solidali tra di noi e desideriamo essere uniti in futuro.
12 Quali effetti avrà nella pratica e nello sviluppo la delucidazione di questa dottrina non è facile ora vederlo; ma non è difficile prevedere che sarà assai feconda di approfondimenti spirituali e di ordinamenti canonici. Il Concilio Ecumenico si concluderà con la prossima quarta Sessione. Per tradurre in pratica i suoi decreti, si dovranno istituire molte Commissioni "postconciliari", per la cui direzione sarà sicuramente necessario che l’Episcopato presti la sua collaborazione. Mossi poi dallo stesso pensiero, per sbrigare gli affari di interesse generale che sono noti come specifici di questo nostro tempo, Noi saremo prontissimi ad eleggere alcuni di voi, Venerabili Fratelli, ad essere chiamati e a deliberare periodicamente, perché non Ci manchi il conforto della vostra presenza, l’aiuto della vostra prudenza e competenza, l’appoggio del vostro consiglio, il consenso della vostra autorità; ciò sarà tanto più utile in quanto la Curia Romana, che deve essere ristrutturata, cosa che sarà accuratamente studiata, potrà giovarsi dell’esperienza dei Pastori delle diocesi; e così porterà i suoi servizi, che già godono di efficienza per la fedele operosità, ad esecuzione e a perfezione per mezzo di Vescovi, oriundi di varie regioni e recanti l’aiuto della loro saggezza e carità.
13 Quanto poi all’organizzazione e alla pratica, la maggior mole di studi e di decisioni comporterà forse qualche difficoltà, per il fatto che il lavoro di gruppo incontra più ostacoli che quello individuale. Ma poiché ciò corrisponde più adeguatamente alla struttura contemporaneamente monarchica e gerarchica della Chiesa e mediante la vostra cooperazione alleggerisce di più le Nostre fatiche, con la prudenza e la carità supereremo le difficoltà collegate a tale più complesso ordinamento del governo ecclesiastico.
14 Noi vogliamo sperare che dalla dottrina sul mistero della Chiesa, che il Concilio Vaticano II ha illustrato e proclamato, deriveranno fin d’ora molti vantaggi agli animi degli uomini, soprattutto dei cattolici, nel senso che tutti i cristiani vedranno più chiaramente delineato e prospettato il vero volto della Sposa di Cristo; vedranno la bellezza della loro madre e loro maestra; vedranno la semplicità e la maestà di questa venerabile istituzione; ne resteranno sorpresi come per un miracolo di fedeltà alla storia, di vita sociale esemplare e di ottima legislazione, come per un segno che denota un continuo progresso, nel quale l’elemento divino e l’umano si fondono insieme, perché di conseguenza si riveli nella comunità degli uomini credenti in Gesù il progetto dell’Incarnazione e della Redenzione; in altri termini, secondo la sentenza di sant’Agostino, si manifesti il Cristo totale, nostro Salvatore.
15 Di tale lietissimo spettacolo esultino con gioia innanzitutto coloro che ricercano unicamente e costantemente la perfezione cristiana; alludiamo ai Religiosi, uomini e donne, che sono i membri migliori, i generosi difensori, i figli carissimi della Chiesa.
16 Ma di simile spettacolo devono rallegrarsi anche quelli dei Nostri Fratelli e Figli che vivono in territori dove tuttora o è completamente negata o è limitata la legittima e doverosa libertà di professare la religione, per cui vanno computati nella Chiesa che dobbiamo chiamare "del silenzio" o "delle lacrime". Anch’essi gioiscano del magnifico insegnamento che illustra la Chiesa, che le sofferenze da essi sopportate e la fede da essi professata stupendamente testimoniano. Chi fa questo acquista la massima gloria, è assimilato cioè a Cristo, vittima della Redenzione umana.
17 Nutriamo anche la speranza che con animo equo e benevolo considereranno questa dottrina della Chiesa i fratelli in Cristo che ancor oggi sono separati da noi. Oh, come vorremmo che la stessa dottrina, integrata dalle spiegazioni contenute nello Schema "sull’Ecumenismo", che questo Concilio ha pure approvato, ecciti i loro animi, quasi come un fermento d’amore, ad ammettere le sue tesi e le sue proposte, in modo che essi siano indotti sempre più alla comunione con noi, e finalmente, per dono di Dio, siano in questo d’accordo con noi. Nel frattempo noi, incitati da questo ammaestramento, con somma delizia delle nostre menti osserviamo che la Chiesa, nell’esporre i lineamenti della propria figura, non restringe affatto, ma ancor più dilata gli spazi della sua carità, né reprime la spinta molteplice di quella che chiamano la sua cattolicità, che sempre progredisce, sempre stimola. A questo punto pensiamo ci sia concesso sia porgere un riverente saluto agli Osservatori presenti, che sono delegati delle Chiese o delle confessioni cristiane separate da Noi, sia la gratitudine per aver voluto assistere alle Congregazioni Conciliari, sia esprimere auguri per il loro benessere.
18 Vorremmo infine che la sacra dottrina della Chiesa illuminasse con qualche riverbero della sua gioiosa luce anche il mondo profano, nel quale essa vive e nei cui confini è compresa; bisogna infatti che essa si presenti come quel segnale innalzato in mezzo ai popoli (Cf. Is 5,26Vlg.) perché tutti siano guidati con sicurezza nel cammino per raggiungere la verità e la vita. Infatti, com’è chiaro a tutti, l’elaborazione di questa dottrina, pur adattandosi fedelmente al severo rigore e al metodo della sacra teologia, che la giustifica e la propone, non trascura però l’umanità; quel genere umano che o confluisce nella Chiesa o causa quei condizionamenti storici e sociali di situazioni e di luoghi nei quali essa adempie la sua divina missione. La Chiesa esiste per l’umanità. La Chiesa non rivendica per sé nessun’altra autorità terrena se non quella che le permette di servire gli uomini ed amarli.
19 Mentre porta a perfezione le sue forme di pensiero e la sua compagine, la santa Chiesa non si stacca dalla norma e dalla consuetudine degli uomini con i quali vive, ma cerca piuttosto di meglio capirli, di condividere le loro angosce e le loro legittime aspirazioni, di sostenere i loro sforzi per ottenere prosperità, libertà e pace.
20 Continueremo agevolmente il discorso intrapreso alla fine del Concilio, quando cioè nella prossima ed ultima Sessione saranno esauriti in tutte le loro parti lo Schema "Sulla libertà religiosa", che soltanto per mancanza di tempo non ha potuto essere esaminato alla fine di questa Sessione, e l’altro Schema "Sulla Chiesa nel mondo contemporaneo" - che sarà come il coronamento del lavoro del Concilio, e che è già stato trattato sommariamente in questa Sessione.
21 Detto questo, prima di mettere fine a queste Nostre parole, un altro proposito carezza soavemente il Nostro pensiero.
22 Venerabili Fratelli, non possiamo cioè fare a meno di volgere il pensiero, con animo sincero e grato, come conviene a figli, anche alla Beatissima Vergine Maria, ossia a colei che volentieri consideriamo protettrice di questo Concilio, testimone delle nostre fatiche, consigliera amabilissima: al celeste patrocinio suo e di San Giuseppe sono state affidate dall’inizio le riunioni del Concilio (AAS 53 (1961), pp. 37s., 211ss; 54 (1962), p. 727).
23 Animati da questo stesso sentimento, l’anno scorso abbiamo onorato la Santa Madre di Dio con ossequio collettivo, convenuti nella Basilica Liberiana per venerare l’immagine cui è stata dato il titolo glorioso di "Salvezza del Popolo Romano".
24 Ma quest’anno l’onore che il Concilio desidera renderle è molto più solenne e significativo: infatti possiamo affermare che con questa Costituzione sulla Chiesa oggi promulgata, il cui capitolo che tratta della Beata Vergine Maria rappresenta come il vertice, la presente Sessione si conclude con un inno incomparabile nel quale si celebrano le lodi della Vergine Madre di Dio.
25 Per la prima volta avviene - e dicendolo siamo profondamente commossi nell’animo - che un Concilio Ecumenico concentra in un’unica e così ampia sintesi la dottrina cattolica sul posto che si deve attribuire alla Beata Vergine Maria nel mistero di Cristo e della Chiesa.
26 Questo collima pienamente con ciò che è stato proposto a questo Concilio, che era cercare di manifestare il volto della santa Chiesa, alla quale la Madre di Dio è intimamente legata e della quale è "la parte più eccelsa, la parte migliore, la parte preminente, la parte più eletta", come qualcuno ha egregiamente affermato (RUPERTO, In Apoc. 1, VII, c. 12: PL 169, 1043).
27 Ma la Chiesa stessa non si compone soltanto della sua struttura gerarchica, della sacra liturgia, dei sacramenti, dei suoi organismi; la sua forza interiore e la sua caratteristica, fonte principale dell’azione con cui santifica gli uomini, stanno nella sua mistica unione con Cristo, la quale unione non possiamo ritenere disgiunta da colei che è la Madre del Verbo Incarnato e che Cristo stesso si associò intimamente per procurare la nostra salvezza.
28 Guardando la Chiesa, dobbiamo dunque contemplare con animo amorevole le meraviglie che Dio ha operato nella sua Santa Madre. E la cognizione della vera dottrina cattolica sulla Beata Vergine Maria sarà sempre un efficace sussidio per capire esattamente il mistero di Cristo e della Chiesa.
29 Ripensando questi stretti rapporti con cui sono collegati tra loro Maria e la Chiesa, che vengono così lucidamente esposti in questa Costituzione del Concilio, esse Ci inducono a ritenere che questo momento è il più solenne e il più opportuno per adempiere il voto cui abbiamo accennato alla fine dell’ultima Sessione e che moltissimi Padri hanno anche fatto proprio, chiedendoci con insistenza che durante questo Concilio fosse dichiarata in termini espliciti la missione materna che la Beata Vergine Maria adempie nel popolo cristiano. Per questo motivo Ci sembra necessario che in questa pubblica seduta enunciamo ufficialmente un titolo con il quale venga onorata la Beata Vergine Maria, che è stato richiesto da varie parti del mondo cattolico ed è a Noi particolarmente caro e gradito, perché con mirabile sintesi esprime la posizione privilegiata che nella Chiesa questo Concilio ha riconosciuto essere propria della Madre di Dio.
30 Perciò a gloria della Beata Vergine e a nostra consolazione dichiariamo Maria Santissima Madre della Chiesa, cioè di tutto il popolo cristiano, sia dei fedeli che dei Pastori, che la chiamano Madre amatissima; e stabiliamo che con questo titolo tutto il popolo cristiano d’ora in poi tributi ancor più onore alla Madre di Dio e le rivolga suppliche.
31 Si tratta di un titolo, Venerabili Fratelli, non certo sconosciuto alla pietà dei cristiani; anzi i fedeli e tutta la Chiesa amano invocare Maria soprattutto con questo appellativo di Madre. Questo nome rientra certamente nel solco della vera devozione a Maria, perché si fonda saldamente sulla dignità di cui Maria è stata insignita in quanto Madre del Verbo di Dio Incarnato.
32 Come infatti la divina Maternità è la causa per cui Maria ha una relazione assolutamente unica con Cristo ed è presente nell’opera dell’umana salvezza realizzata da Cristo, così pure soprattutto dalla divina Maternità fluiscono i rapporti che intercorrono tra Maria e la Chiesa; giacché Maria è la Madre di Cristo, che non appena assunse la natura umana nel suo grembo verginale unì a sé come Capo il suo Corpo mistico, ossia la Chiesa. Dunque Maria, come Madre di Cristo, è da ritenere anche Madre di tutti i fedeli e i Pastori, vale a dire della Chiesa.
33 È questo il motivo per cui noi, benché indegni, benché deboli, alziamo tuttavia gli occhi a lei con animo fiducioso ed accesi dell’amore di figli. Lei che ci ha dato un giorno Gesù, fonte della grazia soprannaturale, non può non rivolgere la sua funzione materna alla Chiesa, specialmente in questo tempo in cui la Sposa di Cristo si avvia a compiere con più alacre zelo la sua missione salutifera.
34 Ad alimentare e confermare ulteriormente questa fiducia Ci inducono quegli strettissimi vincoli che esistono tra questa nostra Madre celeste e l’umanità. Pur essendo stata arricchita da Dio di doni generosissimi e meravigliosi perché fosse Madre degna del Verbo Incarnato, nondimeno Maria ci è vicina. Come noi, anche lei è figlia di Adamo, e perciò nostra sorella per la comune natura umana; per i meriti futuri di Cristo essa fu immune dal peccato originale, ma ai doni divinamente ricevuti aggiunse personalmente l’esempio della sua fede perfetta, tanto da meritare l’elogio evangelico: "Beata te che hai creduto".
35 In questa vita mortale incarnò la forma perfetta del discepolo di Cristo, fu uno specchio di tutte le virtù, e nel suo atteggiamento rispecchiò pienamente quelle beatitudini che furono proclamate da Cristo Gesù. Ne deriva che nell’esplicare la sua vita multiforme e la sua operosa attività tutta la Chiesa prenda dalla Vergine Madre di Dio l’esempio secondo il quale si deve imitare perfettamente Cristo.
36 Dopo aver promulgata ufficialmente la Costituzione sulla Chiesa, alla quale abbiamo dato coronamento dichiarando Maria Madre di tutti i fedeli e Pastori, cioè della Chiesa, confidiamo fermamente che il popolo cristiano invocherà con maggiore speranza e più fervoroso ardore la Beatissima Vergine e le accorderà il culto e l’onore dovuti.
37 Quanto a noi, come, ottemperando all’esortazione del Nostro Predecessore Giovanni XXIII, siamo convenuti la prima volta in questa sede del Concilio "con Maria, la Madre di Gesù", così allo stesso modo ce ne andiamo da questo tempio nel nome santissimo di Maria, la Madre della Chiesa.
38 Per attestare la gratitudine e l’apprezzamento per l’assistenza materna a noi benignamente prestata nel corso di questa Sessione, ciascuno di voi, Venerabili Fratelli, si impegni più decisamente a tenere alto nel popolo cristiano il nome e l’onore di Maria, proponga il suo esempio da imitare nella fede, nella docilità a qualsiasi stimolo della grazia celeste, nel conformare fedelmente la vita ai comandamenti di Cristo e all’impulso della carità, in modo che tutti i fedeli si sentano sempre più fermi nel professare la fede e nel seguire Cristo Gesù, e nello stesso tempo ardano di più intensa carità verso i fratelli, promuovendo l’amore ai poveri, la ricerca della giustizia e la difesa della pace. Come già ammoniva acutamente il grande sant’Ambrogio, "ci sia in ciascuno l’anima di Maria per magnificare il Signore, ci sia in ciascuno lo spirito di Maria per esultare in Dio" (S. AMBROGIO, Exp. in Luc. 2,26: PL 15, 1642).
39 Soprattutto ci auguriamo che sia messo chiaramente in luce questo: che Maria, umile serva del Signore, è tutta in funzione di Dio e di Gesù Cristo, unico nostro Mediatore e Redentore. Desideriamo inoltre che sia accuratamente spiegato di quale natura sia e dove tenda il culto dovuto a Maria, specialmente in quelle regioni dove abitano molti fratelli da noi separati, perché chiunque si trovi fuori dal grembo della Chiesa Cattolica comprenda veramente che la devozione verso la Vergine Madre di Dio non si esaurisce in se stessa, ma è da ritenere un aiuto che per sua natura porta gli uomini a Cristo e li unisce all’Eterno Padre dei cieli, nel vincolo della carità dello Spirito Santo.
40 Mentre con ardente supplica volgiamo l’animo alla Beata Vergine Maria perché benedica il Concilio Ecumenico e la santa Chiesa ed acceleri il giorno sospirato nel quale tutti i seguaci di Gesù Cristo si riuniscano come un tempo, i Nostri occhi si rivolgono a tutto il mondo, che si estende quasi all’infinito; al mondo, vogliamo dire, alla cui considerazione questo Concilio Ecumenico dedica alacri ed amorevolissime attenzioni, e che, non senza una celeste ispirazione, il Nostro Predecessore Pio XII di venerata memoria ha consacrato con solenne rito al Cuore Immacolato di Maria Vergine. Abbiamo creduto giusto commemorare oggi in modo particolare questo santissimo atto di religione. Mossi dallo stesso impulso, abbiamo deciso di mandare una Rosa d’Oro, per mezzo di una Delegazione appositamente costituita, al tempio di Fatima, non solo carissimo al popolo della nobile Nazione Portoghese - che sempre, e specialmente oggi, è da Noi prediletta -, ma già noto e venerato anche presso i fedeli di tutta la comunità cattolica. Con questo gesto anche Noi affidiamo alla celeste tutela di Maria la protezione dell’intera umanità, e le presentiamo le sue difficoltà ed ansietà, le giuste aspirazioni e le ardentissime speranze.
41 O Vergine Maria, Madre di Dio, Madre augustissima della Chiesa, a te raccomandiamo tutta la Chiesa e il Concilio Ecumenico.
42 Tu che con soave appellativo sei invocata "aiuto dei Vescovi", custodisci i sacri Pastori nell’adempiere la loro missione e sii con loro e con i sacerdoti, i religiosi, i fedeli laici, e chiunque li coadiuva nel sostenere le ardue fatiche del loro ministero pastorale.
43 Tu che dal Divin Salvatore tuo Figlio, morente sulla croce, sei stata data in Madre amatissima al discepolo che egli prediligeva, ricordati del popolo cristiano che a te si affida.
44 Ricordati di tutti i tuoi figli; avvalora presso Dio le loro preghiere con il tuo personale prestigio e la tua autorità, conserva integra e costante la loro fede, corrobora la speranza, accendi la carità.
45 Ricordati di quelli che si dibattono nelle tribolazioni, nelle necessità, nei pericoli, e prima di tutto di coloro che soffrono persecuzioni e sono tenuti in catene per la fede cristiana. Ad essi, Vergine Madre, impetra fortezza d’animo ed affretta il sospirato giorno della dovuta libertà.
46 Rivolgi i tuoi benignissimi occhi ai nostri fratelli separati, e degnati di concedere che finalmente ci riuniamo come un tempo, tu che hai generato Cristo, ponte ed artefice di unione tra Dio e gli uomini.
47 O tempio di luce incorrotta e mai oscurata, prega il tuo Figlio Unigenito, dal quale ora abbiamo ottenuto la riconciliazione con il Padre (Cf. Rm 5,11), perché abbia misericordia dei nostri errori, tenga lontano ogni genere di disgregazione, infonda nelle nostre menti la gioia di amare i fratelli.
48 Al tuo Cuore Immacolato, o Vergine Madre di Dio, raccomandiamo tutto il genere umano; conducilo a riconoscere Cristo Gesù, unico e vero Salvatore; preservalo dalle sventure che i peccati attirano e donagli la pace, che si fonda nella verità, nella giustizia, nella libertà e nell’amore.
49 Concedi infine a tutta la Chiesa che, celebrando questo grande Concilio Ecumenico, possa cantare un inno solenne di lode e di ringraziamento al Dio delle misericordie, un inno di gioia e di esultanza perché grandi cose ha fatto per mezzo tuo l’Onnipotente, o clemente, o pia, o dolce Vergine Maria (AAS 56 (1964), pp. 1007-1018).
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